SIAMO ALLE COMICHE FINALI: DOVREBBERO SCENDERE IN PIAZZA IMPRENDITORI E PARTITE IVA MA A SCIOPERARE SONO GLI STATALI E NON SI CAPISCE PERCHÉ - LA PROTESTA ORGANIZZATA DA CGIL, CISL E UIL DEFINITA “INDECENTE” DALLA MELONI. SI SMARCA L'UGL: “SCELTA INOPPORTUNA. NEL PRIVATO A RISCHIO UN MILIONE DI POSTI” - SUL PIATTO C'È UN AUMENTO MEDIO OFFERTO DAL GOVERNO DI 109 EURO LORDI PER OGNI STATALE, CONSIDERATI POCHI…

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Antonio Rapisarda per “Libero quotidiano”

 

SCIOPERO STATALI SCIOPERO STATALI

Nella Repubblica "del Covid" - dove in Italia il governo decide con un dpcm vita o morte di una miriade di piccole e medie imprese, di partite Iva ed esercizi commerciali - l' ultimo paradosso è quello confermato da Cgil, Cisl e Uil per oggi: lo sciopero degli statali. Ossia proprio di coloro che, dall' inizio della pandemia e a differenza di migliaia di altri lavoratori, non hanno subito la stangata del lockdown generalizzato.

 

«Lo sciopero non è solo per il rinnovo dei contratti», si è affrettato a puntualizzare Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, perché «servono nuove risorse da investire anche in nuove assunzioni, formazione e nuove forme di lavoro. Mi auguro che si possa aprire un confronto vero».

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Sarà. Resta il fatto che sul piatto c' è un aumento medio offerto dal governo di 109 euro lordi per ogni statale. Evidentemente considerati troppo pochi.

 

La responsabilità del pasticcio comunque, anche in questo caso, è condivisa con l' esecutivo giallo-fucsia. Il ministro grillino della Pubblica amministrazione Dadone ha deciso infatti di convocare i sindacati per il 10: sì, ma giusto poche ore prima della serrata prevista il 9. Tempo scaduto per la leader della Cisl Annamaria Furlan: «Il governo sa da tanto tempo che è dichiarato lo sciopero, la convocazione è arrivata solo domenica: peraltro una convocazione molto generica...».

FABIANA DADONE FABIANA DADONE

 

Rimpallo di responsabilità fra triplice e governo a parte, resta il tema dell' opportunità di uno stop al lavoro in un momento di grave sofferenza per tutta l' altra metà del cielo: l' intero comparto dei non garantiti. È qui dove ha puntato il dito Giorgia Meloni: «La scelta di Cgil, Cisl e Uil di confermare lo sciopero? È incomprensibile e indecente». Per la leader di FdI, che non disconosce le ragioni di chi denuncia lo stato di abbandono di alcuni settori, primo fra tutti quello sanitario, incrociare le braccia adesso «vuol dire, di fatto, offrire un alibi al governo per rallentare ogni trattativa e, cosa ancora più grave, significa alimentare lo scontro sociale tra chi nonostante tutto continua ad avere un reddito garantito e chi a causa del Covid ha perso ogni certezza».

 

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OCCASIONE PERSA Eppure non tutti i sindacati affrontano il nodo sociale legato alla questione pandemica allo stesso modo. Anzi, ce n' è uno fra i più rappresentativi che ha detto apertamente "no" alle modalità scelte dalla triplice: è l' Ugl, l' organizzazione vicina al destra-centro.

 

GIORGIA MELONI A QUARTA REPUBBLICA 1 GIORGIA MELONI A QUARTA REPUBBLICA 1

Nette le parole del segretario generale Paolo Capone, a partire proprio dall' istanza "sindacale" legata ai contratti: «Pur essendo legittima - spiega -, la richiesta del rinnovo dei contratti nazionali della Pa appare inopportuna in un periodo in cui l' intera economia è vicina al tracollo, considerato il rischio di perdere un milione di posti di lavoro nel settore privato». Incrociare le braccia proprio adesso è un atteggiamento che confligge con gli appelli alla solidarietà nazionale: «Non lo comprenderebbe nessuno - continua -.

 

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Si tratta di una rivendicazione salariale, proveniente peraltro da una categoria che non ha subito il disagio della cassa integrazione e che di certo non teme la perdita del lavoro». Ecco perché utilizzare la «leva conflittuale» viene letto come «un atto irresponsabile nei confronti del Paese».

 

maurizio landini maurizio landini

Cgil, Cisl e Uil, insomma, hanno perso l' ennesima occasione: «La pubblica amministrazione ha bisogno di uno scatto in avanti, di una staffetta generazionale e di una organizzazione del lavoro all' altezza di uno Stato moderno - conclude Capone -, ma tutto questo non si ottiene con uno sciopero». Al contrario. «Mai come in questa fase, occorre superare le logiche corporative e le barricate ideologiche nell' interesse di tutti i cittadini».

GIUSEPPE CONTE FABIANA DADONE GIUSEPPE CONTE FABIANA DADONE statali1 statali1

 

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