Lorenzo Soria per “la Stampa”
Sui red carpet, intervistati e intervistatori si parlano chiusi in goffi gusci di plexiglas a forma di uovo. Nelle sale cinematografiche ci si siede a scacchiera e i bagni hanno porte scorrevoli automatiche rigorosamente senza maniglie. E sui set, basta con colazioni e cene comuni: ognuno mangia da solo a tempi prefissati.
Da quando il Covid-19 ha scardinato le nostre vita, spesso abbiamo la sensazione di vivere in un film di fantascienza.
E mentre la California e Hollywood contemplano il ritorno al lavoro dopo mesi di paralisi, capi degli studios, stelle, stilisti, registi, sceneggiatori, falegnami che costruiscono i set e centinaia di migliaia di persone che lavorano in produzione cominciano ad accettare che niente tornerà a essere come prima.
Febbraio, tre mesi fa, sembra appartenere a un' altra era geologica e allora a Hollywood andava tutto a gonfie vele. In cantiere ben 500 tra serie e show televisivi, un numero mai visto. Gli studios cinematografici si apprestavano a dare gli ultimi ritocchi ai loro filmoni estivi, da Wonder Woman 1984 a Black Widow, dall' ultimo The Fast and The Furious al nuovo Bond. Ma da marzo si è fermato tutto. E anche se la California sta addolcendo le norme del lockdown, sarà difficile tornare a girare prima di agosto. Anche perché nessuna compagnia è disposta ad assicurare le produzioni e chi lavora dovrà firmare un foglio nel quale dichiara che - dovesse mai tornare il virus - la casa produttrice non è legalmente responsabile.
Ci saranno altre complicazioni, che costeranno tempo e soldi. Prima di entrare in un set tutti dovranno essere testati e sottoposti a misurazione della febbre. Finita l' era in cui si scambiavano martelli, cacciaviti e anche cineprese: ognuno avrà i suoi. E non si sa ancora se l' obbligo di maschere e guanti varrà anche per le star. Il Covid, poi, avrà un impatto anche sui contenuti. Pochi vogliono viaggiare in location esotiche, quindi tutto va ricostruito. Via anche le scene che prevedono grandi folle.
C' è dell' altro. Mantenere le distanze sociali potrebbe diventare parte delle nostre vite per anni e produttori e capi degli studios devono ora domandarsi se sarà appropriato mostrare scene in cui i protagonisti si stringono in una tavolata o entrano in un club affollato.
Una volta finite le riprese, seguendo questi nuovi parametri, si pone il problema della distribuzione nelle sale cinematografiche. A parte la Warner, che assicura in mezzo a molto scetticismo che non cambierà la data di uscita di Tenet di Christopher Nolan il 17 luglio e di Wonder Woman 1984 il 14 agosto, tutti gli altri filmoni estivi sono in attesa di una data di lancio. Le sale aperte con i grossi film che fanno miliardi saranno un segno di ritorno alla normalità, ma anche qui sarà diverso. Per tenere le distanze fisiche, saremo tutti seduti a scacchiera, con nessuno al fianco o subito dietro o davanti. E saremo sempre distratti da uscieri in maschera e guanti che puliscono le poltrone e altre superfici con panni di micro-fibra.
Il ritorno dei film ad alto budget nelle sale verrà accompagnato da un altro rituale hollywoodiano: la «premiere», con tanto di tappeti rossi, paparazzi, e interviste. Ma spariranno le folle sulle transenne che urlano i nomi dei divi del cuore e le scene di giubilo campeggerano su grossi schermi Led. Si taglierà il numero di stilisti, fotografi, membri del entourage dei divi. I giornalisti, come detto, verranno incastonati in mega-pod di plexiglas. Abbonderanno però i medici anche per verificare, per i più fortunati, i loro certificati di immunità.
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