Estratto dell’articolo di Valeria Pacelli per “il Fatto Quotidiano”
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La Procura di Roma sta ancora cercando di capire chi accedeva a quel tipo di informazioni, mentre il presunto ponte tra chi indaga e chi è indagato è stato individuato. Per i pm Paolo Ielo e Stefano Rocco Fava si tratta di Francesco Sarcina, fino a poco fa all' Aisi, i servizi segreti interni.
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Per capire questa storia però bisogna fare un passo indietro e andare a Messina, che pure indaga su Calafiore e Amara. Qui, Calafiore rivela di aver avuto notizie riservate da Amara, che a sua volta le aveva avute "dalla Guardia di finanza". "Ambienti romani - dice Calafiore -. Amara mi ha fatto anche vedere le vostre c.n.r".
Ossia le comunicazioni delle notizie di reato. Proprio mentre le indagini erano in corso.
Sarebbero tre le informative di polizia giudiziaria tra Roma e Messina finite in mano ai due legali e conservate in pen drive e pc di cui poi si erano sbarazzati, gettandoli nel Tevere. Erano documenti preziosi che consentivano agli indagati di prevedere perquisizioni ma anche di raccogliere elementi utili per difendersi.
Anche l' ex legale dell' Eni, Piero Amara, ammette i contatti con l' agente Sarcina. Il 17 luglio 2018 racconta ai pm che i tre si erano visti a Roma tre o quattro volte. L' appuntamento era in un convento in via Druso, a pochi passi dal Colosseo. Qui aveva consegnato all' uomo dell' Aisi 30 mila euro (soldi che - sospettano gli investigatori - potrebbero esser andati ad altri): "Ci disse che ci avrebbe tolto dai guai sia per l' indagine di Messina sia per quelle di Roma avvalendosi di suoi uomini". E così il vile denaro entrava nel convento, dove, come racconta Calafiore il 18 luglio 2018, i due venivano "introdotti da una suora".
Calafiore Longo Maurizio Musco nella stanza del pm
Quando gli investigatori si presentano nel convento, la donna, infatti, mostra loro il proprio telefonino: Sarcina era registrato come "Franco maresciallo". Poi è stato Calafiore a riconoscerlo in foto.
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Scrive il gip: "L' indagato ha contatti con persone ancora da identificare le quali violando il segreto d' ufficio, gli hanno messo a disposizione le informative di polizia giudiziaria prima ancora del loro deposito".
Proprio sulla mano che allungava le informative a Sarcina si concentrano le indagini dei magistrati: il primo sospetto è che si tratti di qualcuno interno alla Finanza, di un livello tale da conoscere le attività investigative di Roma e di Messina. Seconda pista (per ora poco accreditata), è che dietro ci sia un informatico talmente abile da riuscire a installare un virus nei pc di chi conduce le indagini.
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