Sara Gandolfi per il “Corriere della Sera”
Ucciso, perché «occidentale». Il cooperante italiano Cesare Tavella, 51 anni, ha trovato la morte così, ieri (19 ora locale) a Dacca, capitale del Bangladesh. E’ stato freddato nel quartiere diplomatico di Gulshan da tre uomini armati che lo hanno affiancato in moto e crivellato di colpi. L’Isis ha subito «firmato» l’assassinio e poco dopo il capo della Farnesina, Paolo Gentiloni, ha confermato l’omicidio: «Stiamo lavorando per verificare l’attendibilità della rivendicazione», ha detto il ministro degli Esteri.
CESARE TAVELLA COOPERANTE DACCA ISIS
Il motivo dell’agguato, secondo Rita Katz, direttore del sito di intelligence Site, su cui è apparsa la rivendicazione, sarebbe banale e feroce insieme. Tavella era «occidentale»: «In un’operazione speciale dei soldati del Califfato in Bangladesh, una pattuglia di sicurezza ha preso di mira lo spregevole crociato Cesare Tavella dopo averlo seguito in una strada di Dacca, dove gli è stato sparato a morte con armi silenziate, sia lode a Dio — è scritto nella rivendicazione —. Ai membri della coalizione crociata diciamo: non sarete sicuri nelle terre dei musulmani. È solo la prima goccia di pioggia».
Proprio ieri, il Foreign Office britannico aveva messo in guardia i propri connazionali da possibili attacchi di matrice terroristica, riferendo di «informazioni affidabili». Un’allerta ben nota ai diplomatici sul posto, che, ad esempio, avevano consigliato alla squadra australiana di cricket, attesa domenica per un tour nel Paese, di rinviare la partenza.
Tavella, secondo le prime ricostruzioni, stava facendo jogging quando è stato raggiunto da almeno tre colpi d’arma da fuoco, che lo hanno raggiunto all’addome, alla mano destra e al gomito sinistro. Soccorso da alcuni passanti, è arrivato già senza vita allo United Hospital di Dacca. Non lo ha salvato dalla furia omicida il suo curriculum di cooperante di lungo corso, o forse è stato ucciso proprio per questo. Lavorava nel campo degli aiuti allo sviluppo rurale e della sicurezza alimentare dal 1993, e attualmente era project manager di una Ong olandese «interreligiosa», Icco Cooperation.
Un attacco premeditato, secondo il portavoce della polizia locale, Muntasirul Islam, che però non ha voluto per ora collegare l’aggressione ad alcun gruppo estremista autoctono. In Bangladesh, Stato a maggioranza musulmana ma istituzionalmente laico, c’è una forte presenza di islamisti radicali. Tra febbraio e agosto quattro blogger, sono stati uccisi per mano di integralisti islamici, attacchi attribuiti dalla polizia al gruppo Ansarullah Bangla Team, che nel 2013 aveva diffuso una lista con i nomi di 84 blogger da «punire con la morte» (9 già assassinati).
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Gli osservatori sul posto da tempo denunciano lo strapotere economico dell’Islam radicale. Secondo Abul Barkat, professore di economia all’ Università di Dacca, il partito Jamaat-e-Islami, fuorilegge dal 2013, ha creato «uno stato dentro lo stato» e «un’economia dentro l’economia», in tutti i settori del Paese, dalle grandi istituzioni finanziarie alle agenzie di micro-credito, dalle madrasse ai mass media. Un impero da 278 milioni di dollari l’anno.