Maurizio Stefanini per “Libero Quotidiano”
KIM JONG UN
Giustiziati a colpi di anti-aerea: una notizia tanto estrema che può sembrare inventata, e che dunque è il caso un attimo di interpretare. È successo in Corea del Nord, la fonte è il quotidiano sud-coreano JoongAng Ilbo, e l'oggetto è il caso di due alti funzionari del regime di Pyongyang che il dittatore Kim Jong-un ha fatto condannare a morte. Uno dei due era Hwang Min, ex-ministro dell' Agricoltura.
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A quanto pare, avrebbe fatto qualche proposta di riforma non gradita al leader: il che più o meno dovrebbe equivalere a qualunque minima manifestazione di buonsenso, viste le recenti proposte di Kim di risolvere la carestia da cui il Paese è afflitto mangiando più carne di cane. L'altro era Ri Yong-jin, alto funzionario del ministero dell'Istruzione. Accusato di corruzione, sembra si sia semplicemente appisolato mentre il dittatore teneva uno dei suoi interminabili sproloqui.
KIM JONG UN E LA MINI TESTATA NUCLEARE
L'esecuzione sarebbe avvenuta ai primi di agosto in un'accademia militare di Pyongyang: il tempo che ci ha messo l'informazione a filtrare dà l'idea di quella che è l'incertezza su quel che avviene in quello che è oggi il Paese più chiuso del mondo. Strumento del plotone di esecuzione: in realtà non un'arma antiaerea «estrema» come un missile terra-aria o un cannone, il cui uso a raggio ravvicinato comporterebbe gravi rischi anche per i carnefici, ma una mitragliatrice anti-aerea.
Tecnicamente si può fare: in realtà molte mitragliatrici pesanti hanno funzioni sia anti-aerea che anti-uomo, anche se ovviamente vengono usate contro torme di nemici avanzanti, e non contro singoli immobilizzati. Non impossibile, ma semplicemente demenziale: più o meno come uccidere mosche e zanzare a martellate, o togliere le macchie di sporco al bucato con vetriolo e acido muriatico.
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Ma nella storia di una dinastia che ha sempre brillato per ferocia, la novità del Kim attuale rispetto a padre e nonno è proprio nella mania per modi di uccidere grotteschi. Già nel 1998 Kim padre spendeva 100 milioni di dollari per festeggiare il suo compleanno mentre i nord-coreani morivano di fame come mosche: 250.000 per le ammissioni ufficiali; vari milioni secondo i calcoli di varie ong.
Stima media, 2-2,1 milioni di morti. Motivo della strage, secondo la maggior parte degli osservatori: la «juche», l'assurdo comunismo dogmatico che resta l'ideologia ufficiale del Paese. Ma, spiegava Kim Jong-il: «non c'è carestia, è solo che i nord-coreani si ostinano a voler mangiare riso invece di patate».
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Ma, appunto, Kim Jong-un non si limita a uccidere. Lo fa mostrando un humor macabro stile Joker di Batman: se non nelle modalità, nelle motivazioni. Dopo i due giustiziati dalla contraerea, ad esempio, l'ultimissima vittima eccellente è stato il 63enne Kim Yong-jin. Era vice-premier, ma durante una riunione con Kim Jong-un si sarebbe «seduto in modo scomposto»: inequivocabile segnale di «atteggiamento controrivoluzionario».
Il fatto che i discorsi del leader debbano essere particolarmente soporiferi sembra ulteriormente dimostrato da quel che è avvenuto l' anno scorso al ministro della Difesa Hyon Yong-chol, anche lui sprofondato nel sonno durante una cerimonia. A quel che si è saputo, svegliato di soprassalto con un «severo rimprovero» avrebbe risposto male.
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Lo hanno giustiziato a cannonate. A fine 2013 Kim Jong-un se l' era presa addirittura con lo zio Jang Song-thaek: un mentore e tutore accusato di stare organizzando un colpo di Stato, ma che forse aveva semplicemente esagerato in paternalismo con un ragazzo troppo in fretta investito di un potere assoluto.
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Secondo quanto rimbalzato attraverso l'organo ufficiale del partito comunista cinese a Hong Kong, Wen Wei Po e il giornale di Singapore Singaporean Straits Times, Jang assieme a cinque stretti collaboratori sarebbe stato buttato nudo in una gabbia dove li aspettavano 120 cani, a digiuno da tre giorni. In stile Caligola o Nerone, Kim Jong-un avrebbe assistito allo spettacolo, durato un' ora, assieme ad altri 300 funzionari. Anche i parenti di Jiang sono stati giustiziati, ma con modalità più tradizionali: un colpo di pistola alla fronte.
