ANCHE GLI ITALIANI SI IN-GAZA-NO - DA CHE PARTE STA L'OPINIONE PUBBLICA DI FRONTE AL CONFLITTO MEDIORIENTALE? SECONDO IL SONDAGGIO "SWG", PER QUATTRO CITTADINI SU 10 SI TRATTA DI UN CONCORSO DI COLPA, MENTRE IL 18% CREDE CHE I RESPONSABILI SIANO GLI ISRAELIANI E IL 9% I PALESTINESI - INSIEME AGLI ELETTORI DEL PD E DEI CINQUE STELLE, LA GENERAZIONE Z (GLI UNDER 26) SI SCHIERA MAGGIORMENTE CON IL POPOLO DELLA STRISCIA...

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IL RADAR SWG - 24 MAGGIO 2021

Da “Swg

 

1. IL CONFLITTO ISRAELO-PALESTINESE

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A otto anni dal conflitto israelo-palestinese del 2014, l’opinione degli italiani sulla responsabilità dei due schieramenti si mantiene stabile: per una larga parte, 4 rispondenti su 10, si tratta di concorso di colpa, mentre il 18% addita gli israeliani e il 9% i palestinesi.

 

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Aumenta però il senso di confusione per cui una quota crescente non se la sente di valutare (+17% rispetto al 2014). Insieme agli elettori del PD e dei Cinquestelle, la generazione Z (gli under 26) si schiera maggiormente con i palestinesi (+10%), in linea con il nuovo trend registrato negli Usa, dove molti teen si sono mobilitati online sotto l’hashtag #PalestinianLivesMatter.

 

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Sui mezzi impiegati da entrambi gli schieramenti la condanna è forte: 4 su 10 considerano i bombardamenti israeliani un crimine di guerra, 3 su 10 descrivono il lancio di razzi da parte di Hamas come un atto terroristico.

 

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In merito alle cause del conflitto, oggi oltre un terzo del campione indica la dimensione geopolitica di competizione internazionale nell’area, prima ancora del movente religioso o di politica interna.

 

All’Europa i cittadini italiani chiedono di condannare le violenze e muoversi con gli strumenti diplomatici (43%): l’invio di ispettori o forze di pace e l’uso di sanzioni sono citate solo da una minoranza. Escluso invece da tutti il supporto militare.

 

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2. L’ABORTO A 40 ANNI DAL REFERENDUM SULLA LEGGE 194

Dopo 4 decadi in cui è in vigore, la Legge 194 sul diritto all’aborto è stata ampiamente assimilata dalla maggior parte degli italiani, ma il dibattito rimane ancora aperto su alcuni aspetti.

 

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Ritenuta una buona legge dall’86% dei rispondenti, tra questi una parte auspica delle modifiche, principalmente al fine di facilitare l’interruzione di gravidanza, non di limitarla. Queste tendenze erano molto meno evidenti alla fine degli anni ‘90, mentre ora mostrano un consolidamento.

 

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Il dibattito attuale non ruota tanto sul tema dell’aborto in sé quanto su altri aspetti come l’obiezione di coscienza e la pillola abortiva. Il diritto dei medici ad opporsi allo svolgimento dell’intervento viene giustificato da 3 italiani su 10 (mentre il 53% è contrario).

 

Una parte di questi, inoltre, posti di fronte alla scelta tra diritto ad abortire e obiezione di coscienza, optano per la prima, posizione riscontrata in misura ancora più marcata rispetto a 5 anni fa.

 

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La pillola RU486 che permette di abortire nelle prime 7 settimane di gestazione viene valutata positivamente dalla maggioranza degli italiani, anche se occorre notare maggiori perplessità tra le donne, il che evidenzia il fatto che la materia sia complessa e da trattare con prudenza.

 

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3. L’USO DELLA BICI

Per diversi motivi, durante il periodo della pandemia si è verificato un forte aumento dell’uso delle biciclette da parte degli italiani. Se questo incremento della popolazione dei ciclisti è destinato a mantenersi anche dopo la fine dell’emergenza sarà da vedere, ma per il momento le intenzioni sembrano queste.

 

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Anche perché le pedalate stanno entrando sempre più a far parte della quotidianità della gente. Non sono soltanto un’attività sportiva come altre, bensì per molti rappresentano un importante mezzo di trasporto.

 

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Il successo della bicicletta è dovuto alla combinazione di benefici che il suo utilizzo offre: l’attività motoria è salutare, l’assenza di emissioni preserva l’ambiente, gli spostamenti su distanze brevi sono efficaci e per molti è anche un divertimento.

 

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A contribuire al boom nella fruizione delle due ruote è stata anche la pedalata assistita che ha consentito a molti di superare le perplessità legate alla fatica. Per pochi si tratta di un «tradimento» dello spirito del ciclismo, mentre per la maggioranza le e-bike possono essere una grande opportunità.

 

In tutto questo la nota dolente è un sistema di piste ciclabili che viene ritenuto largamente inadeguato, nodo che arriva al pettine in maniera più evidente nel momento in cui la quota di ciclisti è cresciuta sensibilmente.

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