Viviana Mazza per il “Corriere della Sera”
Una volta il repubblicano dell'Ohio John Boehner definì così il suo lavoro di speaker della Camera: «È come tenere 218 rane dentro una carriola» abbastanza a lungo da approvare una legge.
Nel 2015 Boehner lasciò la poltrona di fronte a una rivolta dei deputati di estrema destra, e Kevin McCarthy, allora il numero 2, emerse come probabile successore ma fu sabotato da quello stesso gruppo, il «Freedom Caucus», ritirandosi dalla corsa.
Anche ieri McCarthy, 57 anni, nato in una famiglia della classe media a Bakersfield, in una parte della California centrale petrolifera e agricola che somiglia all'Oklahoma, si è trovato di fronte al muro degli ultrà, benché per anni abbia tentato di placare Trump e i suoi seguaci al punto che l'ex presidente lo definì «il mio Kevin».
Un altro Kevin, l'attore Spacey, seguì e «studiò» McCarthy per prepararsi al ruolo di politico machiavellico nella serie tv House of Cards . Ma l'aspirante speaker non è riuscito ieri ad ottenere 218 consensi necessari (la maggioranza della Camera) nelle prime tre votazioni. Non succedeva da cento anni che ci volesse più di un voto per eleggere lo speaker nominato dal partito di maggioranza, ed è accaduto solo quattordici volte nella storia americana: nel 1923 servirono nove votazioni; la più lunga, nel 1856, richiese 133 votazioni e due mesi.
Quella che solitamente è una formalità, nel primo giorno dell'insediamento del Congresso quando i deputati arrivano accompagnati dai figli nell'Aula, si è trasformata in un negoziato impossibile con l'estrema destra, i cui consensi erano fondamentali data la risicata maggioranza repubblicana (222 contro 212 democratici e un seggio vacante). McCarthy avrebbe potuto essere l'eroe del 2022 se alle elezioni di midterm i repubblicani avessero conquistato più seggi: non è andata così.
Non poteva permettersi di perdere più di 4 voti; invece ne ha ottenuti solo 203 mentre 19 ( al terzo giro 20) sono andati al fedelissimo trumpiano Jim Jordan. Un'umiliazione personale, ma anche un danno al partito secondo molti repubblicani che, nel giorno in cui avrebbero dovuto festeggiare la conquista della maggioranza, si vedono presi in ostaggio dal Freedom Caucus che in questi anni si è arricchito di negazionisti elettorali e cospirazionisti di QAnon che non dipendono dal partito per i fondi e sono stati eletti in distretti conservatori per non accettare compromessi.
La mattinata era iniziata con un incontro nei sotterranei del Campidoglio: McCarthy ha annunciato di essersi «meritato» la leadership, finendo con l'esacerbare le spaccature. Anche i deputati trumpiani sono divisi: Lauren Boebert del Colorado è un «no», Marjorie Taylor Greene della Georgia invece era pro-McCarthy (le ha promesso un posto in una Commissione che indagherà sull'amministrazione Biden) e ci ha detto nei corridoi: «Io voglio solo iniziare a lavorare».
Dopo il 6 gennaio 2021 McCarthy diede la «responsabilità» a Trump per l'assalto al Congresso ma due settimane più tardi ricucì i rapporti con un viaggio riparatore a Mar-a-Lago. Trump gli ha dato il suo appoggio come speaker, ma non con troppa insistenza. McCarthy ha fatto diverse concessioni all'estrema destra - incluso rendere più facile la sua stessa rimozione permettendo che cinque soli deputati possano convocare un voto sulla sua leadership. Non è stato abbastanza.
Ai 5 secchi «no» del fronte «never Kevin» si sono sommati 9 scettici che hanno chiesto «un cambiamento radicale» e defezioni anche tra i neoeletti, a riprova che, anche se vittorioso, sarebbe uno speaker debole. Le motivazioni sono personali oltre che politiche. Matt Gaetz, per esempio, non dimentica che dopo il 6 gennaio McCarthy disse che avrebbe voluto vedere il suo account rimosso da Twitter:
«Non si può ripulire la palude lasciandoci il più grosso alligatore - ha detto -. Sono della Florida, lo so». McCarthy è stato accolto con una standing ovation dai suoi sostenitori, ma se pensava di fare pressione sui ribelli con votazioni a oltranza si sbagliava. Alla fine la Camera paralizzata, che senza speaker non può iniziare i lavori, ha aggiornato la seduta ad oggi. Al caos dei repubblicani, i democratici hanno risposto eleggendo all'unanimità Hakeem Jeffries come successore di Nancy Pelosi e leader della minoranza.
nancy pelosi accolta con una standing ovation al congresso kevin mccarthy kevin mccarthy alla camera paul gosar kevin mccarthy kevin mccarthy