APRIRE ''OPEN'' DOPO LA CHIUSURA E TROVARE UN BEL PASTICCIO - PRESTITI ''INFRUTTIFERI'' CON PROVVISTE SOSPETTE, CARTE PREPAGATE UTILIZZATE PER OLTRE 200MILA EURO, FONDI DI CASSA SPARITI: NELL'INCHIESTA SULLA FONDAZIONE RENZIANA EMERGONO DECINE DI MOVIMENTAZIONI SEGNALATE DALL' UNITÀ ANTIRICICLAGGIO. AL CENTRO L'AVVOCATO BIANCHI, CHE VERSAVA ALLA FONDAZIONE ''CONTRIBUTI VOLONTARI'' E POI SE LI RIPRENDEVA SOTTO FORMA DI ''RESTITUZIONE PRESTITI''

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Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della sera

 

Prestiti «infruttiferi» con provviste sospette, carte prepagate utilizzate per oltre 200mila euro, fondi di cassa spariti dopo la chiusura della Fondazione: nell' inchiesta sulla Open emergono decine di movimentazioni segnalate dall' Unità antiriciclaggio negli ultimi tre anni. E così si scopre che i 20mila euro dati da Marco Carrai a Matteo Renzi nel 2018 provenivano da un «giroconto» di cui si sta cercando di individuare l' origine.

 

ALBERTO BIANCHI E MARIA ELENA BOSCHI ALBERTO BIANCHI E MARIA ELENA BOSCHI

Ma emerge anche che il presidente Alberto Bianchi sarebbe riuscito a occultare 190mila euro prima della liquidazione finale - disposta dal cda in cui c' erano anche Maria Elena Boschi e Luca Lotti - utilizzandoli in parte per «spese personali». Bianchi e Carrai sono indagati per finanziamento illecito proprio perché sospettati di aver versato gli incassi della Fondazione a Renzi e ad altri componenti del «giglio magico». Ma gli atti contenuti nel fascicolo processuale e soprattutto i documenti contabili dimostrano come si siano mescolati negli anni gli interessi della Fondazione e quelli personali in una girandola di bonifici e prelevamenti che si sta cercando adesso di ricostruire.

 

La segnalazione relativa al 2018 riguarda Marco Carrai e viene ritenuta di «particolare rilievo». Scrivono gli specialisti dell' Uif: «Si evidenziano due operazioni transitate sul conto corrente di Carrai alimentato solitamente da competenze professionali e incarichi». La prima è del «5 aprile 2018 quando Carrai dispone un giroconto di 50mila euro».

 

Marco Carrai con Matteo Renzi Marco Carrai con Matteo Renzi

Quindici giorni dopo, esattamente il 20 aprile, ordina un bonifico di 20mila euro con causale «prestito una tantum infruttifero». Nella segnalazione si sottolinea come «quest' ultima operazione, inserita in home banking , fu segnalata dall' ufficio sicurezza per sospetta operazione fraudolenta, Carrai fu contattato ma confermò la correttezza della disposizione». Il documento è stato trasmesso alla Guardia di Finanza di Firenze specificando che «il sospetto riguarda la dinamica delle due operazioni descritte e le modalità e finalità del bonifico in uscita». Ecco perché le verifiche disposte dai magistrati coordinati dal procuratore Giuseppe Creazzo si concentrano sull' origine dei 50mila euro. Ma mirano anche a stabilire che cosa ci fosse davvero dietro il regalo fatto a Renzi.

 

I controlli relativi a due anni fa hanno fatto emergere «nel periodo marzo-settembre 2017 sul conto della Fondazione Open un' operatività anomala caratterizzata da accrediti di bonifici per donazioni nonché una consistente movimentazione della carta prepagata aziendale per oltre 200mila euro. Quest' ultima risulta alimentata da ricariche effettuate sia dal conto corrente intestato alla Fondazione, che dal conto intestato al presidente del consiglio direttivo Alberto Bianchi e utilizzata per pagamenti di difficile tracciabilità i cui principali beneficiari sono Google, Paypal e Facebook». «Uscite» che adesso Bianchi dovrà giustificare. E non sono le uniche.

 

L' esame dei conti correnti di Bianchi ha evidenziato come nel 2018 abbia ricevuto «bonifici da Open per 190mila euro con causale "restituzione parziale prestito" mentre egli aveva effettuato in favore della Fondazione bonifici di somme a titolo di "contributo volontario"». In realtà lo statuto di Open impone che al momento dello scioglimento «il patrimonio residuo venga devoluto a fini di pubblica utilità, quindi in beneficenza».

carrai agnese renzi cybersecurity carrai agnese renzi cybersecurity

 

In realtà le segnalazioni di operazioni sospette alimentano il dubbio che li abbia tenuti per sé: «Parte dei fondi ricevuti sono stati utilizzati per effettuare trasferimenti verso il rapporto personale di Bianchi il quale da febbraio 2017 a febbraio 2018 ha prestato alla Open circa 24mila euro ricevendone circa 197mila a titolo di rimborso o restituzione.

Con le somme ricevute sul conto corrente Bianchi ha sostenuto spese per conto della Fondazione per 41700 euro mentre la restante quota dei fondi è stata utilizzata per sostenere spese correnti personali (carta di credito, pagamenti a collaboratori, utenze) mentre al 30 giugno 2018 sul suo conto risultavano ancora 61mila euro».

 

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