Caro Merlo, davvero opportuno il ricordo di Leonardo Del Vecchio, anzi Bel Vecchio, grande imprenditore e innovatore. Al di là della destinazione delle ricchezze, stimate in 25 miliardi di dollari, è importante sapere che gli eredi in Germania pagherebbero un'imposta di successione pari al 30%, negli Usa e in Gran Bretagna il 40%, in Francia il 45%. In Italia il 4%.
Giuseppe Como - Milano
Risposta di Francesco Merlo
Queste percentuali non raccontano solo di una bella generosità del fisco italiano che, addirittura, nelle eredità sotto il milione di euro, non prevede alcuna tassa per i parenti. Ma dietro questa generosità si nasconde anche la demagogia.
Quando infatti Enrico Letta, nel maggio del 2021, propose di aumentare la tassa, ma solo per le eredità superiori ai 5 milioni di euro (vale a dire, appena l'un per cento degli italiani), e finanziare la formazione dei neomaggiorenni con una dote di 10mila euro, il centrodestra insorse unanime: "La sinistra vuole mettere le mani nelle tasche degli italiani". E Mario Draghi, davanti a una delle prime turbolenze del suo governo, se la cavò così: "Questo non è il momento di prendere i soldi dai cittadini, ma di darli". In realtà, come il caso Del Vecchio illustra bene, in Italia i cittadini agevolati sono soprattutto quelli che non ne hanno bisogno.
LA FORTUNA NELLA CULLA
Michele Serra per “la Repubblica”
L IMPERO DI LEONARDO DEL VECCHIO
L'eredità di Leonardo Del Vecchio, anche per la sua favolosa consistenza - stiamo parlando di miliardi di euro - è destinata ad alimentare infinite chiacchiere e illazioni: sei figli da tre donne diverse, mogli, ex mogli, compagne, costituiscono un notevole rebus ereditario. Risulta che il defunto, evidentemente persona di grande misura, abbia lasciato disposizioni eque e precise (come non molti uomini ricchi, e dalla vita movimentata, sono stati capaci di fare), in modo da mettere gli eredi al riparo da ogni possibile dissidio e ogni possibile gossip.
Rimane sullo sfondo la vera domanda che questi colossali passaggi di fortune suscitano: che rapporto c'è tra il merito individuale, il valore professionale, e il vincolo familiare? Posto che (sia detto con tutto il rispetto per i protagonisti) di sei figli un paio siano geniali, un paio un po' meno, un paio ancora meno, in conseguenza di quale merito ereditano, tutti assieme, un impero? Si capisce che le esigenze di integrità aziendale e patrimoniale richiedono la debita protezione, così che non si disperda il lascito.
Risulta però macroscopica, nonché irrimediabile, la differenza di nascita tra il figlio del miliardario e il figlio del povero cristo, del tutto indipendentemente dalle qualità personali. Si parlò molto, qualche anno fa, di uno studio di due economisti di Bankitalia, Barone e Mocetti, dal quale sortiva che a Firenze le famiglie oggi più ricche sono le stesse del Rinascimento (più o meno 25 generazioni fa). Questo fa supporre che in futuro il Paese più civile, nonché il più dinamico socialmente, con ogni probabilità sarà quello in cui le tasse di successione sono più alte.