Dagoreport
Il no di Gabriele Albertini alla candidatura a sindaco di Milano è stato ben mascherato da affare coniugale e giustificato dall'opposizione della moglie ("Qualunque sarà la decisione, sarà una decisione di coppia"). Al netto delle questioni di tinello, l'ex sindaco ha avuto paura che la sua discesa in campo potesse mettere in moto, contro di lui, i poteri forti di Milano.
letizia moratti e gabriele albertini
Da Intesa a Bpm (che a piazza Duomo e dintorni è fortissima, con la guida del cattolica di sinistra Giuseppe Castagna) fino a Pirelli e Gruppo Bracco, sono tutti schierati al fianco di Beppe Sala.
Albertini ha chiesto consiglio all'ex Dg del comune di Milano, Stefano Parisi (tra l'altro sconfitto da Sala nel 2016 nella corsa a Palazzo Marino) ricevendo un parere senza appello: "Lascia perdere".
I sondaggi danno i due molto vicini nelle intenzioni di voto. Ma una presa di posizione dei gruppi di potere a favore di Beppe Sala farebbe saltare il banco e il mite Albertini rischierebbe - ne è consapevole - di andare incontro a una rovinosa sconfitta. Ai suoi, lo ha detto chiaramente: "Mi dispiacerebbe scendere in campo per essere sconfitto...".
il sindaco beppe sala e il comandante marco ciacci
Le forze politiche a suo sostegno, che un tempo spadroneggiavano a Milano, non sono più così solide. La corazzata Forza Italia oggi vivacchia intorno al 15% tra i meneghini. La Lega di Salvini, con ambizioni "nazionali", ha spostato il suo baricentro altrove. Morale della fava: il centrodestra non ha un santo a cui votarsi per presentare una candidatura decente.
Qualcuno ha suggerito di immolare Maurizio Lupi ma l'unico nome in grado di mettere tutti d'accordo (e di avere qualche chance di vittoria) è Letizia Moratti. Peccato che l'ex presidente della Rai, dopo aver raddrizzato la campagna vaccinale in Lombardia, ha altri piani: vuole diventare governatore al posto di Attilio Fontana.
letizia moratti e silvio berlusconi gabriele albertini e maurizio lupi