Estratto dell’articolo di Francesca Del Vecchio per “La Stampa”
Nella vicenda di Ilaria Salis, la maestra milanese antifascista di 39 anni, detenuta in carcere a Budapest per una presunta aggressione a due neonazisti durante una manifestazione di estrema destra, ci sono diversi punti ancora oscuri. Non esiste, al momento, una prova inconfutabile della sua colpevolezza. Ed è su questo che la difesa della donna sta lavorando.
La detenzione preventiva
A Salis, detenuta preventivamente da quasi un anno nel carcere ungherese della capitale in regime di isolamento, sono stati negati per ben quattro volte gli arresti domiciliari nel Paese di residenza, come chiesto dai suoi difensori ungheresi.
Nella prima udienza a porte aperte del 29 gennaio - quella nella quale mezza Europa l'ha vista ammanettata e portata al guinzaglio da un'agente - i giudici hanno confermato la custodia cautelare in carcere e rinviato al 24 maggio. Prima di quella data, però, i suoi legali italiani e ungheresi potrebbero ripresentare la domanda per i domiciliari in Italia, almeno fino alla sentenza di primo grado. […]
Le aggressioni postume
Ilaria è ritenuta responsabile di «lesioni con pericolo di morte» ai danni di due neonazisti aggrediti a Budapest, tra il 9 e il 10 febbraio scorso, durante la commemorazione del "Tag der Ehre", Giorno dell'Onore, quando in Ungheria è permesso celebrare il battaglione nazista che nel ‘45 tentò di impedire l'assedio della città da parte dell'Armata Rossa.
Al momento dell'arresto - non in flagranza di reato - le venivano contestate quattro aggressioni ma le accuse per due di queste sono cadute poiché Salis non si trovava ancora in Ungheria in quei giorni. Salis è in carcere dall'11 febbraio 2023.
Pena sproporzionata
Per le lesioni riportate dai due neonazisti - dichiarate guaribili in 5/8 giorni - rischia fino a 24 anni di carcere. Ma si è sempre dichiarata innocente e per questo ha rifiutato la proposta della Procura di Budapest di patteggiare una condanna a 11 anni. «Sproporzionato - aveva detto il padre - visto che il massimo della pena per l'omicidio volontario è 12 anni».
Il filmato delle polemiche
La Procura ungherese ha acquisito un filmato della sicurezza di un ufficio postale nel quale si vede un gruppo di cinque persone che insegue due manifestanti di estrema destra. Quando i due cadono a terra, i cinque li colpiscono a calci e con un bastone. Nel video, i volti non sono riconoscibili e le vittime non sono mai state in grado di identificare gli aggressori. Anche se la perizia dell'antropologo attesta che non è possibile assicurare con certezza che la persona del video sia effettivamente Ilaria.
Il giallo dell'affiliazione
Oltre alle accuse di aggressione, le autorità ungheresi accusano Salis di essere affiliata della "Banda del Martello", un gruppo fondato a Lipsia, in Germania, nel 2017 con l'esplicita «finalità di assaltare militanti fascisti o di ideologia nazista». Ilaria ha sempre negato, tramite i suoi avvocati, di farne parte. Come confermerebbe il fatto che dagli atti d'indagine tedeschi sulla banda, il nome di Salis non figuri mai.
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