Flavia Guidi per www.vice.com/it
Dopo qualche settimana in cui ha giocato un ruolo defilato nel dibattito politico nazionale, Di Maio è riuscito a riprendersi la scena attraverso una polemica che dall'altro ieri tiene banco su giornali e social. Il 10 aprile, su Facebook ha pubblicato un post nel quale esordiva così: "L'Italia ha importato dalla Romania il 40 percento dei loro criminali."
L'affermazione serviva ad attaccare "la politica" che "non ha mai voluto far funzionare la giustizia," e per supportarla Di Maio allegava al post il video di un intervento del procuratore di Messina Sebastiano Ardita. Nel video, Ardita cita la percentuale riportata Di Maio e da quest'ultimo decontestualizzata: "Qualche tempo fa […]," dice, "il ministro rumeno, degli Interni se non sbaglio, ci comunicò che di tutti i mandati di cattura europei che riguardavano cittadini rumeni, il 40 percento proveniva dall'Italia."
Oltre ad essere un'affermazione estremamente vaga, si tratta di un numero che non è nuovo. A riportarlo era stato nel 2009 l'allora Ministro della giustizia romeno, al quale era stata attribuita la frase secondo cui "sul territorio italiano si trova il 40percento dei romeni ricercati con mandato internazionale."
Come spiegato chiaramente su Il Post, ci sono diversi problemi che rendono questa cifra inverosimile: prima di tutto un errore nella traduzione (per cui non il soggetto non sono solo i cittadini romeni ma anche quegli stranieri ricercati dalle autorità romene); secondo, a guardare meglio i numeri, l'Italia accoglie il 40 percento dei cittadini romeni espatriati in tutta l'Unione Europea—dato che fa quella dei romeni la comunità più numerosa in Italia. Questo fa sì che messa la cifra in prospettiva, il 40 percento dei mandati di cattura non sia una cifra alta come può sembrare di primo acchito, soprattutto se si considera che i romeni in carcere in Italia non sono nettamente di più rispetto ai detenuti di altre nazioni.
Se l'Associazione Antigone è intervenuta per chiarire che oggi i detenuti romeni sono in calo, contro le parole del Vicepresidente della camera, oltre al PD, sono intervenuti anche l'ambasciatore romeno in Italia, molte associazioni romene e tanti romeni residenti in Italia.
Per approfondire la questione, ho deciso di rivolgermi a ragazzi e ragazze romeni che vivono in Italia, e ho chiesto loro come reagiscono a queste frasi.
MELANIA, 22 ANNI, IN ITALIA DA CIRCA 11 ANNI
VICE: A proposito di cittadini romeni nuovamente associati al crimine, come commenti?
Melania: Commento che più che queste dichiarazioni, mi offende il fatto che nessuno affronti questo tipo di razzismo nei nostri confronti se non quando il politico di turno dice la frase ad effetto. Lui ha detto una cazzata, ma non me ne frega niente che il dito venga puntato su di lui: offese del genere le riceviamo ogni giorno, in qualsiasi ambito, eppure questa problematica non viene affrontata.
Personalmente, tu stessa ti senti discriminata in quanto romena?
La cosa bella è che io neanche mi sento romena: ho vissuto metà della mia vita in Italia, non mi sento né carne né pesce. Eppure, assolutamente sì: finché la gente mi vede o mi sente parlare è gentilissima, poi quando si trova di fronte al mio cognome, succede che capiscano che non sono italiana, e vedo lo sguardo che cambia, si gelano. Io cerco di scherzarci su, ma un paio di volte mi ci sono impuntata e ho avuto seri problemi. Ovviamente sto generalizzando, ci sono anche quelli che capiscono che come loro hai due braccia, due occhi e due gambe e ti trattano in modo perfettamente normale.
Quali sono gli stereotipi che più comunemente vengono addossati ai romeni e quali sono quelli che ti offendono di più?
Che siamo tutti contadini, rubiamo, ci sposiamo i vecchi, che siamo tutti ubriaconi—su quest'ultimo ci scherzo spesso perché in effetti è vero che ho una resistenza all'alcol incredibile. A parte gli stereotipi, la cosa che mi fa uscire di testa è quando mi dicono che siamo extracomunitari, perché è doppiamente da ignoranti.
Credi che le cose stiano migliorando?
Credo proprio di sì, per il semplice fatto che i giovani si stanno incuriosendo. Conosco sempre più persone che visitano la Romania, quando tornano la raccontano, e magari ci si apre un po'. Anche a livello aziendale, lavorativo, non siamo più relegati esclusivamente a determinati ruoli. Io mi ricordo che quando ero arrivata in Italia la stessa cosa c'era per gli albanesi, ieri erano loro e oggi siamo noi, purtroppo va così, credo sia inevitabile.
CLAUDIU, 26 ANNI, IN ITALIA DA 18 ANNI
VICE: Hai passato la maggior parte della tua vita in Italia. Dichiarazioni del genere ti infastidiscono più in quanto romeno o in quanto italiano?
