Mauro Evangelisti per "Il Messaggero"
«La variante inglese sta correndo a una velocità superiore del 39 per cento rispetto alla versione originale di Sars-CoV-2» spiega l'ultima indagine del Ministero della Salute. Il dirigente Prevenzione, Gianni Rezza, ha disposto una nuova ricerca che vada a valutare la diffusione dell'inglese, della brasiliana e della sudafricana.
SCENARIO La prima, nei giorni scorsi, ha rilevato una presenza del 17,8 per cento della versione britannica. Da questa seconda ricerca, ramificata in tutte le regioni, è attesa una percentuale almeno doppia, anche perché tra un mese la variante inglese sarà prevalente. La sudafricana (che mette in difficoltà il vaccino) per ora è circoscritta in provincia di Bolzano, la brasiliana in Umbria. Questo scenario ha convinto il Ministero della Salute e le Regioni a organizzare un sistema di difesa più rigoroso. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, che punta moltissimo su una campagna di vaccinazione di massa per mettere in sicurezza il Paese, al contempo concorda sulla necessità di essere prudenti in questa fase di passaggio.
VARIANTE INGLESE CORONAVIRUS VIRUS COVID
Cosa succederà? Si lavora su due binari, anche se non c'è un provvedimento imminente: alcuni governatori, a partire da Bonaccini (Emilia-Romagna), propongono di far passare tutta l'Italia in fascia arancione (con misure ancora più incisive da fascia rossa nei fine settimana). La formula è stata sperimentata nel periodo natalizio. Oggettivamente, ha mantenuto bassa la curva dei contagi che poteva schizzare alle stelle nei giorni festivi più importanti dell'anno.
Non è il lockdown generale proposto dal professor Walter Ricciardi, ma una formula più leggera che, comunque, avrebbe una durata al massimo di tre settimane. Secondo binario: rivisitazione del sistema di vigilanza, del monitoraggio del virus che passa dall'Rt e da altri 21 indicatori. Istituto superiore di Sanità e Ministero della Salute sono al lavoro per comprendere se siano necessari dei correttivi di fronte alla variante inglese che ha una maggiore velocità di trasmissione. Una ipotesi è quella di abbassare ulteriormente gli indici che fanno scattare il colore arancione (oggi l'Rt a 1 più altri fattori) e il rosso (Rt a 1,25). Si potrebbe abbassare dello 0,1-0,2 i due valori limiti.
Il professor Rezza, nella conferenza stampa, ieri ha insistito su un'urgenza: dobbiamo dare la caccia alle varianti, isolarle ed evitare che si espandano in tutto il Paese. Non vale tanto per la inglese, che diventerà quella dominante (per fortuna non aggira il vaccino e non è più letale, anche se correndo più velocemente può causare molte vittime), ma per quelle brasiliana e sudafricana che possono essere ancora circoscritte.
COLORI Per questo si sta potenziando un sistema di controllo del territorio, un dialogo costante Ministero della Salute - Regioni, perché scatti puntuale l'allarme ogni qual volta ci siano anomalie nel numero dei contagi in un determinato territorio. Questa non è solo una ipotesi, ma un sistema già pronto. Tempestivamente, anche con il sostegno (o la pressione) del Ministero della Salute, se c'è una anomalia la Regione deve intervenire e delimitare con zone rosse le aree a rischio: sia un'intera provincia sia un singolo comune.
Ci sono già stati gli esempi recenti di Perugia, Pescara e Chieti, ma ciò che serve è un meccanismo quasi automatico, che non dipenda solo dal buon senso di un singolo governatore. Di fatto, sia la fascia arancione su tutto il Paese (se sarà confermato questo orientamento) sia le chiusure su scala comunale o provinciale saranno possibili anche se l'Rt, l'indice di trasmissione, risulterà essere sotto al livello critico di 1.
A mettere in discussione l'attuale sistema dei colori, non è solo il cambiamento di scenario determinato dalle varianti, ma anche i segnali che arrivano da alcune regioni. L'assessore alla Sanità dell'Emilia-Romagna, Raffaele Donini: «Lo sto dicendo da giorni, così non funziona, perché passiamo continuamente da giallo ad arancione e viceversa, senza risolvere il problema.
Di fatto il virus si sposta, semplicemente, da un'area all'altra del Paese». Questa tesi ieri è stata rilanciata anche dal presidente dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini (che è anche presidente delle Regioni) che ha spiegato, sostenuto da De Luca (Campania), Giani (Toscana) e Fontana (Lombardia): «Ho chiesto ai ministri Roberto Speranza e Mariastella Gelmini di valutare restrizioni omogenee per respingere questa nuova ondata».
Mauro Evangelisti per "Il Messaggero"
L'Rt, l'indice di trasmissione, è ancora sotto a 1 in Italia, sia pure di un soffio (0,99). C'è una Regione a rischio alto, l'Umbria. E solo Abruzzo, Emilia-Romagna, Marche, Bolzano e Umbria superano il limite critico di saturazione dei posti di terapia intensiva per Covid (30 per cento). Nessuna Regione è in fascia rossa perché gli indicatori del report settimanale non lo ritengono necessario. Limitandosi a questa sintesi, verrebbe da pensare che il coronavirus è sotto controllo.
