IL SAN GIACOMO NON DIVENTERA’ UN RESIDENCE – OLIVA, EREDE DEL FONDATORE (CARDINALE ANTONIO MARIA SALVIATI) GONGOLA DOPO LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE SULL’OSPEDALE NEL CENTRO DI ROMA: "IL MIO AVO LO PENSÒ PER GLI INFERMI, LA REGIONE VOLEVA FARNE UNA RESIDENZA PER I DEPUTATI. AVEVO IL MONDO CONTRO: OGGI MI SENTO RINASCERE" – CAZZULLO: “RINUNCIARE AL SAN GIACOMO FU UNA DECISIONE DELIRANTE. NEL CENTRO DELLA CAPITALE CI PASSANO MILIONI DI PERSONE…”

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1. «LA MIA LOTTA PER SALVARE L’OSPEDALE VOLUTO DAL CARDINALE MIO ANTENATO»

Estratto dell'articolo di Ilaria Sacchettoni per il “Corriere della Sera”

 

ospedale san giacomo ospedale san giacomo

Benedetti gli Incurabili (ma oggi la scienza li ribattezzerebbe senz’altro) che, cinque secoli dopo, si confermano padroni del loro San Giacomo. L’ospedale monumentale nel cuore del centro storico di Roma è stato sottratto a una speculazione dall’erede di Antonio Maria Salviati che nel ‘500 ne ampliò la struttura destinandola ai malati: i giudici della Cassazione hanno accolto il ricorso degli eredi contro la Regione che voleva trasformarlo in residence.

 

Quattordici anni e molti ricorsi dopo, ora, tocca a Oliva Salviati, combattiva nipote del cardinale (non fu eletto Papa per un soffio) dire la sua: «Il mio avo lo pensò per gli infermi, la Regione voleva farne una residenza per i deputati. Avevo il mondo contro: oggi mi sento rinascere» ammette lasciandosi andare a qualche ricordo. Era l’autunno 2008 quando Carlo Ripa di Meana e sua moglie Marina, munita di esorbitante cappello, convocarono il primo sit-in contro la delibera dell’allora giunta regionale di centrosinistra che destinava il San Giacomo degli Incurabili a progetti immobiliari. «All’epoca mi procurai molti nemici — dice Oliva —. Ma anche alcuni amici come Carlo e Marina». Vi fu altro. Come la lettera che viaggiò tra Parigi e Roma: «Si trattava di una pagina scritta dall’ex presidente Valery Giscard D’Estaing che la consegnò di persona a papa Benedetto XVI» ricorda lei.

 

Una guerra di ricorsi combattuta con pazienza anche dalla sua avvocatessa Isabella Stoppani.

OSPEDALE SAN GIACOMO OSPEDALE SAN GIACOMO

 

Eppure, nel tempo, la stessa Oliva ha vacillato: «È stata una battaglia faticosissima. In alcuni momenti ho lottato contro me stessa» racconta finalmente di buonumore: «Mi venivano proposti alcuni compromessi e la pressione era enorme. Ci sono state giornate in cui ho pensato di accettare» spiega. Poi ha prevalso la lealtà alla storia: «Nel suo testamento era precisato che dovesse essere destinato ai malati».

 

oliva salviati oliva salviati

Tutto nacque dalla legge dell’allora premier Silvio Berlusconi sulle «cartolarizzazioni degli immobili dello Stato». Poche paginette che rivoluzionavano il quadro di donazioni e proprietà storiche. Qualche anno dopo i vertici della Regione Lazio colsero l’occasione per cedere alla società Invimit l’ospedale sia pure con un’ipoteca nel caso di ricorso da parte degli eredi: «Fu un colpo durissimo» ammette Salviati. L’ospedale fu svuotato, vi fu anche una breve occupazione dei centri sociali che si risolse in una serie di danneggiamenti, alcuni alla cappella del Sangallo, quindi un logorante tira e molla con le autorità regionali. Si obiettò che l’ospedale era un presidio per le emergenze in caso di attacchi terroristici. Nulla. Si disse che un residence avrebbe snaturato la zona.

 

Oggi Invimit potrebbe chiedere indietro i 17 milioni di euro già versati. La chiameranno guastafeste, Oliva? «È stata molto dura. Pretendevamo solo il rispetto di una decisione. Ci trattavano come nobili rompiballe. Ora è stato messo un punto». 

 

(...)

ANTONIO MARIA SALVIATI ANTONIO MARIA SALVIATI

 

2. LE URNE VUOTE E L’OSPEDALE DA RIAPRIRE IN CENTRO A ROMA

Estratto dell’articolo di Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera”

 

[…] Poi, come sempre, anche quando noi non ci occupiamo di politica, la politica si occupa di noi. L’altro ieri la Cassazione ha stabilito l’illegittimità della chiusura del San Giacomo, che per sette secoli fino al 2008 era stato l’ospedale del centro di Roma. Rinunciarvi fu una decisione delirante: nel centro della capitale non abita quasi più nessuno; ma ogni giorno tra lavoratori e turisti ci passano milioni di persone, e purtroppo qualcuno ha bisogno di un pronto soccorso e di cure. La politica, per tornare a parlare alla gente, deve chinarsi sul solco e occuparsi delle piccole cose. Magari scoprirà che non sono poi così piccole.

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