Fabio Poletti per “la Stampa”
Karim è morto a dieci anni. Voleva solo giocare con il cassonetto della Caritas che l' altra sera l' ha schiacciato. O forse cercava solo un paio di scarpe più belle delle ciabatte che aveva ai piedi anche martedì sera. A Boltiere, seimila abitanti, seicento migranti, pochi chilometri da Bergamo, dovunque si vada non si può non passare da via Monte Grappa, la strada che attraversa il paese.
Dietro a una cancellata sono rimasti il nastro bianco e rosso dei carabinieri che hanno sequestrato il cassonetto e un biglietto appeso dai bambini della scuola elementare che ieri è rimasta chiusa per lutto: «Ciao Karim non ti dimenticheremo».
Karim Bamba era il secondo di cinque figli di Valencine, arrivato dalla Costa d' Avorio 18 anni fa e Anna Maria Gambino, 37 anni originaria di Palermo. Lui era in Africa quando è scoppiato il Coronavirus e non è ancora riuscito a rientrare. Lei urla dietro la porta dell' appartamento al piano terra di un vicolo poco distante dal luogo della tragedia: «Lasciatemi stare, non voglio dire niente. Sono state scritte troppe bugie su di noi. Non è vero che mio figlio era senza scarpe...».
Sono i vicini a raccontare di questa famiglia in condizioni di indigenza assoluta.
Valencine lavora quando capita nei supermercati. Sua moglie è a casa coi cinque figli, Mohamed che ha 11 anni, Karim che ne aveva 10 e poi Aisha, Youssuf e Almari, tra i 7 e i 2 anni. La Caritas e i servizi sociali del Comune sono più di sei anni che li aiutano. Una vicina anziana alla finestra ricorda Karim e i suoi fratelli in giro per strada da soli: «Bambini scatenati. Certo che nella bella stagione li vedevamo andare in giro anche scalzi».
Le difficoltà della famiglia Dal vicolo esce una cugina del padre di Karim: «Anna è disperata, non riesce a farsi una ragione di questa disgrazia...». Il sindaco Osvaldo Palazzini parla di una famiglia molto bisognosa di assistenza: «Anni fa erano stati anche sfrattati. Li abbiamo messi in questa casa comunale. Non hanno mai pagato l' affitto, pagavamo noi le bollette, poi c' erano anche gli aiuti alimentari. Nessuno ha mai cercato di togliere i bambini a questa famiglia. A modo loro, con tutte le difficoltà, erano genitori premurosi. Gli avevamo fatto presente che il rischio c' era.
L' udienza rinviata A maggio avrebbe dovuto esserci un' udienza del Tribunale dei Minori per decidere se intervenire in qualche modo.
L' udienza è stata rinviata ad ottobre per il Coronavirus».
Il sindaco parla comunque di una famiglia che, superate le molte resistenze iniziali, aveva accettato di essere seguita dagli assistenti sociali. «Abbiamo cercato di non fargli mancare niente. Né aiuti alimentari né economici. Con il sostegno della Caritas gli facevamo arrivare anche dei vestiti. Per questo penso piuttosto a un gioco. Un tragico gioco di un bambino vivace finito in tragedia». È stata una passante che era andata a prendere la macchina al parcheggio lì davanti a vedere quelle due gambine oramai immobili che spuntavano dal cassonetto giallo. Ci sono voluti i vigili del fuoco per liberarlo.
Il medico legale ha stabilito che il bambino è morto schiacciato dalla porta basculante del cassonetto. Il magistrato di Bergamo Emanuele Marchisio ha disposto un' autopsia, ma non c' è dubbio che il bambino abbia fatto tutto da solo.
Dove c' era il cassonetto sono rimasti a terra vestiti, una borsa rossa, un paio di tappeti. L' indispensabile per chi non ce la fa in questo paesino con 600 migranti, molti dei quali lavorano nelle fabbrichette artigianali della zona o nelle aziende agricole qui intorno. Gianluca Farnataro è il coordinatore della Caritas. Il centro d' ascolto davanti allo spiazzo dove è morto Karim è chiuso per il Coronavirus: «La loro è una famiglia molto conosciuta in paese.
Sanno tutti che vivono in condizioni difficili. Prima della pandemia assistevamo una trentina di famiglie, adesso sono di più. Molti sono migranti. Ce ne sono tanti in questa zona».