Estratto dell’articolo di Vincenzo Savignano per "Avvenire"
La profonda crisi economica innescata dalla Prima guerra mondiale e l’inflazione galoppante negli anni '20 del XX secolo sono considerate da tutti gli storici le cause principali dell’ascesa in Germania del partito «nazionalsocialista dei lavoratori» e del conseguente insediamento del regime nazista. Un secolo dopo la Repubblica federale tedesca sta vivendo una crisi economica imprevista.
(...) La Repubblica federale tedesca è il Paese europeo che più di ogni altro sta pagando le conseguenze della guerra tra Russia ed Ucraina.
A livello politico la coalizione di governo, la prima tripartitica nella storia di questo Paese, sta vivendo una crisi d’identità. Socialdemocratici, verdi e liberali hanno rinunciato e continuano a rinunciare ad alcuni dei lori principi ed ideali per far fronte alla crisi causata dalla guerra in Ucraina e gli elettori guardano sempre con maggiore interesse alla destra ultranazionalista di Alternative für Deutschland, Afd.
«Noi non siamo più l’alternativa, ma la più grande realtà politica di questo Paese», ha esclamato recentemente, nel corso di uno dei suoi interventi al Bundestag la leader della ultradestra tedesca, Alice Weidel. Ex analista finanziaria, 44 anni, molto attenta ai social media e al loro utilizzo.
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E gli ultimi sondaggi stanno dando ragione a Weidel e al suo partito. Se si votasse oggi, secondo l’ultima rilevazione realizzata dalla tv pubblica Ard, il partito di destra Afd sarebbe il secondo partito in Germania: al livello federale, otterrebbe un sorprendente 19%, sorpassando la Spd del cancelliere Olaf Scholz, crollata al 17%, in grande difficoltà anche i Verdi (14%) e liberali della Fdp (6%); all’opposizione l’Unione Cdu/Csu tiene con il 29%. Ma a far riflettere e ad allarmare sono i dati relativi ai länder orientali, dove in media Afd otterrebbe oggi il 33% delle preferenze, in alcuni distretti della Turingia e della Sassonia, un elettore su due vota la destra: 48%.
Afd in Turingia da oltre due anni è monitorata e controllata dall’Ufficio federale per la protezione della Costituzione, il Verfassungsschutz, i servizi segreti interni che considerano il partito nel land come un’organizzazione estremista di destra.
Al leader della Afd della Turingia, Björn Höcke, ex insegnante di liceo, di recente è stata revocata l’immunità parlamentare e sarà processato per incitamento all’odio e per aver utilizzato simboli di organizzazioni anticostituzionali. In alcuni dei suoi comizi Höcke ha anche citato il motto delle formazioni naziste SA, Sturmabteilung, «Tutto per la Germania».
A comizi di Afd in Turingia e in Sassonia hanno partecipato anche rappresentanti dei Reichsbürger, un movimento politico messo al bando dal governo tedesco, ma che conta ancora migliaia di adepti ed iscritti in tutta la Germania. Questo movimento, formato da una vera e propria galassia di gruppi di estrema destra e neonazisti, si basa su di un’ideologia fondamentalmente antisemita, revisionista e antidemo-cratica, rifiuta la legittimità del moderno Stato federale e sostiene invece che continui a esistere il Deutsches Reich, nome ufficiale dello Stato tedesco dal 1871 al 1945. I rigurgiti estremisti ed insurrezionalisti che s’insinuano in Afd hanno sempre spinto tutti gli altri partiti politici a negare e a rifiutare ogni forma di collaborazione con la destra ultranazionalista.
La settimana scorsa in un convegno della Cdu a Berlino, il leader cristiano-democratico, Friederich Merz, ha ribadito che «non intende né ora né mai sedersi ad un tavolo con rappresentanti di Afd». Ma secondo analisti e media tedeschi, il tabù potrebbe presto essere rotto. «In Afd è in corso un processo di normalizzazione attraverso anche una nuova strategia di comunicazione», ha spiegato il settimanale Der Spiegel: « La crescita di Afd proseguirà e le prossime elezioni autunnali in Baviera e quelle europee del 2024 potrebbero rappresentare uno spartiacque nella storia della politica tedesca».
ALICE WEIDEL Alice Weidel Alice Weidel ALICE WEIDEL
alice weidel con la compagna sarah bossard alexander gauland alice weidel jorg meuthen