Estratto dell'articolo di Andrea Ossino per www.repubblica.it
L’ultimo atto della spy story che incrina i rapporti tra Roma e Mosca passa attraverso due registri che dimostrano come il capitano di fregata Walter Biot abbia avuto a disposizione documenti importanti, almeno secondo gli inquirenti che indagano sull’ufficiale di Marina che ha venduto atti riservati alle spie russe in cambio di 5.000 euro.
I documenti in entrata e quelli in uscita. Ogni atto che transita dalle stanze del terzo reparto dello Stato maggiore della Marina e dall’ufficio Politica militare e pianificazione viene annotato nei registri. E chi riceve o consegna quei documenti è tenuto a firmare in quei fascicoli. Per questo motivo la procura di Roma ha disposto il sequestro di quei registri.
E sfogliandolo si nota che la firma di Walter Biot è presente più volte. “Nell’anno in corso Walter Biot ha prelevato e riconsegnato documentazione come anche risulta dal registro di output del sistema”, si legge negli atti.
Del resto il capitano arrestato lo scorso 30 marzo in un parcheggio della periferia romana, dove stava per consegnare una Microscheda Sd Hc Kingston che conteneva fotografie di atti segreti, lavorava come ufficiale alla sicurezza.
E secondo gli inquirenti l’indagato, adesso trasferito nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, avrebbe anche goduto di un nulla osta di sicurezza che permetterebbe di accedere ai documenti più rilevanti che sono transitati sulla sua scrivania, all’interno dell’ufficio pianificazioni dello Stato Maggiore della Marina.
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