Laura Putti per “la Repubblica”
È il momento di prendere la parola, dicono il giovane scrittore Raphael Glucksmann e il regista Michel Hazanavicius. Abbiamo aspettato, siamo stati ad ascoltare, ci siamo fatti un'opinione su quello che il caso Weinstein ha scatenato. Ma adesso parliamo. We too.
Anche noi. Lo hanno fatto in una lettera aperta pubblicata sul sito di Le nouveau magazine litéraire, il mensile appena fondato sotto la direzione di Glucksmann. La voce di Michel Hazanavicius arriva per telefono dall'aeroporto Charles de Gaulle, poco prima di un imbarco per Los Angeles dove sta andando a conoscere un attore per il suo prossimo film.
«Il primo riflesso è stato dirci: potenzialmente è una rivoluzione, ma non ci deve essere spargimento di sangue. Speriamo che vada avanti, che non si trasformi in una semplice rivolta».
Nella lettera dite che le donne hanno ragione e che voi siete dalla loro parte. Perché ci avete messo tanto tempo?
«Volevamo ascoltare i differenti punti di vista. Non è un dibattito facile e non avevamo bisogno di intervenire subito. Ma dopo la creazione di "Balance ton porc" (denuncia il tuo porco, il #MeToo francese, ndr) abbiamo capito che non ci riconoscevamo in quel tipo di uomo, che non ci sentivamo porci.
Non siamo tutti uguali, e vogliamo affermarlo: non tutti gli uomini sono dominatori. Non vogliamo usare la nostra libertà di sedurre e di flirtare quando si inscrive in una situazione di dominio dell' uomo sulla donna. In Francia muoiono tre o quattro donne al giorno per percosse subite da uomini. Non sono più semplici fatti di cronaca. Sono il sintomo di altro. Anche a questo pensiamo».
Il suo Oscar "The artist" (2011) è stato distributo negli Stati Uniti da Harvey Weinstein. Che ricordo ha di lui?
«Non abbiamo avuto molti contatti personali. Un distributore non è come un produttore. Lo ricordo come un uomo brusco. Diretto. Ma questo non vuol dire che tutti gli uomini bruschi siano potenziali molestatori sessuali. Non ho mai saputo, mai sospettato. E quando, nell'ottobre scorso, tutta la stampa francese mi ha chiamato per avere un'opinione su di lui, sono davvero rimasto a bocca aperta».
scarlett johansson e woody allen 3
Che cosa pensa delle accuse a Woody Allen?
«Penso che esista uno stato di diritto e che vada rispettato. Dalle accuse di molestie su una delle sue figlie Woody Allen era già stato prosciolto molti anni fa. È innocente secondo la legge. Quindi il problema per me non si pone. E comunque separo l'artista dall' uomo. L'uomo non mi interessa. L'artista Allen è un genio, è il suo cinema che mi interessa. Se dovessimo mettere in comune l'uomo con l' artista, Céline non dovrebbe mai più essere letto, né un quadro di Caravaggio, ammirato».
Guardando al futuro: senza gli eccessi degli Stati Uniti con la caccia all' uomo e il ritorno del puritanesimo, come può la nostra società, l' Europa, reagire a questa situazione?
«Con l' educazione. Ridisegnando valori. Riaprendo il dibattito in maniera civile. Quello del potere dell' uomo sulla donna è un discorso millenario, è arrivato il momento di risolverlo.
"La parola è cosa di uomini" è scritto nell'"Odissea".
«Appunto. Basta con il silenzio delle donne. Ora finalmente parlano, denunciano, e noi saremo solidali al loro fianco. La lotta deve essere comune. Non deve essere, come mi sembra in certi casi, donne contro uomini, e viceversa. Dobbiamo essere insieme per un diritto comune, per la possibilità di amare e sedurre tra esseri umani, senza discriminazioni di genere. Se usciranno dalla loro posizione di vittime, le donne potranno aiutarsi. Non ci sarà più la debole e la più forte. Tutte uguali, con uguale diritto di parola».
Oltre a un' amicizia, Glucksmann e lei avete in comune la relazione con due donne forti: lui la giornalista Léa Salamé e lei l' attrice Bérénice Bejo. Un tipico caso di seduzione tra regista e attrice?
«Direi di no. Ci siamo messi insieme ben dopo la fine delle riprese di The artist ».
Bérénice Bejo, oggi sua moglie, le ha mai raccontato di aver ricevuto molestie sessuali?
«Mi ha raccontato di essersi trovata in situazioni delicate dalle quali è riuscita a uscire senza danni. Ad altre come lei è andata peggio».
Sul set il regista è re. Tutto è nelle sue mani. Il suo potere di seduzione è immenso. È mai stato tentato di approfittarne?
«Mai. Né negli ultimi tempi - perché sono molto molto innamorato di mia moglie - né prima dell' incontro con lei. Non ho mai toccato un' attrice. Mai. Su nessuno dei miei set. Faccio, anzi, molta attenzione. Preferisco stabilire da subito una specie di "camaraderie" con gli attori maschi, un' amicizia spesso chiassosa, goliardica. Quando giro un film devo essere attratto dai miei attori, devo amarli, sono i miei oggetti del desiderio. Ma conoscendo l' ambiguità che si crea sempre tra un uomo e una donna, dalle attrici mi tengo alla larga».
Se riconosce il suo desiderio, nel caso di un film, riconosce anche il suo potere di esercitarlo?
«Il potere deve essere unito alla morale. Tutti i tipi di potere.
Sempre. Altrimenti sappiamo come va a finire».