Estratto dell’articolo di Cosimo Caridi per il “Fatto quotidiano”
Ci sono più autocrazie che Stati democratici. Secondo la Fondazione Bertelsmann, uno dei più blasonati centri di ricerca tedeschi, la qualità della democrazia è in forte peggioramento. La Fondazione ha pubblicato questa settimana l’Indice di Trasformazione (Bti), uno studio su 137 Paesi. Secondo i dati raccolti tra i Paesi presi in considerazione ci sono: 63 democrazie e 74 autocrazie. La ricerca analizza tutto il mondo escludendo l’Europa occidentale, il Nord America e l’Australia, l’Occidente insomma.
Restano quindi i Paesi in via di sviluppo o emergenti.
Negli ultimi due anni sette Paesi sono passati da essere considerati democrazie a regimi dittatoriali, tra questi anche la Tunisia. […] Oggi la Turchia è al gradino più basso della “autocrazia moderata”, pronta a essere declassata ulteriormente ad “autocrazia dura”. L’indice, istituito nel 2006, valuta su base biennale la qualità della democrazia, le performance economiche e la governance di ogni singolo Stato.
[…] In quest’elenco compaiono allo stesso tempo Paesi “amici” dell’Occidente, come Arabia Saudita o Qatar, e nemici come Russia, Iran, Cuba. Discorso a parte meriterebbe la Cina, “nemico” con cui comunque si fanno molti affari e si stringono patti.
Pochi giorni fa in Parlamento la premier Meloni ha marcato una differenza tra l’Egitto di Al Sisi e la Russia di Putin, Paesi entrambi nell’elenco della Bertelsmann. Proprio ieri Al Sisi e Putin hanno avuto una conversazione telefonica, l’egiziano si è congratulato con Putin per la sua rielezione, augurandogli successo e prosperità e augurando al popolo russo ulteriori progressi. Putin, dal canto suo, ha elogiato la profondità e la forza delle relazioni tra Egitto e Russia e il continuo impegno dei rispettivi governi per rafforzarle.
Negli ultimi due anni, le elezioni in 25 Paesi sono state meno libere e giuste che nello scorso biennio, mentre i diritti di assemblea e associazione in 32 Stati sono stati sempre più ridotti. La libertà di espressione, in cui rientra la libertà di stampa, ha subito controlli più stringenti e censure in 39 Paesi.
Due gli eventi principali che hanno portato al peggioramento generale registrato nel Bti: la guerra in Ucraina con la conseguente tensione internazionale e la pandemia di Covid-19. Rispondendo alle domande dell’emittente pubblica tedesca DW, Sabine Donner, una degli autori dello studio ha spiegato che il lockdown e le restrizioni temporanee delle libertà civili hanno causato un deterioramento dello sviluppo democratico. “La pandemia è stata un’opportunità per limitare i diritti e per concentrare ulteriormente il potere nelle mani dei governo – ha detto la ricercatrice – ma in fondo, la pandemia ’non ha causato problemi che non esistevano già”.
Il problema che viene evidenziato è che una volta ridotti i diritti la riacquisizione passa attraverso processi lunghi e difficilmente attuabili in regimi che già manifestano limitazioni democratiche. […]
Secondo il Bti, lo Yemen è il Paese con meno democrazia al mondo e con la peggiore situazione sia dal punto di vista economico sia di capacità del governo. Con un punteggio leggermente migliore, ci sono la Somalia e il Myanman. Siria, Afghanistan e Libia sono poco sopra, con tutti gli indicatori, seppur la loro posizione economica sia nettamente migliore, lo stato della democrazia viene indicato come: dittature dal pugno di ferro.
Tutti i paesi del Golfo vengono catalogati come “autocrazie dure”, nessuno di questi è però considerato uno Stato che ha fallito la trasformazione. […] Nella categoria delle “autocrazie dure” trova spazio anche la Russia, declassata negli ultimi due anni, nel 2014 era considerata una “autocrazia moderata”. Gli indicatori dei diritti dei cittadini, e il conseguente peggioramento, sono molto simili a quelli della Bielorussia.
L’Egitto rimane stabilmente, sin dalla presa del potere di Al Sisi, etichettato come dittatura. Nello studio Bti c’è spazio per notare fenomeni positivi.
Vengono citati i casi degli Stati baltici, Taiwan, Corea del Sud, Costa Rica, Cile e Uruguay.
[…] Le dittature invece hanno enorme capacità decisionale, con tempi rapidi per l’attuazione delle risoluzioni prese. Lo studio vuole però mostrare una debolezza dei regimi autocratici, meno capaci di rettificare gli errori commessi.
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