Susanna Nirenstein per "la Repubblica"
Il mondo è difficile. La vita è difficile. Fare l' artista anche, si ha bisogno di combattere contro mille mostri interni ed esterni. Per questo le menti creative spesso hanno delle superstizioni. E così la raffinata rivista per grandi scrittori e grandi lettori, la Paris Review fondata nel 1953, ha scritto del modo in cui nove famosi nomi della cultura e dello spettacolo hanno cercato la buona stella.
Charles Dickens (1812-1870) ad esempio: portava sempre con sé una bussola da marinaio e la usava ogni volta che andava a dormire, era convinto che se avesse tenuto il viso orientato verso il Nord la sua creatività ne sarebbe stata avvantaggiata.
La leggendaria Audrey Hepburn (1929-1993) invece aveva una fascinazione per il numero 55. Lo richiedeva sempre per il suo camerino, anche quando girò i classici Vacanze romane e Colazione da Tiffany.
Ella Fitzgerald (1917-1996) soffriva di panico da palcoscenico, così - lo ha raccontato il musicista e storico del jazz John Chilton, che suonava nella sua band - ogni volta che stava per entrare sulla scena ripeteva una serie di gesti fissi, una sorta di danza rituale.
Anche Gustav Mahler (1860-1911) aveva i suoi riti. Ad esempio non volle chiamare la sua nona sinfonia con il numero 9, la intitolò invece Das Lied von der Erde (la canzone della terra) perché alcuni compositori, e tra loro Beethoven e Schubert, morirono dopo aver finito le loro none sinfonie.
Isabel Allende ha tutta un' altra superstizione: ricorda sempre che la sua fortunata vita di scrittrice è iniziata l' 8 gennaio 1981 quando cominciò a scrivere il suo primo romanzo, La casa degli spiriti. Da allora inizia tutti i suoi nuovi libri l' 8 gennaio.
E per il seriosissimo James Joyce (1882-1941)? Lui, che era ansiosissimo sulla sorte del suo Ulisse su cui aveva lavorato così intensamente, scelse il suo compleanno, il 2 febbraio 1922, come giorno della pubblicazione. Due copie arrivarono a Parigi per quella data, una per se stesso e una per il suo libraio. Joyce si convinse che il successo fosse anche merito di quel 2 così fortunato.
Ludwig van Beethoven (1770-1827) si alzava all' alba e si metteva subito al lavoro.
Secondo il suo segretario, il caffè era l' elemento centrale della sua dieta, e lo preparava con un' attenzione metodica. Fu questa la routine maniacale che lo sostenne durante nove sinfonie, le trentadue sonate per piano e un' opera.
Infine, Pablo Picasso (1881-1973) non buttava mai via i suoi vecchi vestiti, i capelli tagliati e i pezzetti di unghia. Aveva paura che avrebbe voluto dire perdere parte della sua "essenza" e dunque della sua arte. Lo evitò accuratamente per tutta la vita.
antonio banderas nei panni di picasso pablo picasso