SARDEGNA IN FIAMME - "I BOSCHI SULLE COLLINE SONO UNA BOMBA A OROLOGERIA" - IL 7 GIUGNO IL COMITATO DI MONTIFERRU AVVISAVA COMUNE E REGIONE DEI PERICOLI IN AGGUATO: “SE UN QUALSIASI PIROMANE DECIDESSE DI APPICCARE UN INCENDIO NON CI SAREBBE NESSUNA POSSIBILITÀ DI SPEGNERLO" - NONOSTANTE I RISCHI, UN PIANO DI PROTEZIONE NON C'È STATO - LA CONTA DEI DANNI: MILLECINQUECENTO SFOLLATI, OLIVETI E FIENILI CANCELLATI. ANCHE I VIGNETI DELLA CANALIS DISTRUTTI...

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Nicola Pinna per "la Stampa"

 

montiferru in fiamme montiferru in fiamme

Il disastro si può misurare anche dall'abitacolo dell'auto, attraversando i tornanti del Montiferru con il navigatore satellitare in funzione: tutto il verde che si vede sullo schermo fuori dal finestrino non c'è più. Dove c'erano i cespugli ora ci sono tizzoni ardenti e dove c'erano grandi boschi sono rimaste montagne di cenere. Non si vedono più animali al pascolo, è calato il silenzio nel cuore ferito della Sardegna. Si sente solo il rotore degli elicotteri e l'eco della potenza degli aerei, perché la lotta agli incendi continua fino al buio.

 

La battaglia non si può fermare neanche quando le fiammate più grandi sono state spente. Bisogna continuare a lanciare acqua, sopra questa enorme graticola che rischia di esplodere di nuovo. Ed è questo che temono gli abitanti di Cuglieri, che si affacciano alla finestra e vedono ovunque piccole colonne di fumo. La paura non è passata: il fuoco è spento, ma l'incubo andrà avanti a lungo.

 

montiferru in fiamme montiferru in fiamme

E non solo per i danni che il gigantesco rogo si è lasciato alle spalle. Ora si vive con terrore. Urlano e si disperano, quelli che per tre giorni si sono trovati l'inferno fuori dalla finestra. «Adesso ci sembra tutto spento ma mica andiamo a letto tranquilli - racconta l'allevatore Alessandro Menne - Qui non si chiude occhio e non solo per la preoccupazione di aver perso tutto. Siamo circondati, è terribile ciò che ci circonda».

 

Il primo sospiro di sollievo, dopo 36 ore da infarto, si può tirare a metà pomeriggio: «E' spento, è spento - esulta uno degli operai forestali che rientra a casa dopo tante ore in mezzo al fuoco - Il lavoro però qui non è finito». E fino a notte fonda, infatti, si continua: la trincea è sterminata e il vento fa temere altri rischi. I canadair sono gli ultimi ad arrendersi: dodici equipaggi, compresi quelli francesi e quelli greci, si alternano dall'alba al tramonto. I volontari restano in campagna anche di notte, pronti a spostarsi a ogni nuova segnalazione. Dei piromani ancora non si è trovata traccia, ma le indagini del Corpo forestale hanno esattamente questo obiettivo: trovare gli inneschi e qualche indizio di chi li ha piazzati. Probabilmente in più punti, per riuscire ad assediare su fronti diversi un territorio vastissimo.

incendio montiferru oristano 2 incendio montiferru oristano 2

 

Le colpe degli incendiari sono già chiare, ma agli occhi ora saltano anche quelle di chi non si è occupato di curare questa fetta verde di Sardegna. E qualcuno l'aveva pure segnalato: messo nero su bianco, nelle due pagine di un documento-allarme che era stato scritto all'inizio di giugno. Inviato al Comune di Cuglieri, all'Assessorato regionale all'Ambiente e alla Forestale.

 

La denuncia era chiara: «In questo territorio, formato da molti ettari di bosco, esiste uno stato di abbandono e incuria che ha trasformato la montagna in una bomba a orologeria - scriveva il 7 giugno il "Comitato spontaneo del Montiferru" - Le piste sterrate che dovrebbero proteggere il monte versano in uno stato di impraticabilità, sia per il fondo stradale disastrato sia per la vegetazione che ha invaso completamente le carreggiate».

 

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I rischi, dunque, erano sotto gli occhi di tutti, ma un piano di protezione non c'è stato. «La vegetazione abbandonata a se stessa, per la mancanza di politiche di forestazione e di piani di prevenzione, è un pericoloso deposito di combustibile - allertavano i componenti del comitato - Se un qualsiasi piromane dovesse svegliarsi una mattina e decidesse di appiccare un incendio non ci sarebbe nessuna possibilità di spegnerlo». Più o meno è andata cosi. E oggi sulle colline della provincia di Oristano restano le tracce di quella che adesso pare essere una sciagura annunciata: «Non manderemo questa segnalazione ai giornali - si leggeva in quella denuncia - solo per evitare di mettere la pulce nell'orecchio a qualche piromane».

incendio montiferru oristano 1 incendio montiferru oristano 1

 

In realtà non ce n'è stato bisogno. E ora l'isola fa i conti con danni pesantissimi. Dei millecinquecento sfollati nel corso del peggior fine settimana che la Sardegna ricordi, in cinquanta ancora non possono tornare a casa. Perché il rogo è arrivato fin sotto le finestre.

 

Gli albergatori hanno offerto le camere gratis, molti turisti sono ripartiti in anticipo e tante famiglie hanno chiesto ospitalità ad amici e parenti. I contadini, che di ogni pascolo conoscono il nome antico, si ritrovano sotto le querce sventrate e provano a fare la mappa del disastro: «Siamo riusciti a salvare davvero pochissimo. Oliveti, vigne e fienili non ci sono più. Abbiamo perso tutto, ma tutto davvero. Le campagne di Cuglieri sono state rase al suolo». A Santu Lussurgiu, il paese delle corse dei cavalli e del bue rosso, il disastro l'hanno già misurato sabato sera e ora tentano di far ripartire qualche attività.

 

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Tresnuraghes, Scano Montiferru e gli altri paesi della Planargia, sono riusciti a salvare qualche fascia di territorio, ma le immagini registrate dagli elicotteri della Forestale mostrano una sterminata macchia nera. «Provo a tranquillizzare la gente, ma tutti temono che i roghi possano partire di nuovo, magari durante la notte - racconta il sindaco di Cuglieri, Gianni Panici - Il nostro territorio è stato cancellato in poche ore, l'economia è in ginocchio». A Magomadas piangono i viticoltori: il paradiso della Malvasia è compromesso. E nella corsa del fuoco ci sono finiti anche i vigneti dell'ex velina Elisabetta Canalis, che nel paese di origine della famiglia aveva portato anche l'ex fidanzato George Clooney.

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