Ma non è così: se ci fossero sufficienti dati, bisognerebbe realizzare un grafico con due linee. Una è stabile, pressoché piatta e rassicurante, ed è quella dei contagi per Sars-CoV-2 nella versione originale; l'altra è obliqua, sta schizzando verso l'alto e descrive la crescita delle varianti, in particolare quella inglese. Tra due o tre settimane la seconda linea sarà a un livello molto più elevato della prima, la variante inglese sarà dominante e dunque trascinerà verso l'alto i contagi, tenendo conto che ha una velocità di trasmissione più marcata del 39 per cento.
AGIRE TEMPESTIVAMENTE Avverte il professor Gianni Rezza, direttore Prevenzione del Ministero della Salute: «Dobbiamo agire molto tempestivamente e in modo aggressivo contro le varianti non ancora molto diffuse, ovvero la brasiliana e la sudafricana. Quindi all'interno delle regioni vanno fatte delle zone rosse. La Uk è più diffusa e diventerà dominate, ma dobbiamo fare di tutto per limitare le altre». Ancora: «Il sistema a fasce di colore per regioni ha funzionato anche se è migliorabile. Nelle ultime 24 ore abbiamo 15.479 positivi a fronte di 297mila test eseguiti: c'è una oscillazione naturale, ma la situazione sembra essere ad un livello più alto dei giorni precedenti.
I decessi sono 353 e ciò conferma che la coda è molto lunga. I dati ci dicono che c'è una controtendenza verso un iniziale aumento dei casi». Il livello di attenzione è alto e ieri il Comitato tecnico scientifico ha respinto la richiesta della Lombardia di aprire i ristoranti anche dopo le 18. Il report settimanale della cabina di regia (Ministero della Salute e Iss) ha avuto, dal punto di vista del cambio di colori, conseguenze meno traumatiche di quanto si prevedeva.
Lazio (Rt a 0,95, classe di rischio moderato, percentuale riempimento dei reparti sotto controllo) e Lombardia (anche qui Rt a 0,95) si sono salvati e restano in fascia gialla. Il passaggio a una categoria di chiusure più severe interessa invece, come atteso, l'Emilia-Romagna, che diventa arancione a causa di un Rt a 1,06. Passano in arancione anche la Campania (Rt a 1,16) e il Molise, che sta già affrontando la diffusione della variante inglese e che ha l'Rt più alto di tutti, a 1,4 (evita la zona rossa, solo perché l'indice, nel suo valore più basso, è sotto 1,25; per ora gli ospedali stanno tenendo, anche se dal Cardarelli di Campobasso arrivano segnali di sofferenza e due pazienti di terapia intensiva sono stati trasportati a Grosseto).
Restano in arancione Liguria, Toscana, Abruzzo (dove però ci sono limitazioni a Pescara e Chieti), Umbria (ma è blindata la provincia di Perugia) e le province autonome di Trento e di Bolzano (in quest' ultima il presidente ha deciso una serie di limitazioni locali). Va detto che quasi tutte le Regioni hanno l'Rt sopra a 1 o appena sotto, valori bassi solo in Sicilia (0,73), Sardegna (0,77), Veneto (0,81) e Calabria (0,76). Svanisce l'ipotesi della Valle d'Aosta prima regione in fascia bianca perché l'incidenza è appena sopra i 50 casi ogni 100mila abitanti.
IL PEGGIORAMENTO La cabina di regia parla di «peggioramento nel livello generale del rischio». L'appello: «Si ribadisce, anche alla luce della circolazione di alcune varianti a maggiore trasmissibilità, di mantenere una drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone e le mobilità». In sintesi: vanno limitati al massimo gli incontri e si deve uscire di casa il meno possibile. Ancora: «Analogamente a quanto avviene in altri Paesi europei, si raccomanda il rafforzamento delle misure di contenimento su tutto il territorio nazionale».
Il professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, ha confermato che la variante inglese sta viaggiando con più intensità tra i bambini: «Nella popolazione pediatrica c'è un certo incremento nel numero dei casi, ma per evitare allarmismi bisogna dire che i dati disponibili nella letteratura medica ci indicano come, a fronte di un incremento dei pazienti pediatrici, non c'è evidenza di un peggioramento dei quadri clinici. Dati dimostrano che rispetto alla primavera scorsa il quadro clinico dei bambini è addirittura meno severo».
Conclusione del professor Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto superiore di sanità: «In Europa c'è una circolazione del virus in tutti i Paesi. In Italia si segnala una leggera ricrescita in corso, ma siamo in una posizione abbastanza favorevole rispetto all'incidenza di altri paesi. L'epidemia è soggetta ad ondate e quindi bisogna sempre avere grande attenzione. Non vogliamo fare allarmismo, ma dobbiamo essere consapevoli che siamo in una fase molto delicata».
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