Faceva troppe domande. Per questo, Mohamed Abdallah, capo del sindacato egiziano degli ambulanti, avrebbe consegnato agli uomini degli Interni del Paese africano il ricercatore italiano Giulio Regeni, scomparso lo scorso 25 gennaio al Cairo e trovato morto il 3 febbraio successivo.
Il capo del sindacato degli ambulanti lo afferma in un' intervista all' edizione araba dell' Huffington Post (ripresa su L'Espresso da Brahim Maarad, giornalista bilingue), nella quale ammette di essere un informatore dei servizi segreti e di aver consegnato Regeni agli uomini che rispondono al presidente Al Sisi perché, secondo lui, sarebbero state anomale le ricerche e le richieste del ricercatore italiano.
Sì, l' ho denunciato e l' ho consegnato agli Interni e ogni buon egiziano, al mio posto, avrebbe fatto lo stesso - racconta Mohamed Abdallah -. Siamo noi che collaboriamo con il ministero degli Interni. Solo loro si occupano di noi ed è automatica la nostra appartenenza a loro. Quando viene un poliziotto a festeggiare con noi a un nostro matrimonio, mi dà più prestigio nella mia zona.
A proposito dei contatti con il ricercatore italiano, precisa: L' ultima volta che l' ho sentito al telefono è stato il 22 gennaio, ho registrato la chiamata e l' ho spedita agli Interni. Siamo tre giorni prima della scomparsa di Regeni. Mohamed Abdallah non racconta che cosa si diceva in quella telefonata, ma aggiunge che trova illogico e strano che uno studente di Cambridge, che conduce una ricerca sui sindacati autonomi egiziani, rivolga domande agli ambulanti sugli stessi sindacati.
È illogico che un ricercatore straniero si occupi dei problemi degli ambulanti se non lo fa il ministero degli Interni afferma Abdallah nell' intervista all' Huffington Post . Quindi azzarda una sibillina ipotesi su chi possa essere il responsabile dell' omicidio di Giulio Regeni. Quando io l' ho segnalato ai servizi di sicurezza, facendo saltare la sua copertura - immagina - lo avranno ucciso le persone che lo hanno mandato qua.