Estratto dell’articolo di Giuseppe Salvaggiulo per “La Stampa”
La Tunisia non è un Paese sicuro: non rispetta democrazia, stato di diritto, separazione dei poteri, diritti umani. Dopo il tribunale di Catania, è quello di Firenze ad assestare un colpo ancor più duro a uno dei pilastri della politica sull'immigrazione del governo Meloni.
Non solo, disapplicando il decreto emanato dopo la strage di Cutro, annulla l'espulsione di un migrante tunisino a cui il Viminale aveva negato lo status di rifugiato. Ma smonta in generale l'appeasement con l'autocrate Saied.
PIANTEDOSI - SALVINI - NORDIO - FOTOMONTAGGIO DEL FATTO QUOTIDIANO
La vicenda fiorentina nasce da un provvedimento della commissione prefettizia che aveva negato a un tunisino la protezione internazionale richiesta dopo l'approdo in Italia. Considerando la Tunisia un «Paese sicuro», il Viminale può infatti rifiutare la domanda di asilo senza una specifica motivazione ed espellere il migrante con «procedura accelerata», senza attendere la pronuncia definitiva della Cassazione.
La lista dei «Paesi sicuri» viene stilata e aggiornata periodicamente dal governo. La prima risale al 2019. Il governo Meloni l'ha aggiornata e ampliata a marzo, pochi giorni dopo la strage di Cutro.
Tra i «Paesi sicuri» c'è la Tunisia. Il più strategico nell'emergenza immigrazione […]. Tanto che la premier Giorgia Meloni ha sostenuto un Memorandum con finanziamenti per centinaia di milioni di euro. E pochi giorni fa il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha incontrato a Palermo il collega tunisino.
Ma la Tunisia è ancora un Paese sicuro, come sostiene il governo? No, sostiene il tribunale di Firenze, accogliendo il ricorso […]. Il migrante tunisino non si era dichiarato vittima di particolari persecuzioni, ma aveva posto una questione generale: «La grave crisi socioeconomica, sanitaria, idrica e alimentare, nonché l'involuzione autoritaria e la crisi politica in atto sono tali da rendere obsoleta la valutazione di sicurezza compiuta a marzo dal governo italiano».
Il tribunale di Firenze, da sempre tra i più avanzati in materia di immigrazione, si è posto innanzitutto una questione di competenza. Può un giudice sindacare la valutazione di sicurezza di un Paese fatta dal governo?
Risposta: non solo può, «ma deve». Perché è vero che l'Ue consente (non obbliga) di stilare liste di «Paesi sicuri» con regole semplificate e procedure accelerate, ma «il sacrificio dei diritti dei richiedenti asilo non esonera il giudice dal generale obbligo di verifica e motivazione in ordine ai profili di sicurezza del Paese […]».
Dunque, la lista non può essere arbitraria o fondata su convenienze politiche, ma deve essere stilata «all'esito di una procedura amministrativa e fondata su informazioni raccolte da fonti qualificate (come Onu e Consiglio d'Europa), e costantemente aggiornate». Ferma la «separazione dei poteri» e senza invadere la sfera politica, al giudice spetta «una garanzia di legalità supplementare» in ossequio a norme internazionali e costituzionali, che prevalgono sui decreti del governo.
I giudici, quindi, vivisezionano gli atti del governo. «La Tunisia è investita da una grave crisi democratica, con una significativa concentrazione di tutti i poteri in capo al presidente Saied», riconosce la Farnesina. Che però non la considera «sufficiente per escludere il Paese dalla lista di quelli sicuri». Pur riconoscendo che «Saied ha adottato nei mesi scorsi un decreto con cui ha unilateralmente destituito 57 giudici», non trae la conseguenza di «una limitazione dell'indipendenza dei magistrati».
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Secondo il tribunale […] la valutazione del governo è anacronistica, alla luce dei «recentissimi e gravi sviluppi». I giudici cacciati da Saied non sono mai stati reintegrati. Due sono stati coinvolti «negli arresti di massa» di febbraio, dunque un mese prima del decreto del governo Meloni.
E lo stesso Saied ha affermato […] che «qualunque magistrato avesse osato esonerare dalle loro responsabilità gruppi criminali sarebbe stato considerato loro complice».
Quanto alle elezioni del 2022, valorizzate dal governo Meloni come democratiche anche se ha votato il 9% degli elettori, i giudici fiorentini ricordano che Saied «ha sostituito gli osservatori internazionali con persone di fiducia». […] Il decreto ha efficacia solo sul caso concreto, ma le argomentazioni sono generali e destinate a sollevare nuove polemiche. Il governo potrà fare ricorso.
kais saied ursula von der leyen mark rutte KAIS SAIED SERGIO MATTARELLA