Estratto dell’articolo di Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
[…] Nikki Haley — ambasciatrice all’Onu del suo governo e ora sua avversaria nella corsa alla Casa Bianca — l’ha fatta grossa parlando delle origini della Guerra civile americana dell’Ottocento senza citare lo schiavismo che ne fu la causa principale. […] Partita dalle retrovie, Nikki Haley ha guadagnato terreno raggiungendo e, ormai, scavalcando quello che fino a qualche mese fa sembrava l’unico vero sfidante di Trump: il governatore della Florida Ron DeSantis.
Al di là dei sondaggi che la danno in crescita ma sempre lontana dall’ex presidente, la prova che lei è divenuta il suo avversario più pericoloso viene proprio dalla campagna dell’ex presidente che ha intensificato gli attacchi contro Nikki e ha cominciato a chiamarla col nome di battesimo, Nimarata, e il cognome che aveva prima di sposare Michael Haley, Randhawa, per sottolineare la sua origine straniera. Donna e pure indiana: questo il messaggio, neanche tanto subliminale, passato al cuore dell’elettorato conservatore, soprattutto bianco e non di rado con qualche tendenza maschilista.
In realtà Nikki è un’americana di origine indiana: nata negli Stati Uniti (altrimenti non potrebbe puntare alla Casa Bianca), è figlia di due emigrati del Punjab arrivati oltre mezzo secolo fa in South Carolina dove hanno insegnato per trent’anni in scuole e università, gestendo al tempo stesso un negozio di abiti esotici. Nikki, di religione sikh, si è convertita al cristianesimo quando ha sposato Michael, conosciuto sui banchi di scuola.
Questa donna, oggi 51enne, si è inserita talmente bene nella società americana da riuscire, nel 2010, a farsi eleggere governatrice del South Carolina. Carica lasciata sei anni dopo quando Trump l’ha chiamata a far parte del suo governo: ambasciatrice all’Onu e membro del Consiglio per la Sicurezza nazionale. I giudizi su di lei sono divergenti.
Chi la critica la considera un’opportunista con pochi principi: durante la campagna del 2016 definì antiamericano il candidato Trump per la sua minaccia di impedire l’ingresso negli Usa ai musulmani, ma una volta al governo difese la scelta del presidente di negare i visti ai cittadini di sette Paesi islamici.
Oggi Haley attacca Trump per il suo scarso rispetto per le istituzioni e per gli alleati degli Stati Uniti, ma negli anni della sua presidenza non ha fatto nulla per frenarlo. Per i maligni era scesa in campo solo per mettersi in mostra e farsi scegliere da Trump come vice: ha cominciato a picchiare duro solo quando ha capito che The Donald ha programmi diversi. Chi la appoggia (anche i miliardari Koch e molti finanziatori repubblicani alla ricerca di un’alternativa a Trump) vede in tutto ciò segni di pragmatismo, maturità politica, capacità di manovra. […]