1 - SOLDI, VIAGGI, GIOIELLI «COSÌ L'IMPRENDITORE CORROMPEVA L'EX CONSIGLIERE CSM»
Ilaria Sacchettoni per il "Corriere della sera"
Indagato per corruzione, l'ex presidente dell' Associazione nazionale magistrati (Anm) e già membro del Csm Luca Palamara è stato perquisito a casa e in ufficio e interrogato ieri dai pm di Perugia. È sotto accusa per aver accettato soldi e regali dall' imprenditore Fabrizio Centofanti al centro di un'inchiesta per corruzione e compravendita delle sentenze al Consiglio di Stato, assieme agli avvocati Pietro Amara e Giuseppe Calafiore.
In cambio di quei vantaggi Palamara si sarebbe messo a disposizione degli indagati «favorendo (da membro del Csm, ndr ) nomine di capi degli uffici cui erano interessati Amara e Calafiore» come ad esempio la Procura di Gela.
Nella giornata più complicata per i pm capitolini, affiorano i nomi di altri due indagati dai magistrati della Procura guidata da Luigi De Ficchy: sono il collega di Palamara a Roma, Stefano Rocco Fava e il consigliere del Csm Luigi Spina. L'uno e l'altro avrebbero contribuito a informare l'ex presidente dell'Anm sull' inchiesta in corso, rivelando dettagli cruciali e ovviamente riservati.
A Spina si contesta di avergli rivelato l'esistenza dell' inchiesta a suo carico dopo la comunicazione arrivata al Csm, con i nomi degli altri soggetti coinvolti «e a particolari emergenti da alcune intercettazioni». Quanto a Fava, «rispondendo alle plurime e incalzanti sollecitazioni (di Palamara, ndr ) gli rivelava come gli inquirenti fossero giunti a lui specificandogli che gli accertamenti erano partiti dalle carte di credito di Centofanti e si erano estesi alle verifiche dei pernottamenti negli alberghi».
Di tutte queste informazioni Fava era in possesso in quanto pm titolare dell' inchiesta su Centofanti e soci. Ed è proprio indagando su quei pernottamenti che i finanzieri del Gico hanno trovato elementi a sostegno della presunta corruzione di Palamara: «Viaggi e vacanze (una anche a Dubai, ndr ) a suo beneficio e a beneficio di familiari e conoscenti ed anche un anello non meglio individuato del valore pari a euro 2 mila in favore dell'amica Adele Attisani». Non solo. Palamara avrebbe ricevuto 40 mila euro per facilitare la nomina a procuratore capo di Gela di Giancarlo Longo, il magistrato che fu arrestato per ordine dei giudici di Messina con l'accusa di corruzione.
Palamara era stato convocato a Perugia per il 7 giugno, ma ieri, accompagnato dagli avvocati Mariano e Benedetto Buratti, si è presentato nella caserma della Guardia di Finanza per essere interrogato. Oltre cinque ore domande dei pm Gemma Miliani e Mario Formisano, ma proseguirà oggi. Ma intanto ha detto: «I veleni della Procura di Roma si stanno abbattendo sulla mia persona per scalfirne moralità e dignità. Sto chiarendo punto per punto fatti che attengono alla mia sfera intima e privata».
Agli investigatori ha consegnato «una serie di ricevute e altre posso portarne per dimostrare che non ho preso soldi, né ho fatto favori». E sulle nomine si difende: «Chiunque conosce le dinamiche del Consiglio sa benissimo che trattandosi di un organo collegiale le decisioni non vengono prese da uno solo. Non ho mai avuto nessun tipo di rapporti con Amara e Calafiore, mentre ho specificato modalità e circostanze della mia amicizia con Centofanti».
2 - QUEGLI INCONTRI CON I PARLAMENTARI E LA VENDETTA CONTRO PIGNATONE
Giovanni Bianconi e Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della sera"
Sono condensati in alcuni incontri di poche settimane fa, tra il 7 e il 16 maggio, i presunti reati e le manovre consumate dal pubblico ministero romano Luca Palamara - indagato per corruzione - e il componente togato del Consiglio superiore della magistratura Luigi Spina, accusato di violazione di segreto e favoreggiamento. Un collega che i pm di Perugia titolari dell'inchiesta definiscono vicino a Palamara non solo «per interessi legati al mondo della magistratura, come le nomine dei procuratori della Repubblica di sedi vacanti, ma anche per un sottostante rapporto di natura personale e frequentazioni anche al di fuori dell' ambito "professionale"».
Frequentazioni talvolta allargate ai deputati del Pd Cosimo Ferri (giudice e leader ombra della corrente di Magistratura indipendente) e Luca Lotti, ex sottosegretario a Palazzo Chigi durante il governo Renzi. Incontri intercettati dagli investigatori della Guardia di Finanza nei quali Palamara - ex presidente dell' Associazione magistrati ed esponente di gruppo Unità per la Costituzione, lo stesso gruppo di Spina - avrebbe rivendicato un proprio ruolo nell' operazione per portare l'attuale procuratore generale di Firenze Marcello Viola alla guida della Procura di Roma.
