IN PORTOGALLO È FINITA LA PACCHIA PER I PENSIONATI DI LUSSO. CHE FARE ORA? SI CERCANO ALTRI LIDI, MA ALLE CANARIE ALLA FINE SI PAGA QUASI COME IN ITALIA E SE TI PRENDE LA MALINCONIA LÌ È PEGGIO DI UN FESTIVAL DEL FADO. OPPURE SI FAVOLEGGIA DI QUALCHE ALTRA SPONDA IN OCEANIA, MA, INSOMMA, LA DISTANZA DISINCENTIVA ASSAI. LA SCELTA PIÙ SEMPLICE È…

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Giuseppe De Filippi per il Foglio – Estratti

 

PENSIONATI DI LUSSO CANARIE PENSIONATI DI LUSSO CANARIE

Quella sì che era una transumanza, anche nel rispetto di tempo e ritmo dell’antica pastorizia. Sei mesi in Portogallo, a brucare l’erba fiscale più tenera, e sei mesi in Italia, a pascolare tra gli affetti di sempre (quelli onesti, gli altri timbravano il cartellino a Lisbona arrivando in aereo e il giorno dopo fuggivano in macchina). Negli anni tanti erano partiti, attratti dall’accoglienza portoghese, in un paese quasi uguale al nostro al colpo d’occhio, cucina simile, persone gentili, prezzi minori e tasse zero per i pensionati e per chi viveva di altre forme di rendita finanziaria. Ora il fado reciterà però la sua strofa più triste, quella fatta di nostalgia per l’agenzia delle entrate italiana.

 

 

PENSIONATI DI LUSSO CANARIE PENSIONATI DI LUSSO CANARIE

Il governo portoghese di Antonio Costa ha subito le pressioni della parte di opinione pubblica un po’ scocciata per gli effetti indiretti della presenza a Lisbona, Porto e nelle altre maggiori città, di migliaia di pensionati europei attratti dalla meravigliosa, seducente, equivalenza tra lordo e netto, dalla esaltante abolizione delle tasse per chi avesse messo la residenza nel paese, passando almeno sei mesi e un giorno. 

 

(...) Ora si fanno le valige. Sì, girano idee dell’ultima ora, altri lidi, ma alle Canarie alla fine si paga quasi come in Italia e se ti prende la malinconia lì è peggio di un festival del fado. Oppure si favoleggia di qualche altra sponda in Oceania, ma, insomma, la distanza disincentiva assai. La scelta più semplice è tornare e farsi vivi con l’agenzia delle entrate e dare una mano a Giancarlo Giorgetti con quei conti da far tornare e lo spread da tenere a bada.

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