Andrea Tarquini per "www.repubblica.it"
Unico Paese europeo industrializzato importante, la Svezia va controcorrente sull'emergenza coronavirus, in modo che a molti nel mondo appare pericoloso e irresponsabile. Scuole chiuse solo per studenti da 16 anni in su, università chiuse, divieti di assembramenti oltre 500 persone, ma poi nient'altro.
E come ha scritto da Göteborg, seconda città della prima potenza del Nord, una ragazza italiana firmandosi "Haifa", gli italiani residenti in Svezia che si sono messi in quarantena volontaria vengono derisi dagli svedesi con frasi ai limiti del razzismo. Tipo "noi non siamo come voi, non ci accadrà nulla", fino ad accuse di essere untori, sempre secondo la email rella ragazza.
La maggioranza degli uffici restano aperti, quindi a Stoccolma e nelle altre città, bus, tram e la fitta rete di metropolitana della capitale sono pieni alle ore di punta. In quello che il Financial Times non senza critiche ha definito "esperimento sanitario unico al mondo", non è stata varata nessuna misura restrittiva simile a quella degli altri Paesi industriali del mondo.
Il direttore della Sanità pubblica, Johan Carlson, ha difeso questo sorprendente approccio affermando che "non si possono varare misure draconiane che hanno un impatto limitato sull'epidemia ma abbattono le funzioni sociali". L´approccio svedese, singolarmente, evoca la posizione iniziale del premier britannico Boris Johnson e del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, sebbene a Stoccolma sia al potere un governo a guida di sinistra.
Carlson ha comunque ammesso che il numero medio annuale di morti in Svezia, circa 90mila, "salirebbe in caso significativo in caso di un dilagare dell'epidemia e di sovraccarico delle strutture sanitarie". Il rischio - altro fatto contraddittorio - non viene escluso, tanto che le potenti forze armate hanno allestito in corsa ospedali da campo per i futuri eventuali contagiati. Al momento i positivi sono circa duemila e le vittime 33. L'epidemiologo di Stato Anders Tegnell parla di "situazione ancora gestibile". Ma la situazione mondiale fa pensare a un assurdo, pericolosissimo errore del Paese del modello nordico.
Scrive "Haifa" da Göteborg: "Quindici giorni fa abbiamo ricevuto la notizia che un collega svedese del mio ragazzo era positivo, allora ci siamo messi in quarantena volontaria. Il mio ragazzo lavora in una joint venture con italiani svedesi e turchi. Attualmente molti italiani residenti in Svezia hanno deciso di lavorare da casa", ma nonostante il governo abbia raccomandato lo smart working a chi può svolgerlo "questa nostra decisione viene giudicata eccessiva, c'è chi ci dà degli untori, dicono che gli svedesi non sono come noi e non succederà nulla".
Continua la testimonianza: "Cosa vuol dire non essere come noi? Cosa ha provocato questo razzismo contro di noi? La situazione ci spaventa, siamo terrorizzati pensando a un possibile decollo dell´epidemia, anche considerando il poco numero di terapie intensive a disposizione.
Scuole fino ai 16 anni, bar ristoranti e palestre, non siamo preoccupati, siamo semplicemente terrorizzati". La scelta svedese è opposta anche a quella di altri paesi nordici: la Finlandia ha isolato l´intera regione della capitale Helsinki (Uusimaa) dal resto del territorio nazionale.
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