Estratto dell’articolo di Danilo Taino per il “Corriere della Sera”
[…] da un po’ di anni si è diffusa l’idea che siano i troppo ricchi a costringere grandi masse di popolazione mondiale in uno stato di indigenza. La realtà sembra piuttosto diversa. Le disuguaglianze globali di reddito sono in calo: l’indice Gini — che va da zero (uguaglianza assoluta) a cento (tutto il reddito concentrato in una persona) — era 49 nel 1820 , ha toccato un massimo di 69 nel 2000 ed è poi sceso a 60 nel 2018 (e probabilmente è calato ulteriormente), secondo Branko Milanovic, uno dei maggiori esperti della materia.
Più importante è però un’incomprensione, quando si parla di distribuzione della ricchezza: l’idea che l’economia sia un gioco a somma zero, ciò che guadagno io lo perdi tu. Tutti sanno che non è così: detto in breve, quando il Pil cresce, cresce la ricchezza disponibile.
Si tratta dunque di stabilire se questo aumento di ricchezza diminuisce la povertà oppure no. Un rapporto che ogni anno fa discutere è quello di Oxfam, basato su dati del Global Wealth Report 2023 di Ubs-Credit Suisse. Oxfam dice che dal 2020 i cinque uomini più ricchi del mondo hanno più che raddoppiato le loro fortune da 405 a 869 miliardi di dollari «mentre quasi cinque miliardi di persone sono state rese più povere». Stabilisce insomma una relazione tra l’arricchimento di pochissimi e la povertà di molti (usando numeri non comparabili, tra l’altro).
Lo studio di Ubs-Credit Suisse indica al contrario che la ricchezza dell’ 1% più facoltoso è calata nel 2022 (anno di riferimento) e che anche il numero dei milionari in dollari è sceso di 3,5 milioni , a 59,4 milioni . Soprattutto, rivela che la ricchezza mediana globale (forse l’indicatore più significativo di come vanno le cose per le persone) è aumentata del 3% nel 2022 . È che nel mondo ci sono ingiustizie ma la povertà cala: ed è perché si crea ricchezza. Meglio poveri che disuguali? Nessun premio per chi indovina.
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