SE NON SI MUORE DI CORONAVIRUS, SI RISCHIA DI MORIRE DI POVERTA’ (E SI FORMANO LE FILE AL MONTE DEI PEGNI) - GIÀ DA MAGGIO 4.4 MILIONI DI ITALIANI POTREBBERO TROVARSI SENZA CIBO – QUATTRO CONNAZIONALI SU DIECI SI TROVANO, ATTUALMENTE, SENZA SOLDI PER PAGARE AFFITTI, BOLLETTE, MUTUI, SPESE MEDICHE E RETTE SCOLASTICHE - CRESCE IL NUMERO DI PERSONE CHE CERCANO DI IMPEGNARSI I BENI PER UN PO' DI LIQUIDITÀ...

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Sarina Biraghi per “la Verità”

 

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Non morire di coronavirus ma di povertà. Un rischio concreto per molti italiani che dopo 50 giorni di lockdown stanno ingrossando sempre di più le file davanti le mense della Caritas o chi, per vergogna, aspetta a casa un volontario con una busta di spesa per mangiare.

 

Secondo un' analisi del Centro studi dell' Ugl, già da maggio si acuirà l' emergenza alimentare: 4.4 milioni di italiani (7,3% della popolazione), si potrebbero trovare senza soldi per comprare cibo.

 

La crisi economica determinata dalla pandemia e il ritardo degli interventi del governo, secondo il sindacato, stanno determinando una crisi sociale senza precedenti dal dopoguerra. Il 41,9% degli italiani (25.2 milioni) si trova, attualmente, in una condizione caratterizzata da gravi problemi economici, senza soldi per pagare affitti, bollette, mutui, spese mediche e rette scolastiche. La povertà relativa, entro la fine di giugno, potrebbe salire a 13.8 milioni di individui (il 23% della popolazione), con un incremento di 4.8 milioni di nuovi poveri rispetto a soli 3 mesi fa. Le persone in condizione di povertà assoluta, potrebbero arrivare a 9.8 milioni, rispetto ai 5 milioni stimati dall' Istat nel 2018.

 

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Ad essere in difficoltà, sottolinea uno studio della Coldiretti, sono quasi 113.000 senza fissa dimora, oltre 225.000 anziani sopra i 65 anni, e 455.000 bambini di età inferiore ai 15 anni che ricevono aiuti alimentari distribuiti con i fondi Fead attraverso l' Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea). Le maggiori difficoltà, si registrano nel Mezzogiorno: il 20% degli indigenti si trova in Campania, il 14% in Calabria e l' 11% in Sicilia. Ma situazione diffuse di bisogno alimentare si rilevano anche nel Lazio (9%) e nella Lombardia dove più duramente ha colpito l' emergenza sanitaria.

 

Ad avvalorare le analisi ci sono altri segnali inquietanti, da Torino a Napoli, da Roma a Palermo. Infatti, il bisogno di liquidità, anche solo di 100 euro, porta gli italiani a rivolgersi al monte dei pegni dove lasciare le fedi nuziali, un vecchio gioiello di nonna o qualche bene di valore sottoscrivendo una polizza che si può rinnovare, e quindi prolungare il prestito, o riscattare il proprio bene o mandarlo all' asta.

 

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E così non ci sono soltanto file davanti alla Caritas ma anche davanti agli sportelli di tutte le sedi italiane, prima fra tutte quella del monte di pietà di Roma, file che iniziano all' alba e spesso senza il distanziamento sociale previsto, file di persone con bollette scadute da pagare, figli da far mangiare e neanche più un soldo in tasca. La conferma arriva da Affide, leader europeo e più grande società attiva nel campo del credito su stima nel nostro Paese mentre il direttore credito su pegno della banca Carige, Giovanni Tomatis, sottolinea l' incremento relativamente al suo istituto del 30-50% dell' accesso di utenti.

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Nella maggior parte dei casi, sostiene il direttore, si tratta di persone che non si erano mai rivolti prima d' ora al banco dei pegni. Ogni anno in Italia si rivolgono al Monte dei Pegni, istituzione nata nel 1500, in media da 124 mila persone generando un giro d' affari di circa 800 milioni di affidamenti con un taglio medio del prestito di 1.000 euro. Invece, «ProntoPegno», il Monte dei Pegni del Gruppo Banca Sistema, che offre credito su pegno in oro, sull' homepage informa che in linea con i decreti del governo su Covid-19, è possibile recarsi in filiale solo su appuntamento da prendere via App ProntoPegno o telefono.

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