1. SIAMO TUTTI SOTTO ATTACCO ANCHE DELLE «CYBER-BUFALE»
Antonio Borrelli per “il Giornale”
STRAGE DI PARIGI - FALSO TERRORISTA
Parigi, sangue e bufale. «Ci sono dei sopravvissuti all'interno. Stanno ammazzando tutti. Uno per uno. Fate presto!», si leggeva alle 23 in punto della notte.
Ma poi ci sono i fakes - come li chiamano oltreoceano - alcuni ingenui, altri strumentali.
Dalla mezzanotte del 14 novembre, poche ore dopo l' inizio dell' atto terroristico, il web impazzisce e una delle prime immagini a circolare è quella della band Eagles of Death Metal all' interno di un teatro colmo.
L' immagine viene presentata come il concerto al Bataclan poco prima della strage, ma in realtà si scopre essere stata scattata durante quattro giorni prima a Dublino. Il giorno successivo tutto il mondo è in cordoglio, si susseguono atti simbolici di vicinanza alla Francia. In tutto il mondo i principali monumenti si colorano di blu, bianco e rosso e tra questi spuntano anche l' Empire State Building di New York e le piramidi di Giza. Manco a dirlo, sono innumerevoli le pubblicazioni delle immagini, che però sono entrambe ritoccate. Il grattacielo americano, infatti, avrebbe poi spento l' illuminazione in segno di lutto, mentre i sepolcri egizi nella notte hanno brillato come sempre. Intanto Parigi si sveglia nel terrore, vengono chiusi musei e scuole.
Empire State Building diventa blu e verde
Puntuali si susseguono scatti di una capitale francese deserta. Ma ancora una volta si tratta di falsi. Sono momenti immortalati in svariate occasioni e lo si nota dalla vegetazione non certo autunnale. Siamo a domenica quando prosegue la caccia agli attentatori riusciti a fuggire prima del blitz delle teste di cuoio. Ed è su tantissimi schermi che circola l' immagine di un presunto kamikaze di Parigi che si sarebbe fatto una foto con un giubbotto antiproiettili addosso e il corano in mano. Peccato che dopo qualche ora esce fuori che l' uomo è un critico di videogiochi, che aveva pubblicato una foto mentre aveva in mano il suo Ipad e che ora vuole far causa alle tv di mezzo mondo.
FALSA PIRAMIDE GIZA ILLUMINATA PER PARIGI
È questa una delle più gravi bufale, non solo perché accuratamente ritoccata, ma perché indice della volontà di ignoti di creare ulteriore panico. Il lunedì successivo, alla notizia del bombardamento degli aerei francesi sulla roccaforte dell' Isis Raqqa, spuntano immagini dei missili con su scritto «From Paris With Love». In realtà la foto non ha nulla a che fare coi fatti di queste ore ma proviene da una pagina satirica che ironizza sull' esercito americano.
Ma i creatori seriali di bufale puntano anche sulla commozione, come nel caso dello struggente sms inviato alla madre dalla ragazza italiana presente allo stadio o come la storia inventata della donna scampata a tre attentati: dopo Sandy Hook nel 2012 e Boston nel 2013, sopravvissuta anche agli attacchi a Parigi. Ci sono infine i cortei e le provocazioni di dubbia provenienza, un evergreen della disinformazione ai tempi di internet: se da una parte circola la foto del corteo di solidarietà in Germania (in realtà evento anti-immigrazione del 2014), dall' altra troviamo la festa a Gaza, con palestinesi che inneggiano agli attentatori (ma lo scatto risale al 2012 quando fu siglato un cessate il fuoco). In Francia, però, hanno ben presto compreso il pericolo e negli scorsi giorni «Le Monde» ha aperto una rubrica anti-bufala sui fatti di Parigi. Una lezione di giornalismo.
2. LA LINEA SOTTILE TRA NOTIZIE FALSE E VERE
HOLLANDE ALLO STADIO DURANTE ATTENTATI
Lettera di Maurizio Avogadro a il “Fatto Quotidiano”
La linea sottile tra notizie false e vere A pagina 11 del Fatto Quotidiano del 17 novembre la vostra Caterina Soffici smentisce, citando le molte voci infondate che sono circolate sui social e più in generale sul web, la toccante versione secondo la quale Zouheir, guardia di sicurezza allo Stade de France di religione musulmana, avrebbe sventato la carneficina all’interno dello stadio bloccando il terrorista all’ingresso. La stessa notizia, qui menzionata tra le bufale, viene ripresa come veritiera dallo stesso Marco Travaglio nella sua spalla.
Non mi sconvolge il fatto che possa essere dato un diverso peso alle fonti; ritengo però utile approfittare di questo spunto per riflettere sulle modalità con le quali le notizie giungono a noi: l’informazione è necessariamente mediata, e la catena si è allungata a tal punto da rendere spesso arduo distinguere le notizie vere da quelle false e da richiedere in ogni caso un “atto di fede” da parte dei lettori nei confronti di un organo di informazione;
prediligere la versione dei fatti data da una specifica testata o da uno specifico giornalista è ed è sempre stato un atto squisitamente politico. Sarebbe un po’ come dire che i lettori, anello finale della catena e impossibilitati nella maggior parte dei casi a verificare personalmente, sono in balia delle loro stesse convinzioni: qui risiede la criticità del ruolo de ll’informazione, che dovrebbe sempre essere cosciente delle proprie responsabilità e avere la buona fede come bussola.
Niente di più attuale nel desolante panorama dell’informazione del nostro Paese. Quanto a Zouheir, resta il dubbio: esiste o no, e ha oppure no salvato migliaia di persone?
La replica di Marco Travaglio
Della dinamica dettagliata degli attentati di Parigi, purtroppo, sappiamo ancora pochissimo. Fra le tante notizie che si erano diffuse ed erano state riprese da giornali italiani c’era anche quella di Zouheir, che poi – come ha scritto giustamente Caterina Soffici, mentre io non me ne sono accorto – è stata smentita. Resta assolutamente vero quello che affermavo, citando il suo caso (poi rivelatosi falso) e quello di un cameriere musulmano che ha salvato due vite in uno dei ristoranti colpiti dai terroristi (credo rivelatosi vero):
e cioè che le vittime del terrorismo jihadista sono di tutte le nazionalità e le religioni, dunque considerare l’Isis come una minaccia soltanto per la “civiltà ebraico-cristiana” è una colossale fesseria. E i passeggeri dell’aereo russo abbattuto nel Sinai? E i libanesi assassinati qualche giorno prima delle stragi di Parigi? E Ahmed Merabet, l’agente di scorta di Charb (direttore di Charlie Hebdo) falciato a gennaio dai terroristi a colpi di kalashnikov davanti alla redazione del giornale?