Claudiu: Mi infastidiscono da entrambi i lati: in quanto romeno mi fanno arrabbiare perché so qual è la situazione: le persone che vengono qua sono per la maggior parte persone povere, vengono dalla campagna, ovvio che ci sono dei problemi ma ignorare i contesti che li creano vuol dire essere ignoranti. In quanto italiano, poi, perché le polemiche del genere fanno breccia su determinate persone: quelle meno istruite.
Per te come è stata l'integrazione?
Abbastanza difficile, soprattutto perché non conoscevo la lingua. Sono andato a scuola in un paesino abbastanza piccolo, nella mia scuola c'erano solo tre stranieri. Devo dire che gli insegnanti mi hanno aiutato tantissimo, e con il tempo le cose sono nettamente migliorate.
Credi che per un bambino che arriva oggi le cose siano più facili?
Credo che gli italiani siano più abituati agli stranieri, non è più come vent'anni fa. Ovviamente la cosa varia di paese in paese, l'Italia è molto diversa, ma in mia esperienza la percezione dei romeni, e degli stranieri in generale, è un po' cambiata. Se prima eravamo tutti ladri e criminali, oggi almeno si accetta che esistono delle eccezioni.
Ci sono dei periodi, in seguito a fatti di cronaca o a dichiarazioni di politici, in cui è più difficile essere romeno in Italia?
Quello sì, magari ci sono periodi in cui le cose sono più difficili, in cui vieni guardato con più sospetto e percepisci un maggiore astio. Ma ripeto, odio le generalizzazioni, dipende da persona a persona.
MIHAI, 26 ANNI, IN ITALIA DA PIÙ DI 13 ANNI
VICE: Qual è la prima cosa che hai pensato leggendo la dichiarazione di Di Maio?
Mihai: La prima cosa che ho pensato, sinceramente, è stata chiedermi da dove provengono questi dati. Se così stanno le cose, che presentasse delle prove. Per il resto dico la solita cosa: non è giusto generalizzare. Non posso negare che ci sono dei delinquenti, ma gli altri non hanno nulla da nascondere.
Eppure dichiarazioni di questo genere sparate senza alcuna prova non sono una novità.
Assolutamente, e infatti la seconda reazione è che ovviamente queste dichiarazioni mi infastidiscono. Mi sento personalmente attaccato ma credo che la chiave sia capire il contesto in cui vengono fatte: se un politico spara a zero contro qualcuno, generalizzando, è pura propaganda e a quel punto diventi uno strumento e non puoi prendertela sul personale. Non che questo renda le cose migliori, a livello politico è un casino.
E a livello sociale, invece? Nella vita di tutti i giorni hai mai avuto problemi di integrazione?
Per quanto mi riguarda, in Italia mi sono inserito perfettamente. La stragrande maggioranza dei miei amici sono italiani, e anzi mi sembra anche strano dirlo perché non attribuisco loro una nazionalità diversa dalla mia. Sono stato fortunato perché sono venuto in Italia che ero un ragazzino, qua ho fatto le scuole e non ho mai avuto alcun problema. Magari in situazioni diverse sarebbe stato più complicato, la mia famiglia per esempio è molto meno "italianizzata" di quanto lo sono io.
E invece i romeni come vedono l'Italia?
Credo che lo vedano con un bel paese, a livello economico e culturale. Non nel senso di un paese in cui ci si diverte e basta, nel senso di un paese con una storia e che offre delle opportunità.
BIANCA, 23 ANNI, IN ITALIA DA 12 ANNI
VICE: Quante volte nella vita hai sentito dichiarazioni tipo quella di Di Maio?
Bianca: Nel mio gruppo universitario spesso ci scappa la battuta, ma lo facciamo per ridere. Personalmente forse sono fortunata, non mi sono mai sentita dire cose del genere. Non che siano cose che non si dicono, ogni tanto un atteggiamento molto sospettoso nei miei confronti c'è, ma nella mia vita quotidiana e nel mio contesto sociale mi è sempre andata bene.
Credi che le cose stiano stiano migliorando?
Non mi ricordo come erano le cose quando sono arrivata dalla Romania: un po' perché facevo le medie e i miei genitori magari tendevano a proteggermi, un po' perché quando sei un ragazzino alcune cose non le noti nemmeno.
Però, ad esempio, la Romania non era nella Comunità Europea e anche in termini di documenti necessari per i miei è stato molto più difficile. Quindi sì, credo che le cose siano migliorate e continueranno a migliorare, mi sembra inevitabile.
In Romania che si dice degli Italiani?
Solo i miei nonni sono rimasti in Romania, tutti gli altri sono sparsi per l'Europa. Siete un popolo abbastanza rispettato, esattamente il contrario di come gli italiani vedono i romeni. Non siamo tutti uguali, ci sono delle bravissime persone e la Romania sta davvero cercando di farsi valere, questo vorrei che fosse, per quanto scontato, il messaggio che passa.