Francesca De Martino per “il Messaggero”
Avrebbe fatto spogliare quattro pazienti minorenni tra le mura del suo studio privato, a pochi passi dalla Basilica di San Giovanni in Laterano, e le avrebbe tranquillizzate dicendo che era un passaggio necessario della terapia per curare i dolori alla schiena. Ma poi, secondo l'accusa, un medico posturologo 71enne avrebbe approfittato della situazione per andare oltre la classica visita di routine, tanto da fare alle ragazzine dei massaggi intimi «insidiosi» e abusare di loro, in alcuni casi anche in presenza dei genitori.
Ieri, per questi fatti, Roberto Giacomozzi è stato condannato a 8 anni di carcere dal Tribunale di Roma. Il collegio ha poi stabilito che l'imputato non potrà esercitare la professione medica per 5 anni. Il pm Delio Spagnolo, che contestava al professionista la violenza sessuale, a marzo scorso aveva chiesto ai giudici di infliggere una pena di 10 anni di reclusione. Il 71enne dovrà poi risarcire le vittime - costituite parte civile con gli avvocati Gabriele D'Urso, Eleonora Grimaldi e Fabiana Romoli - con una provvisionale complessiva di quasi 140mila euro.
I FATTI
Gli episodi contestati dalla Procura si sarebbero consumati tra il 2011 e il 2015. Si tratta di casi distinti, ma dal copione quasi identico. Tutto sarebbe avvenuto nello studio privato del medico posturologo, in via Sannio, a San Giovanni. Le vittime, che all'epoca dei fatti avevano tra gli 11 e i 15 anni, per l'accusa, si erano presentate in periodi diversi nell'ambulatorio per correggere dei problemi di postura. Si erano fatte accompagnare dai genitori. Il 71enne, in base a quanto si legge nel capo d'imputazione, avrebbe «abusato della sua qualità di medico posturologo, in più sedute di manipolazione osteopatica».
LE VITTIME
A inizio visita, avrebbe fatto spogliare le ragazzine, facendole rimanere solo con gli slip «per fini non attinenti all'attività terapeutica», annotano i magistrati negli atti. Ma non è tutto. Le avrebbe fatte sdraiare sul lettino e, partendo dalle spalle, l'imputato avrebbe spostato le mani sul petto delle ragazzine, «con violenza consistita nella repentinità della condotta che superava in ogni singola occasione la contraria volontà della vittima» tanto da costringerla a «subire atti sessuali», annotano i magistrati nel capo di imputazione.
«Mi graffiava, aveva le unghie lunghe», aveva raccontato agli inquirenti una delle adolescenti. In alcuni casi, in studio sarebbero stati presenti anche i genitori delle minorenni che non si sarebbero accorti degli abusi. Secondo quanto aveva aggiunto il magistrato nel corso della requisitoria, in un'occasione l'uomo sarebbe riuscito a coprire la visuale mettendosi davanti a loro, così da non far notare tutte le attività della terapia concentrate nella parte inferiore del corpo.
LA RICHIESTA
Un'altra vittima, invece, in base a quanto emerso dalla sua testimonianza, aveva confidato alla madre l'imbarazzo di doversi mostrare senza maglia al medico e, così, le avrebbe chiesto di domandare al dottore se avesse potuto indossare almeno un top. Richiesta che il professionista, a dire della giovane, avrebbe rifiutato perché d'ostacolo al buon esito della seduta. Per la difesa, le manovre dell'imputato sarebbero state di natura tecnica e, di conseguenza, necessarie a risolvere i problemi posturali delle giovani. Ma, secondo quanto aveva evidenziato il pm Spagnolo al Tribunale in sede di discussione, quelle «manovre» non avrebbero dovuto prevedere movimenti così invasivi sulle vittime.
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