Antonello Guerrera per “la Repubblica”
La brutale statistica dice che Boris Johnson ha il 50,1% di possibilità di sopravvivere al coronavirus. Sono i dati inquietanti di chi entra in terapia intensiva negli ospedali pubblici britannici. E le possibilità scendono al 46% per coloro tra i 50 e i 60 anni - il premier britannico ne ha 55. «Ma oltre a essere un capo e un amico, il primo ministro è un lottatore», assicura alla nazione il ministro degli Esteri Dominic Raab, premier in pectore, con la voce scalfita dall' emozione. «Boris ce la farà».
Il medico italiano di Boris «Neanche a me dicono come sta», è invece lo sconforto del 78enne padre Stanley Johnson. «Ma so che Boris è ottimista e resiliente».
Due sere fa, il premier è stato trasferito in terapia intensiva, nell' ala est dell' ospedale pubblico St Thomas, di fronte a Westminster.
Probabilmente la migliore struttura del Regno Unito anti-coronavirus: 42 posti letto permanenti di terapia intensiva e i migliori specialisti del Paese per le malattie polmonari, tra cui il dottor Luigi Camporota, 49 anni, italiano laureatosi a Reggio Calabria nel 1995 e oggi uno dei luminari oltremanica di ventilazione polmonare. Risponde gentile al telefono, in inglese:
«Ora ho tanto da fare, mi perdoni ». Di più Camporota non dice. Di certo, Johnson non è sotto ausilio di ventilatori o macchinari invasivi: «Respira da solo anche se ogni tanto ha bisogno di ossigenazione », ribadisce Downing Street, dopo che i russi avevano millantato di un premier intubato già domenica sera. Cosa che però potrebbe accadere presto. In Regno Unito il 62% dei pazienti ha avuto bisogno di un ventilatore per sopravvivere dopo 24 ore di terapia intensiva.
«Ma il premier è di buon umore e stabile», ripetono i suoi in serata.
L' offerta dell' amico Donald Mistero sulle cure per Johnson.
Plasma? Terapie sperimentali? Silenzio di tomba da Downing Street. Perché il virus non va via da oramai 12 giorni e bisogna sradicarlo dal suo corpo, che molto raramente si è ammalato in passato.
BORIS JOHNSON IN TERAPIA INTENSIVA - ARTICOLO DELLA BBC
Tanto che, come scrive la sua biografa Sonia Purnell in Just Boris , «Johnson non ha mai sopportato chi stesse male di salute». Lunedì notte Trump ha parlato di «almeno due aziende farmaceutiche americane che sarebbero in contatto con Londra» per fornire al malcapitato premier terapie sperimentali, forse Amgen, Genentech, Regeneron o Gilead, i cui farmaci però non sono testati. Da Downing Street replicano con un "no grazie": «Il premier sta già ricevendo le cure migliori possibili della nostra sanità». Ma se la situazione dovesse precipitare?
Il dramma di Carrie e la lettera di Elisabetta E poi c' è Carrie Symonds. La 32enne "first fidanzata", futura e incinta moglie di Boris, sprofondata nel dramma e nella solitudine dopo aver contratto - e pare superato - pure lei il coronavirus. Nonostante i rischi per la gravidanza quasi al settimo mese, Carrie vorrebbe essere a fianco del suo Boris, a combattere con lui. Impossibile.
La Regina ieri le ha scritto: «Resisti ». Johnson non è il primo premier britannico a essere indisposto per malattia. Lo fu pure il suo eroe Winston Churchill prima nel 1944 per una polmonite, poi nel 1953 causa ictus. Ma il giorno dopo, mezzo paralizzato, il premier si presentò a Downing Street e nessuno se ne accorse. Stessa cocciutaggine di Johnson. Churchill fu poi costretto a dimettersi due anni dopo. Intanto, ieri c' è stato un nuovo record di morti in Regno Unito per coronavirus: 854, totale 6.227. Mentre pure il superministro Michael Gove è in isolamento per un caso di Covid-19 in famiglia. I tentacoli del virus sono sempre più lunghi su Downing Street.
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