Massimo Sanvito per “Libero quotidiano”
Si guardava attorno e si sentiva un'estranea. Le donne col tailleur e gli uomini in giacca e cravatta, sempre tutti impeccabili, stretti tra mille appuntamenti e lo stress quotidiano. Capita di sentirsi soli anche in mezzo a centinaia di persone, in quei palazzi ultramoderni dove le luci non si spengono mai perché il lavoro è un flusso continuo che non conosce sosta. L'umore che finisce sotto i tacchi, il sorriso che scompare dal viso, le certezze che svaniscono. Ma la vita è imprevedibile e sa regalare sempre grandi sorprese.
È la storia di Elisabetta Lafranconi, 27 anni, brianzola di Desio, laureata in Management con 110 e lode: dopo aver lavorato per due multinazionali oggi diventerà monaca di clausura al monastero dei Santi quattro coronati di Roma. Dagli uffici openspace alle grate di un monastero. Dalle riunioni d' affari alle preghiere che scandiscono tutta la giornata.
Un cambio radicale che se per molti sembrerà una follia, per Elisabetta è una scelta che viene dal cuore.
Quel mondo luccicante di businessman e conference call, che all' inizio l'aveva ammaliata, si era trasformato in un enorme castello di sabbia che pian piano si sgretolava e rischiava di farla precipitare. Ed è qui che è entrata in gioco la preghiera, l'attaccamento a Dio che le ha indicato la strada per uscire dalla crisi e mettersela alle spalle. «È successo che il cassetto "Dio", che prima aprivo e chiudevo come volevo, ad un certo punto si è aperto e non ha più voluto saperne di chiudersi», ha spiegato la ragazza durante la serata di adorazione organizzata nel monastero Corpus Domini di Seregno prima di partire alla volta della Capitale.
Elisabetta ha tre fratelli e dopo il liceo classico al Ballerini di Seregno, una manciata di chilometri da Monza, si è iscritta alla triennale di Economia alla Bicocca, per poi proseguire gli studi con la magistrale in Management all' Università Cattolica di Milano: un percorso perfetto che l' ha portata a laurearsi col massimo dei voti e le ha permesso di entrare subito nel mondo del lavoro.
SOGNO DEI NEOLAUREATI
Prima il contratto con Accenture, la società di consulenza aziendale più grande al mondo, poi con Adecco, agenzia di selezione del personale da 100.000 clienti e oltre 5.000 filiali sparse in 60 paesi del mondo. Il sogno di tantissimi neolaureati a caccia del primo impiego, ma non quello di Elisabetta.
Messa da parte la carriera nelle multinazionali, la ragazza ha deciso di dedicarsi all'insegnamento tornando nell' istituto dove si era diplomata per lavorare come maestra alla scuola elementare. Ma anche questa, in fin dei conti, non si è rivelata la via giusta. C'era un desiderio di fede sempre più grande dentro di lei. E così è iniziato quel percorso spirituale che l'ha portata a maturare una scelta di vita radicale e per niente banale.
Sul colle romano del Celio, casa delle monache dei Santi Quattro Coronati dal 1564, Elisabetta vivrà seguendo la regola di Sant'Agostino: preghiera assidua e meditazione nel cuore di quanto si dice con le labbra. La giornata è scandita al minuto, si parte con le letture alle 6,30 la mattina e si arriva alla messa delle 18,30 dopo le lodi e i vespri. Senza dimenticare lo studio, perché Sant'Agostino diceva che è attraverso l'approfondimento che si arriva a Dio.
MESTIERI DOMESTICI
Ci sono monache che suonano l'organo, altre che si esercitano con la cetra e altre ancora che si schiariscono la voce per cantare. Ma non manca nemmeno il lavoro: cucina, lavanderia, portineria, mestieri domestici. Al monastero dei Santi Quattro Coronati puoi trovare anche religiose impegnate ad annodare, su ordinazione, rosari colorati da usare come braccialetti e portachiavi. Capita anche che da queste parti passino padri di famiglia senza più il lavoro oppure mariti e mogli in crisi: le monache ascoltano e danno conforto attraverso la meditazione.
Un paio di settimane fa, a Seregno, erano in tantissimi a salutare Elisabetta durante la serata di congedo che ha organizzato insieme al suo gruppo di catechismo. Hanno gremito la cappella del Corpus Domini per pregare insieme a lei e salutarla di persona. «Era un giorno come tanti altri, e quel giorno lui passò, era un uomo come tutti gli altri, e passando mi chiamò. Come lo sapesse che il mio nome era proprio quello», hanno cantato tutti durante la meditazione. Il suo nome era proprio Elisabetta.