Cristian Martini Grimaldi per "La Stampa"
Da 75 anni il 6 agosto in Giappone è diventata la rituale occasione per riflettere sul passato. Si ricordano le vittime della prima bomba atomica, e gli hibakusha (i sopravvissuti) rammentano al mondo gli orrori di una guerra nucleare. Eppure per le generazioni d'oggi comprendere appieno gli stati d'animo e le percezioni di coloro che hanno vissuto quegli orrori risulta una sfida oltremodo problematica.
È da questa semplice constatazione che nasce Hiroshima Timeline, un progetto nato dalla collaborazione di un gruppo di cittadini della città di Hiroshima con la NHK (la televisione pubblica giapponese). La domanda dalla quale si è partiti è: fosse esistito twitter cosa avrebbero lasciato scritto gli abitanti di Hiroshima di allora? Non si tratta di istigare una riflessione filosofica ma di indagare su qualcosa di estremamente concreto. Infatti quell'urgenza fisiologica di mettere per iscritto riflessioni maturate dall'esperienza quotidiana esisteva già al tempo, non l'ha inventata la rete.
Ma il "commento" era custodito in forma privata sui propri diari. Ed è appropriandosi di questi contenuti (i diari di un ragazzo di 12 anni, di un giornalista a di una casalinga) che un gruppo di 16 cittadini di tutte le età si è messo al lavoro per ridurre intere pagine in tweet di poche battute. Il lavoro è iniziato a febbraio di quest' anno e i tweet seguono scrupolosamente la cronologia dei diari, così che i tweet di oggi corrispondano esattamente alle date dei diari di 75 anni fa.
Hiroshima si estendeva su un'area quasi interamente pianeggiante, aveva una notevole rilevanza militare, qui sorgeva il secondo quartier generale dell'esercito che dirigeva la difesa di tutto il sud del Giappone. Un porto chiave per spedizioni e stoccaggi e un centro di raccolta delle truppe.
Per citare un rapporto giapponese, «probabilmente più di mille volte dall'inizio della guerra, i cittadini di Hiroshima hanno gridato "Banzai" (esclamazione che sta per: diecimila anni di lunga vita) per le truppe in partenza dal porto». Fuori dal centro si estendeva una serie di botteghe di legno incastonate tra le tradizionali case giapponesi col tipico kawara yane, tetto a tegole. Ma nella periferia si trovavano anche grandi impianti industriali.
Per questo la popolazione di Hiroshima aveva raggiunto un picco di oltre 380.000 persone prima dello scoppio della guerra, che poi a causa della sistematica evacuazione ordinata dal governo si era ridotta a circa 255.000. Dall'estate del 1944 a quella del 1945, le autorità di Tokyo avevano infatti evacuato oltre 400.000 alunni delle scuole elementari urbane. Sotto la custodia degli insegnanti furono inviati nelle campagne lontano dalla crescente minaccia delle incursioni aeree. Con questo a mente possiamo calarci nell'esistenza del dodicenne Shun che così "twittava": 17 luglio 1945. «Il professore ci ha detto che dobbiamo andare in campagna ad Haramura per aiutare i contadini. Abbiamo chiesto, quando? Ci hanno risposto, "domani"».
Il 20 luglio Shun lascia Hiroshima dove viveva con la famiglia e insieme ad altri studenti si trasferisce nel villaggio di Haramura. 22 luglio. «Abbiamo cibo in quantità qui in campagna, che le persone rimaste a Hiroshima ci invidino?». Sui diari del tempo non comparivano mai espressioni indicative del proprio stato d'animo, come ha spiegato un professore alla radio pubblica durante la presentazione del progetto, «quella era una generazione "yokuatsuteki", ovvero era stata educata alla continenza dei propri sentimenti, cioè esattamente il contrario delle nuove generazioni». Ecco allora che se leggiamo un nuovo tweet di Shun 24 luglio.
«Il professore mi ha chiamato, e mi ha detto "sei stato bravo", non solo mi ha lodato ma mi ha anche regalato un pomodoro. Sono così felice!», sappiamo che quel commento finale è un'aggiunta moderna per rendere intellegibili gli asciutti pensieri del protagonista ai giapponesi di oggi. I tweet all'approssimarsi della "kyodaina hikari" (la grande luce, come avrebbero raccontato i testimoni riferendosi all'esplosione) ci descrivono una vita semplice sospesa in una falsa percezione di tranquillità. 25 luglio.
«Mio padre è venuto in campagna per portarmi alcune cose che avevo dimenticato. Ha portato anche del riso, e con questo il sapore di casa mia. Mi ha detto che Hiroshima è sicura». 27 luglio. «Oggi lavoro sul terreno del signor Senda. Ho ricevuto 4 patate dolci e riso. La qual cosa mi incoraggia a lavorare con più passione». 30 luglio. «Un bel bagno dopo 4 giorni. Posso finalmente rilassarmi». 3 agosto 1945. (tre giorni prima del passaggio dell'Enola Gay) «Oggi sono stato mandato a raccogliere legna da ardere, un bene quotidiano essenziale. Ho fatto due viaggi la mattina e due il pomeriggio».
Koichiro Osasa, giornalista di 32 anni che vive con moglie e cognata ad Hiroshima. Il 28 luglio twitta, «Il Primo Ministro Suzuki ha dichiarato "la guerra continuerà, e stiamo aumentando la produzione di armi decisive nelle fabbriche sotterranee". Ma l'alimentazione è ridotta al minimo. Mi piacerebbe veramente capire quello che passa per la testa dei nostri leader». E ancora «Stamattina è stato abbattuto un aereo nemico a Itsukaichi. I soldati statunitensi sono stati arrestati e fatti prigionieri.
Secondo Numata, entrambi hanno 20 anni, e hanno dichiarato: "L'America vincerà sicuramente"». Si scoprono anche i momenti intimi della casalinga Yasuko-san. Ventisei anni, è sposata da due ed è incinta. Il marito, Tsugou, è un dottore militare stanziato nella regione del Giappone occidentale del Kyushu. Da pochi mesi si è trasferita nella casa dei suoceri a Hiroshima.
13 luglio. «Oggi ho fatto un pacco regali per Tsugou, ho messo dentro sapone, libri, tabacco e bottoni. E anche questa scatoletta vuota chissà che faccia farà quando la apre». Anche qui come nei messaggi del dodicenne Shun emerge tutta l'essenzialità dei piccoli gesti. In questo caso Yasuko gioca a ingannare l'aspettativa del marito con una scatoletta "regalo" vuota. 29 luglio.
«Ancora oggi l'allarme ha suonato più volte e gli aerei nemici ci hanno sorvolato, dopotutto a Hiroshima è andata bene». 1 agosto. «Sono appena tornata dal dentista. Ho pulito casa, ho lavato e ho appena finito di scrivere una lettera ai miei a Tokyo. Ho ricevuto una lettera da Tsuguo oggi. Tutti sembrano stare bene per fortuna. Ora finisco di stirare».
2 Agosto. «C'è stato un raid aereo questa notte. Pensavo fossero ormai finiti. Ma anche in momenti come questi c'è gente che nasce. Lo so perché mio suocero è un ostetrico». I tweet che leggiamo sembrano davvero stati scritti oggi. Gli editor del progetto sono riusciti a restituire nuova vita in dei diari altrimenti destinati alla consueta imbalsamazione nei musei. Mai avrebbero prodotto lo stesso impatto emotivo e men che meno la medesima risonanza mediatica. Nonostante le ferite riportate Shun, Koichiro e Yasuko si salveranno, continuando a vivere e a "twittare" per tanti anni ancora.
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