Estratto dell’articolo di Alice D’Este per www.corriere.it
La questione orso, dopo l’uccisione del povero Andrea Papi, domina le cronache del Nordest. Ma in Veneto c’è un’altra emergenza che riguarda il difficile equilibrio tra uomo, ambiente e fauna selvatica: si chiama cinghiale. Presenza sempre più invasiva nei Colli Euganei, nel Padovano, dove l’animale è tornato perché lo ha reintrodotto illegalmente l’uomo. Questa è l’opinione di tutti, anche se nessuno la ufficializza: qualcuno parla di migrazioni autonome degli animali dopo una reintroduzione (illegale anch’essa) nella zona dell’Appennino, qualcun altro di un’azione diretta di bracconieri attivi sui colli.
I primi segnali del ritorno degli ungulati sono stati notati dall’Ente Parco nel 2007. E oggi, 16 anni dopo, gli animali sono diventati un problema di carattere sanitario oltre che la causa di molti incidenti stradali (almeno 20 nel 2022) e un danno economico enorme per le sole colture che arriva a superare i 400 mila euro ogni anno.
«Il problema nasce dal fatto che l’introduzione non è avvenuta con la specie autoctona, quella del cinghiale italico che viveva nei nostri boschi nel 1600 - spiega Riccardo Masin, presidente dell’Ente Parco Colli Euganei - quello che è stato reintrodotto è il cinghiale est europeo, che ha una parte di dna più vicina al suino e oltre ad essere di dimensioni quasi doppie rispetto a quella autoctona ha una capacità riproduttiva molto maggiore».
Nella pratica: una femmina adulta di cinghiale italico generava in media 2-3 cuccioli, una femmina adulta della specie in questione arriva a 8 o 9 con regolarità ogni anno. «Le condizioni favorevoli a livello alimentare hanno portato ad una maggiore riproduttività anche in esemplari più giovani - continua Masin -. Con l’attività venatoria bloccata fino al 2017 sono praticamente vissuti in un paradiso terrestre. E la popolazione è diventata numerosa a tal punto da porre oggi un problema sanitario». Nel 2022 sono riemersi infatti diversi casi di peste suina in Piemonte e in Liguria, un caso nel Lazio. Per non parlare della capitale, di Roma, dove le tante scorribande di questi animali in piena città hanno fatto il giro mediatico del mondo.
[…] Già ad oggi, comunque, almeno secondo i conti di Coldiretti Veneto, la conta dei danni segna cifre rilevanti. Il dossier relativo al 2021 li quantificherebbe in un milione di euro. «I cinghiali - spiegano da Coldiretti - non si fermano più davanti a nulla, abbattono recinzioni, guadano fiumi e attraversano strade e autostrade».
Non solo: è quasi impossibile contarli in modo preciso. Le stime di Coldiretti parlano di più di 90 mila esemplari che scorrazzano nelle province venete. […] Che fare dunque? L’Ente Parco Colli Euganei, sostenuto (anche economicamente) dalla Regione ha attivato diverse attività di contenimento. «Gli abbattimenti nel 2021 sono stati di 2300 esemplari - spiega Masin - nel 2022 di 2800. Eliminare il problema, così, è però impossibile». I numeri però sono importanti, al punto che l’Ente ha immaginato una soluzione anche per lo smaltimento degli animali (che sarebbe stato complesso) facendo un accordo con un macello e attivando una filiera corta certificata con marchio per garantire la salubrità delle carni. Insomma, oggi i cinghiali abbattuti diventano salumi. «In questo modo rimettiamo nel mercato della carne certamente biologica - dice Masin - e 100% salubre, di alto pregio (abbiamo il marchio di qualità verificata dal 2022)».