Ottavio Cappellani per “la Sicilia”
Ma di tutte quelle nuove abitudini, di tutti quei propositi, di tutte quelle inedite ed esaltanti attività delle quali ci siamo infatuati durante la quarantena forzata che ne sarà? Di quelle passioni – fulminee e per questo vere – che dovevano tracciare una linea definitiva tra il prima e il dopo, rivoluzionando il nostro essere noi stessi verso un’altra edizione della nostra personalità più bella, più profonda, più slow, più consapevole del tempo, più aderente alle nostre intime ispirazioni e aspirazione, di quelle scoperte che solo la vita vissuta con noi stessi, senza, come si dice, il logorìo della vita postmoderna, di tutte quelle faccende che prima non potevamo fare, perché era il mondo che ce lo impediva e alle quali invece ci siamo potuti dedicare anima e corpo, ecco, di tutte queste cose, finita la quarantena, per chiederselo sinceramente e senza falsi alibi, che minchia ne sarà?
Continueremo a farci il pane in casa come le nonne, che è un rituale antico al sapore dei quattro grani, che tuo marito (o tua moglie) ti guarda con rinnovato amore riscoprendoti ancella (o ancello) del focolare domestico?
Continueremo a leggere tutti i classici che non abbiamo letto perché i classici sono classici proprio perché sussurrano all’animo umano tutte quelle cose che nessun altro gli sussurra, e si sa che l’animo umano, se non trova qualcuno che gli sussurra ci resta male e fa la funcia?
lezione di fitness in quarantena a siviglia 1
Impareremo a suonare quello strumento un po’ etnico (è più facile lo strumento etnico e la quarantena dura quaranta giorni, lo dice la parola stessa, se volevo fare il direttore di orchestra mi iscrivevo al conservatorio) perché la musica parla all’anima, ah no scusate, sussurra?
Continueremo a volere ritrovare la nostra forma perduta, riappropriandoci del nostro ritmo vitale grazie allo jogging che uno corre, si mette la musica nelle orecchie, ed entra in una dimensione spazio-temporale che è un tutt’uno con il sudore che espelle le tossine (sono i piccoli colpi di tosse del fiatone) anche se non te ne devi più scappare di casa, con la scusa del ritmo vitale, perché non sopporti più i congiunti?
arnold schwarzenegger fitness in quarantena 2
Continueremo a vederci quei film francoiraniani che non solo non succede niente, ma non si dicono neanche niente, perché si sa, si sa almeno da Michelangelo Antonioni, se non addirittura da Ingmar Bergman, che c’è l’incomunicabilità e filmare un muro per un quarto d’ora è vera arte perché tu non vedi il muro ma la storia di quel muro? E tu quando te la vuoi vedere la storia di un muro se non in quarantena?
Continueremo a fare bricolage perché l’uso delle mani, creare una cosa dal nulla, questa magia demiurgica direi, che prima il tavolo non c’era e adesso c’è il tavolo è una cosa che ti emoziona nel profondo e giuro ti viene da piangere, hai presente un parto, ma come se partorissi un tavolo?
Continueremo infine a scavare dentro noi stessi, in un flusso di coscienza che possa finalmente svelarci quello che ci celiamo, nel senso di celare e non di celiare, e portare finalmente alla luce quell’intimo di noi stessi diventatoci ahimé sconosciuto?
Credo che la risposta sia: ma ‘sta minchia.
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