Ma la successione dell' ex procuratore Giuseppe Pignatone non sarebbe l'unica che Palamara avrebbe voluto telecomandare. Secondo la ricostruzione dell' accusa era interessato anche alla Procura di Perugia, dove c'è l'indagine a suo carico e che da domani sarà libera con il pensionamento del' attuale capo, Luigi De Ficchy. Palamara, accusano i pm, cercava un capo «sensibile alla sua posizione procedimentale e all'apertura di un procedimento fondato sulle carte che Fava era intenzionato a trasmettere a tale ufficio».
Il 7 maggio dice a un collega: «Ma io non c'ho nessuno a Perugia, zero». Insieme fanno l'elenco dei candidati, l'altro lo invita a sostenerne uno che lui conosce, e Palamara chiede: «Chi glielo dice che deve fà quella cosa lì?... Deve aprire un procedimento penale su Ielo...cioè stamo a parlà de questo... non lo farà mai». Paolo Ielo è il procuratore aggiunto di Roma che insieme a Pignatone aveva inviato a Perugia gli atti da cui è nata l’indagine su Palamara. In un esposto al Csm il pm romano Stefano Fava li ha accusati di aver compiuto irregolarità nella gestione di alcuni fascicoli.
Proprio il 7 maggio Spina rivela a Palamara l'esistenza di quel dossier. Nasce da lì, secondo i pm umbri, il «forte interesse di Palamara a gettare discredito sull'operato dei magistrati che riteneva responsabili dell'avvio delle indagini», utilizzando l'esposto di Fava. Palamara quasi lo confessa a Spina: «Un angelo custode ce l'ho, io... sei spuntato te, m'è spuntato Stefano (Fava, ndr ) che è il mio amico storico», e il collega conferma: «Ma è spuntato Stefano, adesso si va fino in fondo...».
Da un incontro del 16 maggio «si ricava la consegna di carte da Fava a Palamara finalizzate a recare discredito a Ielo», e lo stesso giorno Spina gli dice: «C'avrai la tua rivincita perché si vedrà che chi ti sta fottendo forse sarà lui a doversi difendere a Perugia per altre cose, perché noi a Fava lo chiamiamo». Palamara replica: «No, adesso lo devi chiamare altrimenti mi metto a fare il matto».
La settimana precedente, il 9 maggio, Palamara e Spina si vedono con i deputati Ferri e Lotti (quest' ultimo imputato di favoreggiamento nel caso Consip dopo la richiesta di rinvio a giudizio firmata da Pignatone, Ielo e dal sostituto procuratore Mario Palazzi); nell'occasione Spina rivela che «all' esposto di Fava è allegato un cd che sarebbe secretato». Quel giorno l'ex presidente dell'Anm e componente del Csm fino al settembre scorso si mostra già consapevole dell' indagine a suo carico, e dice a Lotti: «Perché quel c.... che m' hanno combinato a Perugia ancora nemmeno si sa».
Qualcosa ha cominciato a sapere il 16 maggio, quando Fava «gli rivelava, rispondendo alle sue plurime e incalzanti sollecitazioni, come gli inquirenti fossero giunti a lui, specificandogli che gli accertamenti erano partiti "dalle carte di credito" di Fabrizio Centofanti, e si erano estesi alle verifiche dei pernottamenti negli alberghi».
Si tratta dei viaggi e di altri favori che - secondo le verifiche della Finanza - sarebbero stati pagati da Centofanti, imprenditore arrestato a febbraio 2018 insieme agli avvocati siciliani Piero Amara e Giuseppe Calafiore per reati legati alla corruzione giudiziaria. Tra i regali contestati ci sono un anello del valore di 2.000 euro per un' amica di Palamara, Adele Attisani che dava indicazioni: «Io non lo so se voglio il solitario... io volevo una cosa più... sottile»; il pagamento di loro soggiorni in hotel a San Casciano dei Bagni, Favignana e Dubai (cinque giorni comprensivi di viaggio) tra il 2016 e il 2017; vacanze a Madonna di Campiglio per il magistrato e i suoi familiari, e per la sorella Emanuela.
Secondo l' ex pm di Siracusa Giancarlo Longo (5 anni di pena patteggiati per corruzione) Calafiore e Amara avrebbero anche pagato 40.000 euro «a beneficio di Palamara» per far nominare Longo procuratore di Gela. Calafiore, che ha patteggiato la pena dopo aver collaborato con i pm, smentisce quel versamento. Inoltre Longo non ha ottenuto l'incarico.
I pm di Perugia ritengono che l'ex consigliere possa aver avuto un ruolo anche nella sezione disciplinare del Csm, quando fu rigettata la richiesta di archiviazione in un procedimento nei confronti dell' ex pm di Siracusa Marco Bisogni, osteggiato da Amara e Calafiore. Tra le carte sequestrate a Centofanti c' erano atti giudiziari e ministeriali su processi che contrapponevano quel pm ai soliti avvocati, Longo, intercettato, commentava: «Intanto adesso se ne va a giudizio al Csm... c' è Palamara, e secondo me lo condanna». Bisogni invece fu assolto, ma il giorno della sentenza Palamara non era nel collegio giudicante.