Marco Angelucci per il “Corriere della Sera”
Sono passati quasi quattro mesi dalla notte del 4 gennaio in cui Benno Neumair strangolò i genitori e gettò i loro corpi nell'Adige dal ponte di Ischia Frizzi a Vadena. Ai primi di febbraio, nei pressi di Ora, era emerso il corpo della madre Laura Perselli, ieri il fiume ha restituito anche il cadavere del padre Peter.
L'acqua lo aveva trascinato per oltre 60 chilometri, fino a Trento. Verso mezzogiorno, un giovane a spasso con il cane ha visto qualcosa che galleggiava nell'acqua e ha allertato i Vigili del fuoco che hanno intercettato il cadavere nei pressi del ponte di Ravina a sud di Trento. Dopo mesi passati in acqua, il corpo - senza vestiti - era ormai irriconoscibile, ma la statura e il sesso hanno subito fatto pensare a Peter Neumair.
Decisivo per il riconoscimento è stato l'orologio che Peter aveva al polso, un Casio che la figlia Madè ha riconosciuto da una foto. I pm Igor Secco e Federica Iovene, titolari del caso, hanno comunque disposto l'autopsia e l'esame del Dna per avere la certezza che si tratti di Peter.
«Nella tragedia, finalmente una bella notizia. Ho vissuto mesi di angoscia, ora sì, sono sollevato» ha detto dal carcere Benno parlando con il suo avvocato.
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«Sono stati mesi difficili, non capivo come non fosse stato ancora trovato - ha spiegato il giovane -. Ora mi auguro che attraverso l'indagine cadaverica siano confermate le circostanze sulle modalità che ho già espresso». E il suo legale Flavio Moccia aggiunge: «Questa è la prova che Benno ha detto la verità nel corso degli interrogatori».
Benno aveva raccontato di aver strangolato prima il padre con una corda e poi la madre. A innescare la furia omicida l'ennesimo litigio in casa.
Il fatto che il corpo del padre non fosse ancora riemerso aveva fatto pensare che Benno potesse averlo nascosto altrove, magari sul Renon dove si era recato la mattina dopo l'omicidio dei genitori.
Nonostante le accurate ricerche - per ben due volte è stato svuotato il fiume sospendendo la produzione idroelettrica - il corpo non era saltato fuori. Per i familiari è la fine di un incubo.
«Spero che il corpo di Peter dia le risposte che ancora mancano» dice lo zio di Benno, Gianni Ghirardini che con la moglie Carla Perselli si era rivolto anche a un sensitivo. Attualmente Benno si trova in cella a Bolzano con altri due coetanei accusati anche loro di omicidio.
Presto dovrebbe arrivare l'esito della perizia psichiatrica a cui è stato sottoposto il giovane che in passato aveva avuto problemi psichici tanto che in Germania era stato sottoposto a un ricovero coatto dopo una serie di atti di autolesionismo. Se dovesse essere giudicato incapace di intendere e volere potrebbe cavarsela con una condanna mite.
MARTINA, LA FIDANZATA DI BENNO NEUMAIR
«Abbiamo paura che esca e che torni a fare del male» dice lo zio. Nel frattempo è stata scagionata la ragazza che aveva ospitato Benno la sera del delitto. Martina, commessa in un negozio del centro, aveva inizialmente nascosto i vestiti che Benno indossava la sera dell'omicidio ed era stata indagata per favoreggiamento. Poi però la giovane ha iniziato a collaborare con gli inquirenti e la Procura ha annunciato di voler chiedere l'archiviazione.
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