Maurizio De Giovanni per il “Corriere della Sera”
La prima, doverosa premessa è che magari non è vero niente. Perché siamo nella fase scivolosa e sdrucciolevole della costruzione dell'impianto accusatorio, quando cioè la procura ipotizza una soluzione che renda coerenti gli elementi che l'indagine ha messo a disposizione, che unisca cioè i puntini con le linee; e questa fase fa presa su noi che osserviamo dall'esterno, tanto più se la suddetta ipotesi apre una porta sul ribollire di passioni e sentimenti sanguinosi di quell'ambiente infernale che diventa talvolta la famiglia italiana.
Ma proviamo a immaginare, ed è un puro esercizio intellettuale, perché la concreta e poco divertente battaglia tra periti di parte, avvocati, magistrati, testimoni e consulenti, una piccola guerra di garanzia fatta di carte bollate e incidenti probatori, durerà probabilmente anni fino a esprimere un definitivo giudizio comunque opinabile, che l'impianto sia veritiero e che effettivamente sia accaduto quello che il magistrato ipotizza.
E che cioè Laura Ziliani, che ci sorride dalla cima di una montagna nella foto proposta un po' dovunque, vigilessa e trekker, vedova e madre, imprenditrice agiata, sia stata uccisa da un piccolo determinato gruppo di assassini formato dalle due figlie e dal fidanzato della maggiore. Un'ipotesi, certo: ma molto fondata, l'unica che spiegherebbe tutto quello che a oggi si sa del doloroso evento. Che questa storia sia particolarmente inquietante non c'è dubbio. Ma esattamente qual è il motivo dell'inquietudine che genera?
Perché, diciamocelo chiaro, abbiamo visto di peggio: Pietro Maso, per esempio, o Erika e Omar, per restare nel poco piacevole ambito degli uccisori dei genitori, e anche più di recente Benno Neumair a Bolzano hanno coinvolto la cosiddetta opinione pubblica inducendo quell'orrore che lascia senza commenti. Qui però c'è qualcosa di diverso; qui non c'è l'impulso, l'esplosione di violenza, l'incontrollabile rabbia.
Qui, se è vero quello che immaginano gli investigatori, c'è una pianificazione concertata e una messa in scena che sa quasi di orribile gioco di ruolo, una lucida e consapevole alternanza di recitazioni perfette e di indizi sbagliati seminati ad arte, una capacità sinistra di depistare e di sviare che non ha eguali in alcun precedente.
una delle figlie di laura ziliani
Dalla conservazione del corpo per tre mesi in un luogo che ne evitasse la decomposizione al lasciare una scarpa su un sentiero per far pensare a un incidente, da lacrime e appelli accorati davanti alle telecamere all'esibizione agli amici di una torta per la festa della mamma preparata successivamente alla morte della Ziliani, dalla scelta del tranquillante per addormentare e probabilmente soffocare nel sonno la donna alle parole lasciate cadere in conversazioni consapevolmente intercettate, dalla finta instancabile ricerca al far ritrovare il cadavere in un luogo compatibile con l'incidente il quadro che emerge con chiarezza è quello di un freddo complotto teso a eliminare quella che era vista come un ostacolo tra i tre e il patrimonio che ambivano a gestire.
Tutto preparato, tutto costruito, nulla lasciato al caso tranne la conoscenza degli strumenti scientifici a supporto dell'indagine: che alla fine li hanno traditi. Tutto concepito in quel luogo caldo e sicuro che è la famiglia, dove tutti ci rifugiamo a fine giornata nella convinzione che, una volta chiusa la porta alle nostre spalle, i pericoli siano ben lontani e che ancora una volta ce l'abbiamo fatta. E invece.
laura ziliani 1 MIRTO MILANI, IL FIDANZATO DELLA FIGLIA MAGGIORE DI LAURA ZILIANI laura ziliani laura ziliani 5 cadavere trovato in val camonica laura ziliani LAURA ZILIANI 19 laura ziliani 6 laura ziliani 3