Gerry Freda per "www.ilgiornale.it"
Una recente ricerca scientifica ha realizzato una stima delle civiltà extraterrestri attive nell’universo, giungendo alla conclusione che il loro numero sarebbe pari a 36 e che le stesse sarebbero in comunicazione radio con noi.
Il calcolo in questione è stato fatto dagli esperti dell’università di Nottingham basandosi sull’assunto che la vita intelligente si evolva su altri pianeti esattamente come si è perfezionata sulla Terra. Le popolazioni aliene considerate dallo studio in questione sono state chiamate dai ricercatori britannici Communicating Extra-Terrestrial Intelligent civilisations (Ceti), in quanto civiltà caratterizzate dalla capacità di trasmettere onde radio. La ricerca citata è stata pubblicata lunedì sulla rivista The Astrophysical Journal.
Quella trentina di comunità aliene è stata stimata dagli accademici di Nottingham, puntualizza Askanews, pur non essendo mai stata trovata alcuna prova dell’esistenza di vita extraterrestre.
Ciononostante, gli accademici, impostando un parallelo tra l’evoluzione della vita sulla Terra e un analogo sviluppo biologico andato in scena sugli altri copri celesti della Via Lattea, sono pervenuti alla teoria per cui si dovrebbero cercare nella nostra galassia almeno 36 civiltà aliene specializzate, come noi, nell’invio di segnali radio nello spazio.
Queste probabili civiltà sono state calcolate dagli studiosi, precisa l’agenzia di stampa, mediante stime conservatrici, dando contestualmente per buona l’ipotesi per cui le Ceti durino non più di 100 anni, ossia il periodo in cui la specie umana ha trasmesso onde radio.
Quelle 36 civiltà extraterrestri rappresentano, a detta degli esperti che hanno preso parte allo studio di Nottingham, il limite astrobiologico copernicano.
Maggiori dettagli sui calcoli effettuati dai ricercatori sono stati forniti, fa sapere l’organo di informazione italiano, da Christopher Conselice, astrofisico dell’ateneo britannico: “Dovrebbero esserci poche decine di civiltà attive nella nostra galassia sulla base dell’assunto che ci vogliono cinque miliardi di anni perché la vita intelligente si formi su altri pianeti. L’idea è di guardare all’evoluzione, ma su scala cosmica. Chiamiamo questo calcolo il limite astrobiologico copernicano”.
In particolare, l’individuazione del limite citato deriva dall’assunto per cui nei pianeti che, come la Terra, si trovano nell’orbita abitabile di una stella e hanno la giusta distribuzione di elementi, la vita intelligente comunicante via radio si evolva tra i 4,5 e i 5,5 miliardi di anni dopo la formazione del pianeta.
Le 36 Ceti, prosegue Askanews attenendosi ai risultati dello studio, sarebbero disseminate in maniera uniforme nella Via Lattea. Tuttavia, gli stessi accademici hanno subito provveduto a smorzare i facili entusiasmi circa imminenti “incontri ravvicinati del terzo tipo”.
alieno nellanostra immaginazione
La civiltà aliena più vicina a noi, alla luce delle stime appena pubblicate, si troverebbe a 17mila anni luce dalla Terra, rendendo di conseguenza impossibile ogni comunicazione radio tra il corpo celeste sconosciuto e il nostro pianeta.
Le medesime probabili popolazioni extraterrestri, inoltre, vivrebbero su corpi celesti ubicati vicino a delle nane rosse, ossia a delle stelle completamente diverse dal nostro Sole, in quanto molto meno potenti e altamente instabili.
Di conseguenza, conclude l’agenzia rifacendosi sempre alla ricerca di Nottingham, è elevata la probabilità che, nei fatti, la nostra sia l’unica civiltà attiva nella Via Lattea.
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