BIDEN SI COSPARGE IL CAPO DI CENERE E CHIEDE SCUSA AGLI EUROPEI – DOPO IL TRADIMENTO IN AFGHANISTAN E IL CASINO DEL PATTO "AUKUS" SUI SOTTOMARINI (ALLA FACCIA DELL’AMERICA IS BACK), “SLEEPY JOE” È ARRIVATO A ROMA ANCHE PER RICUCIRE LE FERITE CON LA CARA VECCHIA EUROPA – HA LODATO DRAGHI, APRENDO ALLA DIFESA EUROPEA E AUSPICANDO CHE "MARIOPIO" RESTI A PALAZZO CHIGI: “STAI FACENDO UN LAVORO STRAORDINARIO” – POI È CORSO DA MACRON E SI È SCUSATO PER LA FREGATURA RIFILATA AI FRANCESI SUI SOTTOMARINI: “SIAMO STATI MALDESTRI” - VIDEO

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Alessandro Barbera per “La Stampa”

 

jill e joe biden mario draghi serena cappello jill e joe biden mario draghi serena cappello

«Mario, stai facendo un lavoro straordinario!». Nel salotto - non grandissimo - che precede la stanza ad angolo del presidente del Consiglio a Palazzo Chigi si ritrovano in quattordici. Con Joe Biden ci sono il segretario di Stato Antony Blinken, il ministro del Tesoro Janet Yellen, il capo della diplomazia italiana Luigi Di Maio, gli staff dei due presidenti. Joe Biden, seduto su una poltroncina damascata, ricopre Mario Draghi di complimenti. Per la gestione del Covid, l'organizzazione del G20, il modo in cui sta governando un Paese che Washington fatica sempre a capire.

joe biden mario draghi joe biden mario draghi

 

La tesi in voga in America è che l'Occidente post-Covid rischia di essere travolto da nazionalismi ed autocrazie. A meno che non si reinventi. «Dobbiamo dimostrare che la democrazia può funzionare e produrre un nuovo modello economico. Tu Mario lo stai facendo».

 

Biden non lo può dire, ma si augura che Draghi, a dispetto di chi lo vede più utile sul Colle del Quirinale, resti a Palazzo Chigi il più a lungo possibile. Per gli americani l'handicap di non essere stato eletto è compensato dai sondaggi di opinione fra gli italiani. In diplomazia le parole sono quasi sempre merce di scambio. In questo caso Biden doveva sistemare i rapporti dopo settimane di aperta tensione, con Roma e molte cancellerie europee.

 

Prima sulla vicenda dell'Afghanistan, quando il presidente americano aveva deciso il ritiro lampo delle sue truppe senza coordinarsi con gli alleati. E poi il voltafaccia di Washington sull'enorme ordine di sottomarini cancellato al governo francese. Il primo vertice bilaterale di Draghi con l'amministrazione americana va visto anzitutto in questa chiave.

 

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«I leader hanno riaffermato la solidità del legame transatlantico e l'utilità dello sviluppo della difesa europea», si legge nel comunicato di Palazzo Chigi. Sul punto la nota della Casa Bianca è più vaga, ma l'apertura c'è: Washington non è contraria alla nascita di un nucleo di esercito comune dell'Unione. Quel che conta è si coordini con la Nato. Il più ambiguo dei suoi alleati - Recep Erdogan - oggi è a Roma.

 

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Per settimane la diplomazia italiana ha lavorato al bilaterale che dovrebbe mettere una pietra sopra quell'ormai famoso «dittatore» sfuggito a Draghi in una delle prime conferenze stampa. Erdogan è esattamente il tipo di autocrate in voga nel mondo post-Covid, ma senza la Turchia non c'è stabilità possibile né con la Russia, né in Medio Oriente. All'America serve l'Europa, e viceversa.

 

Draghi, sempre più in asse con il francese Emmanuel Macron, deve farsi forte del rapporto privilegiato con Washington. Gli serve in Europa, e in casa. Ieri nei minuti in cui riceveva Biden, Matteo Salvini lo invitava al «dialogo con Russia e Cina sull'energia. Non possiamo continuare a far la guerra a questi Paesi».

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Stessa cosa vale per Biden: l'asse transatlantico è necessario a puntellarlo anzitutto in casa. Due i temi che uniscono la sensibilità dei democratici americani e l'Europa, non a caso entrambi citati nel comunicato della Casa Bianca e in un tweet di Biden. Il primo: la global minimum tax contro le grandi multinazionali, già firmata in sede Ocse e che oggi verrà solennemente suggellata dai venti grandi.

 

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E due: la questione ambientale, che anima sempre di più i dibattiti della sinistra oltreoceano. Subito dopo il G20, lunedì, a Glasgow inizia il vertice Onu sui cambiamenti climatici. Se ce ne fossero le condizioni, a Draghi piacerebbe presentarsi con un risultato tangibile. L'assenza a Roma di Xi Jinping e Vladimir Putin non aiuta. Né ha portato risultati il bilaterale di ieri con l'altro grande inquinatore del mondo, l'India. «Voi chiedete di prendere impegni, ma sarete in grado di mantenerli?», la domanda provocatoria rivolta dal premier Narendra Modi a Draghi. La transizione ecologica non è gratis per nessuno. Il prezzo che si chiede di pagare ai Paesi emergenti è più alto di quello dei più ricchi. L'esito della conferenza sul clima non è ancora scritto, ma è forse compromesso.

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