Matteo Indice per “la Stampa”
La svolta all'indagine è venuta con una rogatoria all'Olanda e la richiesta d'incamerare documenti che circoscrivano nero su bianco qual è il giro d' affari di Booking.com in Italia. L'ha inoltrata la Procura di Genova che ha messo sotto inchiesta per la prima volta il colosso dell' e-commerce, accusato di evadere il Fisco del nostro Paese in particolare nel pagamento dell'Iva.
Nel mirino di magistrati e Finanza ci sono le transazioni concluse, tramite l' agenzia di viaggi online, da chi propone case vacanza e non ha appunto una partita Iva. L' imposta, agli occhi degli inquirenti, è dovuta. Ma mentre chi mette a disposizione l' immobile può cavarsela dichiarando il ricavo al netto della commissione corrisposta a Booking, quest' ultimo secondo le accuse dovrebbe saldare proprio l' Iva - e proprio per le commissioni sulla mediazione ottenute dal partner italiano - che altrimenti sfugge all' erario.
L' input agli accertamenti, condotti dal pool reati economici del capoluogo ligure guidato dal procuratore aggiunto Francesco Pinto, è venuto durante l' estate, con l' audizione di centinaia di proprietari di alloggi perlopiù sul mare: una volta interpellati, hanno spiegato con chiarezza che dell' Iva non s' è mai curato nessuno.
L' azienda olandese, alla voce «tasse locali» del sito e nell' area destinata a ragguagliare i collaboratori sui principali dubbi, rimarca che «non applichiamo l'Iva ai nostri partner, ma calcoliamo la commissione sull' importo totale addebitato all' ospite». Soprattutto, laddove restino perplessità sul tema, si rimanda a una consulenza delle «autorità locali» ed è evidente che la materia è considerata di esclusiva competenza italiana, non di chi opera dai Paesi Bassi.
Le altre indagini La stima dei casi portati alla luce fin qui dalle Fiamme Gialle, dà ai pm la certezza che le presunte omissioni nei versamenti superano la soglia fissata dalle recenti riforme del codice per concretizzare la contestazione penale. E però determinante per lo sviluppo dei rilievi si rivelerà l' esito della rogatoria avviata nelle scorse settimane attraverso il ministero della Giustizia, poiché si profila un durissimo scontro giuridico-tributario.
Nell' ultimo triennio era stata la Procura di Milano a coordinare fascicoli di più ampio respiro sull' evasione di altri colossi web, sebbene in tutti i casi fossero nel mirino mancata dichiarazione d' imponibile grazie alla ramificazione di filiali all' estero e carente corresponsione Ires: Apple ha raggiunto un accordo con l' Agenzia delle entrate nel 2015 per 318 milioni, nel 2017 hanno fatto pace con il Fisco Google con 306 milioni e Amazon con 100, nel novembre di quest' anno è stata la volta di Facebook, che ha chiuso la procedura a 106 milioni. I riflettori su Booking erano stati accesi poco prima di Natale pure dall' Antitrust, che ha avviato un' istruttoria focalizzando tre potenziali opacità.
Il faro dell' Antitrust In particolare, l' Autorità garante della concorrenza e del mercato ritiene «non infondata» l' ipotesi che il computo dei costi per il soggiorno nelle diverse strutture non sia completo, e di conseguenza potrebbe risultare alterata la classificazione dalla più economica alla più onerosa. Il terzo nodo riguarda le incertezze sull' utilizzo «a garanzia» del numero di carta di credito inserito da chi prenota: l' azione potrebbe in parte ridurre il plafond mensile dell' utente, senza che questi lo abbia focalizzato in maniera compiuta.
Nata nel 1996 e oggi componente di Booking Holdings Inc., Booking.com applica una commissione media del 15-18% sull' incasso di chi affitta il proprio immobile grazie alla piattaforma Internet, e ha in effetti aumentato di molto le partnership con chi non possiede partita Iva. Ha oggi 17 mila dipendenti e 198 uffici sparsi in 70 Paesi: oltre un milione e mezzo di pernottamenti sono prenotati ogni giorno con la sponda del portale.