Tonia Mastrobuoni per “la Repubblica”
L’anti-Merkel ha vinto di nuovo. Senza impegnarsi troppo, ripetendo sempre le stesse frasi e gli stessi slogan sui profughi, Frauke Petry ha conquistato un altro parlamento regionale. Ormai è il nono su sedici. Persino quando parla della Grande coalizione, tende a ripetersi. «La gente non si fida più delle Volksparteien», dei due grandi partiti che hanno dominato la scena politica dalla fine della guerra ad oggi, ha detto anche ieri, pochi minuti dopo i primi exit poll.
E il messaggio tra le righe è più che chiaro: è l’Afd il nuovo “partito del popolo”, nelle ambizioni di chi lo guida. Petry era in televisione, in nero con scaldacuore e casta scollatura teutonica ed era calma e sorridente, come sempre. I mantra dell’Afd, quando riguardano i migranti, ormai funzionano ovunque, a qualsiasi latitudine, e più nelle vecchie regioni della Germania est che a ovest. L’ingresso nel Bundestag, l’anno prossimo, è scontato. Petry ha capito che è sufficiente dire l’opposto di quanto Angela Merkel va dicendo coraggiosamente da un anno per essere premiati con una pioggia di voti. Sui profughi, incassa di default.
Una settimana fa, in un’intervista a Repubblica, aveva sottolineato che la cancelliera fa una politica «catastrofica» sui migranti. Ieri non ha fatto che ripeterlo. Petry è la materializzazione del peggior incubo dei cristianodemocratici tedeschi, sempre fedeli al vecchio comandamento di Franz-Josef Strauss, che a destra del partito non dovesse mai nascere nulla. Invece, lei ha occupato lo spazio che Merkel ha lasciato a destra della Cdu/Csu.
“Frau Doktor” Petry, come viene sempre annunciata ai comizi, classe 1975, ha quattro figli e una biografia per certi versi simile a quella della cancelliera. Protestante, figlia di una chimica e di un ingegnere, nata a Dresda e cresciuta anche lei dietro la Cortina di ferro, Petry ha studiato chimica ma poi ha abbandonato la carriera accademica, contrariamente a Merkel, per fare l’imprenditrice. Divorziata come la cancelliera, ha mantenuto anche lei il cognome del primo marito, il pastore protestante Sven Petry (che dopo il divorzio è diventato membro della Cdu).
Ora è legata ad un uomo influente nell’Afd che fa storcere la bocca a molti, il leader del partito in Nordreno-Westfalia, Marcus Pretzell. Petry è la leader non incontrastata di un partito in “resistibile ascesa” avrebbe detto Bertolt Brecht. Secondo alcuni, l’ex imprenditrice potrebbe addirittura non farcela ad arrivare alla candidatura per la cancelleria, a causa di guerre intestine che stanno lacerando l’Afd.
Considerata il volto presentabile di una formazione politica che può contare su un massiccio contributo dell’estrema destra e che inciampa da uno scandalo all’altro per le simpatie antisemite o neonaziste di qualche esponente di spicco, anche Petry si dimostra ogni tanto all’altezza (si fa per dire) del suo elettorato più conservatore. Come quando difende il diritto a possedere armi o quando parla della possibilità che si spa- ri ai migranti al confine. Ma di solito tende a lasciare ad altri il “lavoro sporco” della conquista degli impresentabili.
Va ricordato che il vecchio partito anti-euro, definito all’inizio il “partito dei professori”, ha già subito una scissione dolorosa l’anno scorso, quando il fondatore, Bernd Lucke, ha lasciato proprio in polemica per i numerosi simpatizzanti dalle tendenze troppo estremiste.
Sembra un secolo fa.
Oggi per accaparrarsi i voti in uscita dalla Cdu, Petry non deve impegnarsi troppo, né rincorrere troppo la destra. Basta parlare di profughi.
Anche le elezioni di ieri hanno mostrato come, più che votare per qualche programma in particolare o per un determinato politico, molti tedeschi stanno protestando contro la generosità di Angela Merkel.