Emanuela Lauria per La Repubblica
Se non basta il proprio curriculum, viene in soccorso quello dei parenti. E la nomina è nel cassetto. Un' ondata di commenti social, fra il sarcasmo e l' indignazione, ha travolto il caso di Mario Barbagallo, 60 anni, il geriatra che il governo gialloverde ha scelto per la presidenza del Conservatorio di Palermo.
Il docente, già premiato qualche mese fa dalla ministra della Salute Giulia Grillo con una designazione nel Consiglio Superiore di Sanità, stavolta si è preso un incarico decisamente lontano dalla sua area professionale. Per convincere prima il consiglio accademico, che l' ha inserito in una terna di papabili, poi il ministro dell' Istruzione Marco Bussetti, che ha infine firmato l' atto, Barbagallo ha dovuto fare qualche clamorosa digressione sul tradizionale elenco dei titoli. Dopo aver vantato quelli nel campo della medicina, ha dovuto in qualche modo giustificare la mancanza di un' esperienza specifica nella gestione di istituzioni culturali. Così il medico ha pensato bene di ricordare, nel curriculum inviato, che «la famiglia Barbagallo-Sangiorgi è da sempre impegnata nel campo artistico-musicale». Entrando nel dettaglio: «La nonna Maria Sangiorgi era una delle proprietarie del famoso teatro Sangiorgi di Catania dove nel secolo scorso hanno recitato i maggiori artisti italiani». Ma non basta: lo zio del professor Barbagallo, rammenta l' interessato, «era il famoso musicista e compositore Alfredo Sangiorgi, che ha insegnato in diversi conservatori italiani».
Quaranta righe del suo curriculum dedicate alla storia degli antenati. Per dire che sì, insomma, conta la competenza personale, ma ben di più quella familiare. Anche perché, sottolinea ancora il camice bianco, pur non avendo mai diretto un ente musicale, lui è comunque «un appassionato di musica classica e opera lirica e ha assistito a rappresentazioni musicali in molti dei più importanti teatri del mondo». E, si badi, nel dipartimento del Policlinico di Palermo che dirige, Barbagallo segnala di avere «implementato attività di musicoterapia». Tutto ciò non ha suscitato ironia, anzi. È bastato, al ministero dell' Istruzione, per preferire Barbagallo agli altri due concorrenti che invece vantavano competenze specifiche. Uno è Paolo Petrocelli, diplomato in violino a Santa Cecilia, che nel suo curriculum annovera incarichi nei cda del Teatro dell' Opera di Roma, dell' Accademia musicale chigiana di Siena, del conservatorio di Venezia. L' altro contendente era Leonardo Di Franco, già presidente dell' Accademia di Belle arti di Palermo e attualmente vicepresidente della Fondazione Teatro Massimo del capoluogo siciliano. E il consiglio accademico del Conservatorio aveva già scartato altri sette curriculum. Il dubbio è persino banale: vuoi vedere che conta più la vicinanza politica alle forze di governo che il merito specifico?
«Guardi, io non sono iscritto ad alcun partito e non conosco né il ministro Bussetti né il viceministro Fioramonti. Credo sia stata premiata la mia competenza professionale e manageriale, seppure non specifica», taglia corto Barbagallo. Il popolo di Facebook, però, non perdona. E si scatena. Due commenti dal mazzo: «Mio padre era medico, vuoi vedere che mi fanno dirigere un' Asl?». «Mio zio è un pittore, voglio l' Accademia delle belle arti». Il geriatra, davanti a un profluvio di critiche, finisce per chiedere venia: «E va bene, vogliamo dire che è stato un errore citare i miei parenti nel curriculum? Ma l' ho fatto per affetto. Io, in ogni caso, quella nomina la merito».
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