Francesca De Martino per “il Messaggero”
Duecento chiamate al giorno, messaggi su ogni social network, email con frasi di minaccia, appostamenti sotto casa. Erano questi i metodi impiegati da un 58enne genovese, residente a Roma, per perseguitare una donna. Dal momento che la vittima aveva respinto ogni sua avance l'uomo aveva deciso di darle ancora maggiore tormento, così da renderle la quotidianità invivibile. Per l'uomo, il giugno scorso, il pubblico ministero Eleonora Fini ha chiesto il rinvio a giudizio per stalking.
I SOCIAL NETWORK Le caselle di posta dei profili Facebook, Instagram e LinkedIn di una 41enne romana, da giugno a novembre del 2020, erano ormai diventate ingestibili: un continuo ricevere notifiche. E nella stessa condizione era la posta elettronica. La sua vita sociale e le sue abitudini lavorative erano cambiate dalla presenza ingombrante del 58enne.
I programmi della donna mutavano in base al contenuto dei messaggi che riceveva da lui sui social. Era sempre lo stesso che, alle risposte mancate, insisteva nell'assillarla con ulteriori domande o semplici frasi pur di ricevere una sua risposta. All'inizio si presentava come il migliore confidente, la persona capace di capire cosa le passasse per la testa tanto da essere in grado di aiutarla a risolvere i suoi problemi.
«Sei riuscita a risolvere finalmente tutti i tuoi problemi? - le scriveva il 58enne, a settembre 2020, in una delle numerose email - Mi auguro di sì perché rappresentavano per te una fonte enorme di ansia e di frustrazione. Comunque ricorda che questo è solo l'inizio e che il meglio deve ancora venire. Domani sarà un giorno migliore, vedrai! Forza e coraggio e molta pazienza, mi raccomando!».
Poi, però, ai messaggi e alle email galanti, senza riscontri, l'uomo passava alle chiamate al cellulare personale e del lavoro. Duecento telefonate al giorno. E non faceva distinzione tra mattina e sera. Prima con il suo numero personale e poi, quando la 41enne gli aveva bloccato le utenze, continuava a tartassarla di squilli con l'anonimo. Il telefono della vittima era un continuo illuminarsi, anche di notte fonda. L'unico scopo del 58enne era condizionare la vita della vittima, tanta era la delusione per quell'amore non ricambiato con tanta indifferenza.
LE MINACCE «Ti ammazzo, farai una brutta fine, ti distruggo, non meriti di vivere», queste le minacce che ogni giorno la donna riceveva. Lo aveva bloccato sui social network, ma ogni tentativo di eliminarlo dalla sua vita era inutile. Continuavano ad arrivarle email in cui il 58enne la sminuiva: «Sei una donna sola e insoddisfatta nella vita e nel lavoro, piena di complessi e insicurezze, ma anche opportunista e profittatrice».
Quando usciva di casa, non lo faceva mai da sola per paura di ritrovarselo davanti al portone del palazzo. L'uomo sapeva della vita privata della sua vittima, era a conoscenza dei suoi programmi giornalieri ed era riuscito a sapere anche della sua vacanza in Sicilia.
GLI APPOSTAMENTI Negli ultimi mesi prima della querela sporta dalla 41enne, l'uomo aveva iniziato a presentarsi sotto casa citofonando più volte, anche di notte. Voleva incontrarla per forza, cercare a tutti i costi un confronto dal vivo. Era ormai conosciuto dall'intero condominio. Al citofono le urlava di non avere paura di nulla: «Chiama la polizia, tanto so dove abiti e prima o poi riuscirò a parlarti», le diceva. In altre occasioni si appostava sotto casa con la sua auto e suonava il clacson per segnalarle la sua presenza e la minacciava finché non sarebbe riuscito a convincerla a trascorrere una serata insieme.
Per la procura, il 58enne avrebbe «molestato, ingiuriato, e minacciato anche di morte la parte offesa in modo da cagionarle il fondato timore per la propria incolumità costringendola - si legge dagli atti - ad alterare le proprie abitudini di vita, evitando di restare da sola durante gli spostamenti per il timore di essere aggredita, mutando gli orari di uscita e di rientro a casa, ed evitando di rispondere a telefonate provenienti da numeri che non erano registrati nella sua rubrica telefonica per evitare di ricevere telefonate, creandole così numerosi disagi a livello lavorativo».