Alessandra Coppola per “il Corriere della sera”
Sono le 7.30 di mercoledì mattina quando Amsterdam, che credeva di essere in Olanda, si risveglia nella Colombia degli anni Ottanta. L' avvocato Derk Wiersum saluta i figli, esce di casa, fa pochi passi e cade riverso sul vialetto, colpito da un ragazzino incappucciato - 16, massimo vent' anni - che dopo aver sparato fugge a piedi.
«Sono scioccato - dice al telefono Wouter Laumans, autore già nel 2014 di Mocro Maffia , libro-inchiesta e poi serie tv -. Derk era semplicemente uno che faceva il suo lavoro. L'avevo incrociato più volte in tribunale». Il suo lavoro, però, riguardava la difesa di Nabil Bakkali, principale «pentito» al processo del momento: 5 omicidi tra il 2015 e il 2017; 16 imputati tra cui due latitanti considerati «pericolosi». All' annuncio della collaborazione con la giustizia, un anno fa, il fratello di Bakkali era stato assassinato; cionondimeno il ragazzo aveva affidato al legale 1.500 pagine di dichiarazioni contro la gang. Distillato della guerra per il narcotraffico che dilaga esattamente in questa porzione di Europa.
Un rapporto di «InSightCrime» indicava a gennaio che i sequestri di cocaina tra il porti di Rotterdam e di Anversa (appena oltre la frontiera belga) sono aumentati di oltre un quarto nell' arco di un anno, fino a raggiungere le 73 mila tonnellate: segnale di una moltiplicazione degli «sbarchi» dall' America Latina (la stima è di 200 mila tonnellate dal valore di 5 miliardi di euro).
Gli inquirenti hanno di recente rintracciato una nuova rotta che collega direttamente la città brasiliana di Santos alla costa olandese. È lo stesso sindacato di polizia ad aver coniato per i Paesi Bassi la definizione di «narco-Stato».
Tanta droga, stoccata tra questi canali come se fosse un gigantesco hub clandestino; distribuita per il resto del continente grazie a un sistema di assistenza logistica e finanziaria che è nato per il commercio legale, ma che si è rivelato perfetto, a maggior ragione, per quello «sotterraneo». In un clima generale di fiducia ai confini con l' ingenuità.
Tanti soldi, che inevitabilmente hanno attirato interessi più o meno organizzati.
I vecchi banditi olandesi, specializzati nella produzione di droghe sintetiche; le mafie intercontinentali, dalla 'ndrangheta calabrese ai turchi. Ma anche, sempre di più, un giovane crimine locale, figlio delle Antille olandesi e dell' immigrazione dal Marocco, ormai da tempo uscito allo scoperto.
Macchine di grossa cilindrata, musica a tutto volume, AK47 e omicidi tra la folla: non è la prima volta che si spara platealmente ad Amsterdam.
L' inchiesta di Laumans era cominciata nel 2012 con la guerra tra bande innescata dal furto di una grossa partita di cocaina, almeno 16 morti tra Olanda, Belgio e Spagna; agguati all' uscita dei bar dove si fumano narghilè; teste decapitate rinvenute nei bagagliai; un clamoroso scambio di persona: un ignaro trentenne che guidava lo stesso modello di automobile del bersaglio prestabilito.
E poi ancora altre vittime. Appena qualche ora prima dell' avvocato, nella notte tra martedì e mercoledì, due uomini in motorino hanno affiancato l' auto del calciatore Kelvin Maynard e l' hanno ucciso a colpi di pistola. Originario del Suriname, 32 anni, aveva giocato nel campionato nazionale e in quello inglese. E forse, in modo contorto, era collegato a questi traffici. Con una scia così lunga, possibile che politici e inquirenti non fossero preparati?
«Chi ha seguito queste vicende - risponde Laumans - sentiva questa escalation arrivare.
Non sembri cinico, ma spero che la morte di Derk dia la sveglia». Ora le bandiere sono a mezz' asta, il ministro della Giustizia discute di come intensificare le misure di sicurezza nei processi più delicati, il capo della polizia dice che «una linea è stata superata», il primo ministro Mark Rutte parla di «episodio disturbante» e i giornali titolano su «una nuova fase oscura». «Ma perché - si chiede Laumans - hanno tutti reagito così tardi?».