IL SENSO DEGLI ITALIANI PER I FARMACI (SCADUTI) – LA METÀ DEI CITTADINI UTILIZZA MEDICINE DA BANCO BEN OLTRE LA DATA DI SCADENZA - DI PIU': SIAMO IPOCONDRIACI E SEMPRE PIÙ SPESSO CI TRASFORMIAMO IN MEDICI FAI DA TE – COLPA ANCHE DEL SISTEMA: NEGLI ALTRI PAESI I FLACONI CONTENGONO SOLO LE COMPRESSE INDICATE PER LA TERAPIA – MA UN USO SBAGLIATO PORTA A…

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Daniela Uva per il Giornale

 

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Sono ipocondriaci e chiedono moltissime informazioni. Ma poi, quando devono curarsi, gli italiani si trasformano sempre più spesso in medici fai da te. Dimostrando di avere un rapporto complicato con i farmaci. A dimostrarlo è l' ultima ricerca condotta da Altroconsumo tema.

 

Dallo studio emerge che il 48 per cento dei cittadini utilizza medicinali da banco ormai scaduti, nella maggior parte dei casi analgesici.

 

Mentre un altro 17 per cento acquista prodotti con obbligo di prescrizione senza portare la ricetta in farmacia, o consegnandola in un secondo momento.

 

Non finisce qui, perché il 14 per cento dei pazienti non rispetta la cura indicata dai dottori con precisione o decide di interromperla prima del tempo, mentre il 20 per cento assume farmaci senza controllare le possibili interazioni con altre medicine o con i cibi.

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A fronte di questi dati allarmanti emerge un Paese nel quale si assumono più medicinali di quelli effettivamente necessari.

 

IN ITALIA, IN EUROPA

Basta guardare i dati diffusi dall' Agenzia nazionale del farmaco: mediamente ogni giorno vengono consumate quasi due dosi a testa, per alleviare sintomi del sistema cardiovascolare soprattutto ipertensione -, ma anche problemi legati all' apparato gastrointestinale e al metabolismo.

 

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«In effetti nel nostro Paese il rapporto fra cittadini e farmaci in molti casi è scorretto e superficiale», conferma il segretario nazionale della Federazione italiana medici di famiglia, Silvestro Scotti. «Il problema più grande è rappresentato dal tipo di confezionamento di questi prodotti.

 

In Italia le medicine vengono distribuite con un packaging generico: in ogni scatola c' è un numero di pillole che non corrisponde alla terapia seguita dal paziente. Questo vuol dire che spesso in casa vengono conservate confezioni ormai inutili, che con il tempo rischiano di scadere.

 

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Così quando il disturbo torna i pazienti le utilizzano, senza badare alla data impressa sul pacchetto».

 

Una situazione molto diversa da quella di altri Paesi, nei quali i flaconi sono intestati alla persona che li acquista e contengono solo il numero di compresse indicate dal medico per la specifica terapia.

 

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Insomma, a determinare l' abitudine di assumere farmaci scaduti non sarebbe tanto il bisogno di risparmiare che comunque è avvertito da moltissime persone quanto piuttosto la disattenzione e la sottovalutazione dei rischi che derivano da questa pratica.

 

In molti pensano, infatti, che prendere una pillola dopo la data di scadenza non sia pericoloso. Niente di più sbagliato. «La maggior parte della gente pensa che le medicine scadute, nel peggiore dei casi, non funzionino prosegue Scotti -. Ma questa idea è riduttiva. Tutto dipende dal principio attivo del prodotto e dal modo di conservazione.

 

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Ci sono molecole che degradandosi perdono il loro effetto, ma anche molecole che con il tempo diventano tossiche e pericolose per la salute. Inoltre ci sono prodotti che vanno conservati con metodi specifici, in frigo o lontano da luce o fonti di calore.

 

Se queste regole non vengono rispettate il medicinale può diventare dannoso anche se non è ancora scaduto».

 

Per questo leggere attentamente il foglietto illustrativo è sempre fondamentale.

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«Ci sono sostanze che, una volta degradate, possono diventare davvero molto insidiose per la salute va avanti l' esperto -. Quindi è fondamentale ricordare di non assumere mai un farmaco dopo la sua data di scadenza e leggere bene le prescrizioni contenute dalla confezione».

 

TROPPO FAI-DA-TE

Altrettanto pericolosa può diventare l' abitudine sempre più diffusa di acquistare medicine senza la prescrizione medica obbligatoria. Questo fenomeno non è solo illegale, ma è anche potenzialmente dannoso.

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«I farmacisti non potrebbero vendere questi prodotti senza la ricetta, la legge lo vieta conferma Scotti -, ma ci sono professionisti che non controllano con attenzione e quindi si comportano a volte in modo più superficiale.

 

Ma tutto questo è pericoloso: i farmacisti non conoscono la storia clinica dei pazienti, non sono informati su possibili allergie, intolleranze o interazioni con altri farmaci e per questo non possono assolutamente sostituirsi al medico curante.

 

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Ci sono troppe variabili da considerare prima di prendere una medicina e le terapie vanno sempre personalizzate».

 

Nonostante questo gli italiani sono sempre più convinti di poter fare da soli, senza l' ausilio dei professionisti. «In molti si affidano all' esperienza di conoscenti o a quello che sentono in giro conclude Scotti -. Ma questo rappresenta un rischio elevatissimo.

 

Basti considerare che una delle cause più frequenti di accesso al pronto soccorso è rappresentata dall' uso sbagliato dei farmaci».

 

 

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