"CI RUBANO IL LAVORO" - I CAMIONISTI POLACCHI BLOCCANO I LORO COLLEGHI UCRAINI PERCHÉ GLI ROVINANO IL GIRO D'AFFARI: "SE CONTINUANO A FARE COME GLI PARE FALLIAMO TUTTI" - L'ACCUSA DI UNO DEI "PADRONCINI" POLACCHI CHE DETTANO LEGGE AL CONFINE: "PRIMA DELL’INVASIONE RUSSA I CAMION CHE ANDAVANO E VENIVANO DALL’UCRAINA ERANO 160MILA, ORA SONO UN MILIONE, E POSSONO GIRARE L’EUROPA SENZA VINCOLI"

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Estratto dell'articolo di Tonia Mastrobuoni per "La Repubblica"

 

camion bloccati al confine tra polonia e ucraina 4 camion bloccati al confine tra polonia e ucraina 4

Al confine polacco con l’Ucraina sono ormai migliaia i tir nascosti nelle aree di sosta, tormentati dalla tempesta di neve. Accanto al parcheggio di Medyka, un uomo curvo come il pattino di una slitta cerca conforto in due tizzoni incendiati in un barile. Mentre si scalda le mani arrossate, Wojcech Bocian ci spiega perché i contadini polacchi come lui si sono uniti ai camionisti:

 

«Qui falliamo tutti se gli ucraini continuano a fare come gli pare». Presidiano il confine da inizio novembre, fanno passare solo cinque o sette tir ucraini all’ora: «proseguono subito solo quelli che trasportano armi o medicinali», precisa. Gli altri sono costretti ad aspettare. Qualche ora nella migliore delle ipotesi, in genere alcuni giorni, qualcuno addirittura settimane prima di rientrare in Ucraina.

 

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È un fronte drammatico quello del blocco dei confini dei camionisti e contadini. Sembra una prima “rivolta di popolo” contro un regime particolare concesso all’Ucraina devastata dalla guerra. E la rabbia si sta propagando come un fuoco: nelle ultime ore al confine slovacco e a quello ungherese sono comparsi i primi “padroncini” dei bisonti della strada che sbarrano il cammino ai colleghi ucraini.

 

Anche Piotr Bartosz presidia la frontiera: è venuto apposta da Cracovia per aiutare i camionisti. «Sono un imprenditore, ma per anni ho fatto l’autista e so quanto è duro questo lavoro. Se gli ucraini lavorano nell’anarchia, rovinano tutti». La scritta su un cartello giallo alle sue spalle è esplicita: «L’Ucraina lavora senza permessi. Rovinerà i trasporti polacchi».

 

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Piotr cita due numeri per inquadrare la dimensione del dramma: prima dell’invasione russa, i camion che andavano e venivano dall’Ucraina erano rispettivamente 160mila. «Ora sono un milione, e possono girare l’Europa senza i vincoli europei, senza le nostre condizioni - il salario minimo, le ore di riposo, i vincoli sulle merci, eccetera. Insomma, in una sorta di zona franca. Oltretutto, non fanno avanti e indietro con l’Ucraina: una volta in Europa, la girano anche internamente, rosicchiando margini a tutti». [...]

 

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La Commissaria europea Adina Valean ha tuonato che «la Ue non può essere presa in ostaggio con un blocco delle frontiere esterne». La Polonia e gli altri paesi ‘”ribelli” rischiano persino una procedura d’infrazione. E il viceministro dei Trasporti ucraino, Taras Kachka, ha quantificato i danni per Kiev: il blocco di novembre ha ridotto di un quinto le importazioni. E se le proteste continueranno, potrebbero costare l’1% del Pil al Paese m artoriato dalla guerra. La Federazione dei datori di lavoro ucraini ha quantificato i danni in circa 437 milioni di dollari. E teme aumenti dei prezzi dovuti alla scarsità delle importazioni. Ma è solo una parte del danno.

 

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In un gigantesco parcheggio vicino a un altro passaggio di frontiera, Korczova, i camion sono allineati a spina, a perdita d’occhio. Nelle prime settimane bloccavano l’autostrada, ma il sindaco di Przemysl li ha convinti a sgomberarla e ad aspettare nelle piazzole. [...]

 

Roman Vorobiov ne indica alcuni con un dito: «Vede? Questi sono trasporti umanitari. E non li fanno passare. I polacchi mentono». Qualche metro più in là il console ucraino cerca di calmare un paio di “padroncini” infuriati. Invano. Gridano che la merce marcisce, che vogliono tornare a casa, lo accusano di non fare nulla. Minacciano persino lo sciopero della fame. [...]

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