AFFRESCO CON UNA PIZZA RITROVATO A POMPEI.
1. NELLA DOMUS CON LA NATURA MORTA C'ERA ANCHE UN GRANDE FORNO
Estratto dell'articolo di Antonio Ferrari per "la Repubblica"
In quella casa che si apriva sulla via di Nola i proprietari avevano realizzato anche un grande forno, sufficiente per cuocere 50 pani per volta. E, perché no, anche focacce che sembrano pizze, come quella così ben dipinta su un affresco appena scoperto a Pompei, nella Regio IX […] Eccolo, su fondo nero, realizzato sulla parete dell'atrio della casa, la zona di ingresso. Su un vassoio d'argento un'alta coppa dello stesso materiale ricolma di vino rosso.
AFFRESCO CON UNA PIZZA RITROVATO A POMPEI.
[…] l'attenzione è tutta per quel disco di pasta colmo di frutta secca, con un dattero e un fico, e tanti puntini gialli, a richiamare spezie e condimenti. Il pensiero va al libro VII dell'Eneide – spiegano Gabriel Zuchtriegel e Alessandro Russo – con l'arrivo di Enea nel Lazio e la profezia secondo la quale i Troiani avrebbero trovato una nuova patria quando avrebbero mangiato le loro mense, ovvero i “pani sacrificali” ”, il che accade appunto sulle coste laziali.
[…] «Come non pensare alla pizza, piatto povero che dal Sud ha conquistato il mondo? » dice il direttore di Pompei, che lavora per aprire appena possibile l'area alle visite.
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2. QUELLA PIZZA DI 2000 ANNI FA
Estratto dell'articolo di Marino Niola per "la Repubblica"
Non è una pizza come un'altra. Quella raffigurata nell'affresco emerso a Pompei è il fotogramma originario della pizza. L'archetipo di un cibo che è nel nostro Dna. La scoperta degli archeologi sembra proprio un messaggio inviato dal passato, che esibisce il certificato di nascita del cibo più amato del mondo. E attesta che 2000 anni fa il celebre disco di pasta era già di casa in quella che fu la Campania Felix.
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In realtà, l'archeopizza pompeiana ha un doppio valore, materiale e simbolico. Ci fa vedere come era fatta la margherita prima della margherita. […] Un'ortolana d'antan. O un'antenata della vituperata pizza con l'ananas. […] Ma il dipinto della domus pompeiana ha anche un altissimo valore storico.
Perché ci mostra che, allora come adesso, la pizza è insieme contenitore e contenuto. Un hardware gastronomico compatibile con qualsiasi software. Ci si può mettere di tutto, ma rimane sempre lei. Perfino con la frutta tropicale. […] E la testimonianza pompeiana rivela anche la natura solidale e ospitale della pizza, visto che quel vassoio luccicante, con sopra una coppa di vino ed ogni ben di Dio, costituiva la cosiddetta xenía, cioè l'offerta di cibo che si faceva allo straniero (xenos ) come dono di accoglienza.
AFFRESCO CON UNA PIZZA RITROVATO A POMPEI.
[…] Gli stessi ingredienti raffigurati hanno un significato molto profondo. A partire dal vino, che era la bevanda sacra a Dioniso, il dio dell'ospitalità e dello scambio. Per finire ai chicchi di melagrana che era il frutto dell'abbondanza e della fertilità. Insomma, la protocapricciosa ha un forte valore comunicativo. Dice che offre a si costruisce una relazione, si augura un benvenuto, un po' come il benvenuto che noi scriviamo sulle nostre stuoie d'ingresso.
AFFRESCO CON UNA PIZZA RITROVATO A POMPEI.
Ma è anche un modo per segnalare il significato identitario di certi cibi, che si alimentano nello stesso tempo il corpo e l'anima. Fanno bene alla salute delle persone ea quella della collettività. Creano solidarietà e inclusione. Proprio quel che ha sempre fatto la pizza moderna nei luoghi dove è nata. […]
Era quindi un modo di mangiare popolarissimo, democratico, che rifletteva un'immagine da Paese della fama. Ma che non escludeva nessuno, nemmeno i derelitti. Al punto che i pizzaioli avevano inventato forme di welfare alimentare, come la pizza “oggi a otto”. Si mangiava subito e si pagava otto giorni dopo. Insomma, una sorta di credito di sopravvivenza che non si negava a nessuno. Tutto il contrario delle margherite e marinare di oggi, leggerissime impalpabili, choosy. In realtà, ogni tempo si riflette come in uno specchio nella sua pizza che ne riassume sogni e bisogni, gusti e disgusti. Ed è proprio questa capacità di adattamento all'origine della fortuna planetaria di questa icona dell'Italian food. Che, come ci dice la pittura di Pompei, viene da molto lontano.
Addirittura dalle mensae , le schiacciate di grano cotte al forno che i romani e gli antichi popoli mediterranei usavano per poggiarvi sopra i cibi. Da questi piatti commestibili, che in tempi di magra si poteva trasformare in pietanza, come racconta Virgilio nell'Eneide, derivano le nostre pizze gourmet. Nel sottosuolo della Neapolis, la Napoli del quinto secolo avanti Cristo, sono stati trovati dei forni che hanno le dimensioni e la struttura di quelli che vengono ancora oggi costruite dai maestri fornai, depositari di una tecnica collaudata dalla storia.
[…]