Fabrizio Caccia per il “Corriere della Sera”
AMATRICE - GLI SFOLLATI NELLA TENDOPOLI
Un sudario di nubi avvolge le montagne nere del terremoto. La pioggia ruscella sulle tende degli sfollati, non c' è pace, non c' è riposo, alle 13.26 mentre tutti mangiano il loro piatto di pasta credendo di poter stare tranquilli un momento - ieri, sotto al tendone del Campo Scoiattolo di Amatrice, poco lontano dal centro distrutto - ecco che l' erba trema di nuovo, come una scarica di corrente sotto i piedi.
Scossa brevissima, di magnitudo 3.8, con epicentro lontano, nel Maceratese. Si leva un «ooohh» generale di paura e di meraviglia, di fastidio e di rabbia, ma non era finita? Pochi secondi e ci si rimette a mangiare. Sì d' accordo, l' istinto di sopravvivenza ti fa abituare in certi frangenti a convivere anche con i tremolii più sinistri, ma qui si dorme solo tre ore per notte quando va bene e i nervi sono tesi, logorati in profondità dai lutti di ciascuno e dalla tragedia di tutti.
Giuseppina Bonamici ha perso ad Amatrice sua sorella Sabrina e sua nipote Caterina, che aveva appena 14 anni: «Sotto le tende non si può stare, ci sono troppi anziani e troppi bambini, non è vita questa», lancia il suo Sos. «Il nemico più grande adesso diventa il meteo», aggiunge suo marito, Gabriele Perotti. Da queste parti non nevica da tre anni, ma siamo a mille metri e se la natura decidesse di essere implacabile potrebbe già cadere in ottobre, avverte il sindaco di Arquata del Tronto, Aleandro Petrucci.
Comunque da oggi, secondo la Protezione civile, torna il sereno e le temperature caleranno solo di un paio di gradi. Ma Giovanni Coltellese, il titolare del ristorante «Matrù» di Amatrice, ormai polverizzato, non si fida più di questo clima e di questa natura: «Di giorno sembra di stare nel deserto e di notte si gela», sospira davanti al campo di San Cipriano. Intanto un po' ovunque ci si prepara per prevenire le nuove perturbazioni. Nelle tendopoli si regalano ombrelli. E si stende il brecciolino contro le pozzanghere. Eppoi le grelle di plastica che funzionano da camminatoi per non riempirsi di fango.
Su ad Accumoli, dov' è crollato il campanile di San Francesco, hanno asfaltato la strada sterrata che portava al campo sportivo, ora trasformato in un piccolo villaggio provvisorio. Qui gli abitanti, per combattere la stanchezza e il morale basso, raccontano come fosse una barzelletta le scoperte fatte al magazzino del vestiario, dove arrivano gli aiuti da tutt' Italia: «Ci hanno mandato perfino perizomi, minigonne, stivali col tacco 12, addirittura un gilet di raso con uno strappo su un fianco. Ma cosa ci facciamo noi terremotati con il gilet di raso e il perizoma?», si domandano anche con un po' di disgusto.
E provano pure a sdrammatizzare, pensando agli imminenti traslochi che li aspettano verso il mare e gli alberghi di Ancona e San Benedetto: «Quest' anno andiamo in vacanza gratis». Ma poi li vedi che non riescono a sorridere. La loro casa è una sola e adesso è distrutta. Trisungo, Grisciano, le tendopoli sulla Salaria si susseguono una dopo l' altra, come una lunga catena umana che tiene ancora unita per miracolo questa terra franata. La signora Anna Firmani, pensionata, a Borgo d' Arquata passa il tempo a chiacchierare davanti al campo-base con le sue amiche d' infanzia: Giustina, Iride, Emidia.
Dicono che se la notte, quando sei in branda, per caso ti sfugge il cuscino e va per terra, quando lo rialzi è già bagnato per l' umidità. Eppure da parte del popolo terremotato sembra levarsi un coro unico di gratitudine per gli aiuti e l' affetto ricevuto. «Per il momento non ci sentiamo, anzi non siamo abbandonati», sottolinea Domenico Cardelli, 63 anni, sfollato della casa di riposo «Don Minozzi» di Amatrice. Perché, per tutti, è questo l' incubo ricorrente: svegliarsi una mattina e ritrovarsi soli, in compagnia della faglia.
«No, io non ci credo - è sicuro Salvatore Russo, fisioterapista dell' ospedale inagibile di Amatrice, che proprio oggi compie 60 anni -. Ho parlato col presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, quando è venuto a visitarci. Entro ottobre ad Amatrice riapriranno i negozi, i bar, le banche. Se arriveranno presto le casette di legno del Trentino, siamo salvi. Il paese, a quel punto, rinascerà subito. Ma bisogna far presto, perché se la gente si demoralizza, poi finisce che va via».
Sua moglie Maria Teresa ha già riaperto la sua farmacia in un container ed è felice pure perché, sotto la casa, i pompieri le hanno ritrovato la borsetta con tutti gli ori. «Con l' aiuto di Dio ci rialzeremo - promette la signora Rita Ilarioni, davanti al Campo Scoiattolo, quando è ormai sera -. Io amo questa terra e non me ne voglio andare».