Pierluigi Panza per il Corriere della Sera
Nel 1994, quando il Codice Leicester di Leonardo da Vinci fu acquistato da Bill Gates per 30,8 milioni di dollari, parve una cifra insuperabile. Ora sappiamo che questi fogli (36 piegati in due e scritti su 72 facciate, 29 x 22 cm.) sono costati meno di un decimo del «Salvator mundi» battuto all' asta a New York una decina di giorni fa per 450 milioni di dollari. Un affare. Ma mentre il «Salvator mundi», nato a Milano, in Italia non c' è mai stato, il Codice Leicester, nato a Firenze, di tanto in tanto ritorna.
LEONARDO DA VINCI - SALVADOR MUNDI
I 360 disegni accompagnati da osservazioni di idraulica e studi sulla regolazione delle acque dell' Arno (oltre a note di geologia, paleontologia e astronomia) compresi in questo Codice erano già stati esposti a Venezia, Milano e Roma tra il 1995 e il 1996 e torneranno il prossimo anno a Firenze (già stati nel 1982) nella mostra «Il Codice Leicester di Leonardo da Vinci. L' Acqua Microscopio della Natura» (Uffizi, 29 ottobre 2018 - 20 gennaio 2019).
Il ritorno in Italia, ha spiegato il direttore degli Uffizi Eike Schmidt, è stato possibile grazie a un' intesa «alla quale si è lavorato dal 2015, quando il Codice fu esposto a Minneapolis». L' opera sarà in mostra in un progetto curato con il Museo Galilei sostenuto da Fondazione Cassa di Risparmio Firenze.
«Il Codice Leicester - ha aggiunto il direttore del Museo Galileo, Paolo Galluzzi - frutto dell' ormai acquisita maturità, mostra un Leonardo penetrante osservatore della Natura e offre una visione intrigante della vastità inaudita degli orizzonti esplorati dalla sua mente». Leonardo vergò queste pagine tra il 1504 e il 1508. Era il periodo nel quale effettuava studi di anatomia nell' Ospedale di Santa Maria Nuova ed era impegnato nel fallimentare affresco della «Battaglia di Anghiari» a Palazzo Vecchio. I fogli saranno collocati nell' Aula Magliabechiana degli Uffizi accompagnati da altri disegni di Leonardo e sussidi multimediali realizzati dal Museo Galileo. Il catalogo sarà pubblicato da Giunti.
Tra i codici dispersi dopo la morte dell' allievo Francesco Melzi (che li custodiva nella villa di Vaprio D' Adda), i fogli del Codice Leicester finirono nelle mani del filosofo-alchimista Giovanni Della Porta e poi in quelle di Giuseppe Ghezzi, allievo di Pietro da Cortona e primo segretario perpetuo dell' Accademia di San Luca a Roma. Nel 1717 - la leggenda vuole che le avesse ritrovate quasi casualmente in una cassa di vecchi libri - Ghezzi le vendette a Thomas Coke (1697-1759), primo conte di Leicester, membro del Parlamento di Norfolk, in Italia dal 1715 al 1718 per il suo Grand Tour.
Il conte tenne il manoscritto nella sua palladiana country-house di Holkham Hall, 25 mila acri ancora in mano agli eredi e aperta alle visite: dal 2006 si svolgono concerti open air anche con Sir Elton John. Nel Novecento finirono nella mani del petroliere miliardario americano Armand Hammer e queste carte presero il nome di Codice Hammer finché nel 1994, acquistate dal fondatore della Microsoft, riassunsero il vecchio nome.
Verrà a Firenze, per l' esposizione del suo «Codex Leicester» agli Uffizi, Bill Gates? «Al momento non sappiamo nulla, e quando lo sapremo non potremo dirlo pubblicamente, per ovvie questioni di riservatezza», ha chiosato Schmidt. Comunque il Codice Leicester torna in Italia per un po'. Per quanto riguarda il «Salvator mundi» nulla è dato sapere.